Category: ARTEVISIVA e MEDIART

EXPO 2015 – Artisti uniti per la “SFIDA FAME ZERO”

Fawaz, Elsaid (Sudan)

Fawaz, Elsaid (Sudan)

Le Nazioni Unite hanno scelto l’Arte per interpretare i 5 temi della Sfida “Zero Hunger”

Su indicazione del team Nazioni Unite per l’Expo 2015, “Art for a better future” ha lanciato una selezione internazionale di opere d’arte per interpretare i temi della “ Sfida Fame Zero – Uniti per un Mondo Sostenibile”. Attraverso il linguaggio universale dell’arte, l’iniziativa mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sicurezza e la produzione alimentare sostenibile, promuovendo contemporaneamente gli artisti provenienti dei paesi in via di sviluppo.

Le Nazioni Unite e “Art for a better future” condividono la visione che l’Arte sia un linguaggio universale che può ispirare il cambiamento eliminando le barriere e facilitando la comunicazione tra i popoli. L’Arte può unire gli individui e le organizzazioni verso un sogno comune: un mondo e una società migliore.

In linea con questa visione e con il tema delle Nazioni Unite per l’Expo Milano 2015 – Sfida Fame Zero • Uniti per un mondo sostenibile – “Art for a better future” utilizzerà la sua piattaforma di artisti internazionali per selezionare 60 opere in formato digitale che, dovranno interpretare i 5 temi della “Sfida Fame Zero” oltre al focus speciale sull’empowerment delle donne e sulla parità di genere.

Chidi, A. Okoye (Nigerian

Chidi, A. Okoye (Nigerian)

220 artisti provenienti da 66 paesi, di cui 150 artisti provenienti da paesi non-OECD, hanno presentato un totale di quasi 1.000 opere d’arte. Una prima selezione basata sull’attinenza verso i temi proposti ha portato ad una prima selezione di 180 opere. Un’ulteriore selezione, sulla base della qualità del lavoro e il CV dell’artista, ha ridotto il numero a circa 60.

Diversi sono gli artisti che hanno già presentato la loro interpretazione dei temi, ognuno con il proprio stile e la propria personalità. L’artista afgano Hamdullah Arbab; Samuel Prophask Asamoah, artista del Ghana; Edmon Khalil Mohammed, nato a Nyala (Sud Darfur, Sudan); l’artista Najlaa Shawket Fitouri nata in Libia; Tarak Mahadi nato in Bangladesh; Dumisani, nato in Zimbabwe; Firouz Farman-Farmaian, nato a Tehran (Iran); Sinisha Noveski, uno dei più affermati scultori della Macedonia e Chidi A. Okoye, nato in Nigeria.

Primal Energy 2015: al via il bando per nuovi talenti dell’arte contemporanea

Nella foto Ex Fabrica di Emiliano Baldi, vincitore della scorsa edizione di Primal Energy

Nella foto Ex Fabrica di Emiliano Baldi, vincitore della scorsa edizione di Primal Energy

Torna anche quest’anno in Maremma Toscana l’appuntamento con il Premio internazionale di arte contemporanea Primal Energy. C’è tempo fino al 15 maggio per partecipare al prestigioso concorso ideato da Gad Art Factory per selezionare nuovi talenti italiani e stranieri.

Nei suoi quattro anni di vita, Primal Energy – evento organizzato in collaborazione con il Comune di Orbetello, la Provincia di Grosseto e Regione Toscana – è divenuto uno strumento di promozione territoriale unico, per la diffusione del brand della Maremma nel mondo, nonché un mezzo prezioso per individuare le tendenze artistiche più innovative, sempre in linea con la filosofia del Premio: materiali della tradizione e padronanza delle tecniche.

Diana Tonutto, Gennj Trentini, Emiliano Baldi, vincitori delle passate edizioni, seppur giovani, sono artisti che si stanno affermando nel panorama contemporaneo, anche grazie alla comunicazione che il Premio cura seguendoli per un intero anno.

“Abbiamo voluto per questa importante edizione di consolidamento un concorso senza limiti di età e aperto a tutti gli artisti, italiani e stranieri – spiega Alessandra Barberini, art director di Primal Energy -. La scelta nasce dalla volontà di poter selezionare liberamente e sulla sola considerazione della qualità artistica, le opere più interessanti da coinvolgere nel grande evento espositivo dedicato ai 20 finalisti, tra i quali verrà designato il vincitore unico 2015”.

Quest’anno, il tema è libero: sono ammessi tutti i linguaggi ed espressioni artistiche appartenenti all’ambito arte, moda e design. Sarà favorita la capacità di realizzare e presentare un progetto, complesso e articolato, capace, attraverso la realizzazione di pezzi unici, di rappresentare, con estrema libertà espressiva e tecnica, il proprio mondo interiore. Come caratteristica ricerca artistica e curatoriale di Primal Energy, grande importanza sarà data al significato e all’uso dei materiali (pietra, ferro, rame, metalli, argilla, legno, tessuti, cuoio) e alla sperimentazione tecnica.

Al vincitore di Primal Energy 2015 andrà un premio in denaro di mille euro come riconoscimento di merito artistico; la comunicazione e diffusione su tutti i canali di comunicazione stampa, web e social; la realizzazione di video-intervista dedicata; vernissage e finissage con cocktail di benvenuto; il catalogo; il coinvolgimento in eventi del circuito Gad.

Per scaricare il bando
Per iscriversi

I rifugiati contribuiscono al bene comune attraverso la bellezza, il riciclo e l’arte – Roma lo Mostra @museiincomune

arte rifug 2Il Museo Carlo Bilotti di Roma ospiterà fino al 22 febbraio 2015 la mostra “L’Arte dei Rifugiati. Un contributo di Refugee ScArt alla città eterna”. Gli oggetti ed i grandi teli creati con materiali di riciclo, sono stati realizzati da un gruppo di rifugiati politici di area sub-sahariana, arrivati nella capitale in cerca di protezione. Lo scopo dell’esposizione è principalmente quello di “dare visibilità ad un progetto che si distingue, oltre che per l’impegno civico e l’aspetto umanitario, anche per la qualità ed originalità estetica delle realizzazioni, in cui la perizia artigianale diventa capacità progettuale, design ed espressione artistica”.

Plastica trasformata ad arte. Le opere sono state create con i rifiuti raccolti proprio nelle vie e nelle piazze su cui si affacciano i monumenti ritratti, i rifugiati hanno trasformato la plastica “in materia culturale altrimenti apprezzabile e usufruibile nel tempo”. In poco più di tre anni, con il progetto “Refugee ScArt” della Spiral Foundation, 10 tonnellate di “plasticaccia” romana, sono state trasformate in oggetti d’arte funzionali, colorati ed allegri “che sorprendono e commuovono per la cura e la fantasia della loro esecuzione”. L’intero ricavato di tutte le iniziative promosse dal 2011 ad oggi torna ai rifugiati, che a loro volta, aiutano altre persone che ne hanno bisogno, devolvendone una parte al Poliambulatorio mobile di Castel Volturno.

Foto: www.refugeescart.org

Foto: www.refugeescart.org

“Contribuire al bene comune”. Su di loro lo scrittore Erri De Luca ha detto: “arrivati da lontano, spaesati e senza conoscere la nostra società, essi riescono a dare scopo e dignità alle loro mani buone a tutto ricavando valore dall’ultimo stadio della merce. Essi sanno scoprire immediatamente un nostro punto debole in cui può essere prezioso il loro aiuto, e si inventano un modo per trasformare una nostra debolezza, i nostri scarti, in un reddito per loro ed un aiuto per noi. Grazie a Refugee ScArt i vuoti a perdere diventano pieni a rendere”.  I rifugiati che arrivano in Italia in cerca di protezione, si legge nel progetto, possono “contribuire al bene comune, supportare se stessi e le loro famiglie in Africa e aiutare altri e creare bellezza ringraziando la città che li ha accolti”. (slup)

 

Fonte: Redattore sociale

#giornatadellamemoria. L’arte che non muore, 250 tavole disegnate da internati nei campi di concentramento

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Nel mese di settembre del 1979, Arturo Benvenuti all’età di 56 anni, prende il suo camper e decide di ripercorrere “le viae crucis del Novecento: un pellegrinaggio laico e riparatore lungo le stazioni di Auschwitz, Terezín, Mauthausen-Gusen, Buchenwald, Dachau, Gonars, Monigo, Renicci, Banjica, Ravensbrück, Jasenovac, Belsen, Gürs”. Il suo è un intento preciso, incontrare i sopravvissuti, recuperare le testimonianze perdute e restituire alla memoria del mondo disegni autografi, realizzati dagli internati nei lager nazifascisti durante la loro prigionia.

Un lavoro prezioso di documentazione, durato quasi 40 anni, nei quali Benvenuti ha portato a testimonianza di quell’orrore non solo le parole, ma l’espressione artistica e toccante di quegli autori deportati, che in 250 tra disegni, bozzetti inediti, incisioni e schizzi  hanno raccontato l’enorme tragedia. Le opere sono state realizzate in “condizioni materiali e spirituali proibitive ed a rischio della vita. Dei tanti ed eccezionali fogli, eseguiti come è ben comprensibile di nascosto, da artisti professionisti, ma anche da autentici “naifs”, l’autore ha cercato di individuare i dati essenziali, vale a dire il nome, il cognome, la data e il luogo di nascita. Pubblicato nel 2015 dalla BeccoGiallo edizioni K.Z. Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti” di Arturo Benvenuti con la prefazione di Primo Levi scritta nel 1981: “cerca di essere soprattutto un contributo alla giusta ‘rivolta’ da parte di chi sente di non potersi rassegnare, nonostante tutto, ad una realtà mostruosa, terrificante”.

Una ricerca estesa a tutta l’Europa e anche fuori, come spiega lo stesso Benvenuti. Sono stati numerosi i suoi viaggi supportati tutti dalla voglia di pubblicare un volume con i disegni da lui scelti “lasciando agli stessi il compito di denunciare e descrivere – non lo si è fatto abbastanza – l’immane dramma” per restituire dignità ai sommersi e ai salvati, a tutti senza differenza. Nella sua prefazione alla prima pubblicazione del testo, Primo Levi scrive: “le immagini qui riprodotte non sono un equivalente o un surrogato: esse sostituiscono la parola con vantaggio, dicono quello che la parola non sa dire. Alcune hanno la forza immediata dell’arte, ma tutte hanno la forza cruda dell’occhio che ha visto e che trasmette la sua indignazione”. (slup)

Guarda la Photogallery ” I disegni degli internati raccontano l’orrore dei campi di concentramento”
Fonte: Redattore sociale

L’arte di @SergeBelo, 66 mila tazze colorate per riflettere sull’importanza dell’acqua

Schermata 2015-01-26 alle 10.39.26Per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la crisi globale di acqua pulita, l’artista Belo ha creato un’immagine composta da 66 mila tazze di acqua piovana colorate simulando livelli di impurità presenti nell’acqua di tutto il pianeta .

Questa grande opera di 3.600 metri quadrati, che rappresenta un feto nel grembo materno, sottolinea la necessità di acqua, anche prima della nascita, per ogni persona vivente.

Le tazze utilizzate compostabili e biodegradabili sono state riempite da 15 mila litri di acqua piovana colorata e 1 kg di colorante vegetale. Hanno contribuito alla realizzazione più di 100 volontari per 62 ore di lavoro.

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