Category: TEATRO SOCIALE e TEATROTERAPIA

COME IL TITANIC. Diario a fumetti sull’Europa che affonda

imageQuattro fumettisti entrano nella sala prove di un teatro per incontrare un regista e quaranta attori provenienti da paesi diversi: Afghanistan, Belgio, Camerun, Cina, Costa d’Avorio, Ghana, Iran, Italia, Marocco, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Sierra Leone, Siria, Somalia. Stanno preparando uno spettacolo che parla della crisi che affligge i nostri tempi, usando la tragedia del Titanic come metafora di partenza. Si siedono in un angolo e si mettono a disegnare. L’idea è quella di raccontare tramite brevi testi, video-interviste, fotografie e illustrazioni, le tematiche del progetto. È l’incontro tra queste due arti, questa contaminazione, che ha reso possibile la realizzazione della pubblicazione “Come il Titanic. Diario a fumetti di un affondamento” (collana Il Girovago, ed. Nuova S1 2014, pagine 94, 12 euro), in cui gli autori, gli Expris Comics, ossia Innai Marini, Federo Trofo, Antonella Selva e Francesco Lopez Visicchio, raccontano per immagini, gli spunti e le riflessioni nate sul palco.

Lo spettacolo interattivo realizzato dalla Compagnia dei Rifugiati–Cantieri Meticci, gruppo multietnico nato all’interno del Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena (Bo) si intitola “Il violino del Titanic, ovvero non c’è mai posto sulle scialuppe per tutti”. Il regista Pietro Floridia, ispirandosi al poema “La fine del Titanic” di Hans Magnus Enzensberger, invita gli spettatori a prendere posto sul famoso transatlantico, mischiandoli agli attori provenienti da tutto il mondo. Rifugiati politici, studenti, migranti, pensionati, professori, disoccupati, allievi di teatro e bambini: tutti insieme sul palco per ragionare di una “Europa che affonda” in una crisi che non è solo economica, ma anche culturale e sociale.

Dopo mesi di cronache settimanali, on line sul blog del Girovago, gli Expris Comics danno alla luce tre storie tra fumetto e illustrazione “che parlano di zattere, affondamenti, sommersi e salvati, rubando qua e là immagini, storie e volti agli interpreti dello spettacolo”. Da questi sguardi, dalle cronache della compagnia dalle suggestione dei disegnatori, ma soprattutto da un’interazione umana, interculturale e artistica, nasce poi il libro. A bordo del celebre transatlantico i partecipanti vivono da dentro “le azioni, le dinamiche, le domande scaturite dall’agonia e dall’affondamento di una società. Qual è l’iceberg che ha colpito il nostro mondo e quale contributo possono dare i nuovi cittadini nell’impedire il naufragio? Quale ruolo possono giocare l’arte e la cultura in questi nostri tempi di crisi?”. Il viaggio, o meglio “gli occhi del viaggiatore” vengono invitati ad analizzare la situazione, uno scambio di punti di vista, che può mettere in discussione “schemi mentali”. Mescolare fumetti e teatro è stata un’idea vincente, rivela Lorenzo Cimmino, ideatore de “Il Girovago”, progetto editoriale varato ufficialmente nel giugno 2012, “gli Expris Comics, hanno passato mesi assistendo alle prove, seduti per terra, in un angolo, con blocchi di appunti e matite”. Ma chi si salva e chi è sommerso e a quale prezzo ci si salva? “Il confronto diretto e il dialogo sono l’unica via di uscita per combattere l’affondamento culturale, scrive Cimmino, non per trovare risposte, ma per cercare nuove domande”. Il libro che leggerete, conclude, “nasce dentro sale prove polverose e troppo piccole, dove ogni settimana accadono piccoli miracoli di interazione sociale”. (slup)

Fonte: Redattore sociale

IL BASTONE DEI MIRACOLI. Uno spettacolo per riflettere sul concetto di ‘lascito’ umano

manifesto loc_ok“A Suriace, un mese d’agosto e di caldo, Licurgo Caminera, all’età di 100 anni attende la visita della morte. Se ne stava immobile come una lucertola nella sua stanza piena di libri, trattenendo a stento le lacrime, che gli tagliavano le guance come punte affilate di un coltello. Aveva avuto nella sua lunga vita una grande passione…l’Iliade e l’Odissea, a tal punto che ogni suo figlio aveva il nome di un eroe omerico, ed ora in punto di morte era pronto a lasciare la sua eredità”

Licurgo padre di 8 figli è in punto di morte, chiama a raccolta tutti i figli e i parenti (che hanno i nomi dei personaggi dell’Iliade e l’Odissea) e prima di spirare lascia “la sua eredità”. L’eredità invece di consistere in soldi e averi è un libro sotto forma di racconti, uno per ogni figlio. Ogni lettera sarà un racconto diverso per ogni scena di ogni figlio, e ogni racconto verterà su morali differenti che richiamano gli archetipi omerici, quali il coraggio, l’amore, la giustizia, etc.

Archetipi che s’intrecciano con scene di vissuti personali e richiami omerici, il tutto in una cornice che passa altalenandosi tra un’atmosfera “classica” ed una contemporanea, dove le storie diventano un tutt’ “unicum”. Il richiamo “classico” nasce proprio dall’intenzione di equiparare storie del vissuto quotidiano con la ciclicità archetipica “dell’umano”. Qual è l’eredità più grande che un padre o in generale ognuno di noi può lasciare? Averi materiali o “valori” di vita? La volontà della morale di quest’opera è proprio quella di far riflettere sul concetto di “lascito”umano.

“questo era il bastone di papà, lui ci ha lasciato una grande eredità, la più preziosa, ci ha lasciato il suo cuore, lasciando un miracolo nei nostri”.

E’ questa la riflessione che vi attende Sabato 7 giugno alle ore 21 presso il Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio, quando assisterete alla prima dello spettacolo “Il bastone dei miracoli” regia e adattamento di Roberta Fonsato.

Lo spettacolo è frutto di un laboratorio teatrale tenutosi all’interno del progetto Teatro 2013/14 con gli ospiti dei Centri CSER “La Serra” di Sant’Elpidio a mare e CSER e COSER “La Cittadella del Sole” di Porto S.Elpidio, progetto che vede in questa opera la sua quarta produzione. Ogni produzione prevede infatti un lavoro di realizzazione di ca. 7 mesi, nei quali la Compagnia lavora per la messa in scena. Il nostro metodo di lavoro si basa soprattutto sull’improvvisazione, quindi il copione che ne risulta, solo come ispirazione parte da una traccia, in questo caso il testo “Il bastone dei miracoli” di Salvatore Niffoi, per poi diventare un testo ex novo, creato dagli attori stessi.

Caratteristiche peculiari dell’opera: 
Il lavoro di quest’anno prevede, un richiamo fortemente “classico”, oltre all’ambientazione, la scenografia e i costumi, che trasporteranno lo spettatore in un’atmosfera dalle tinte omeriche, gli attori si cimenteranno a interpretare scene e a leggere passi dei testi classici in greco antico. Avremo inoltre la presenza costante in scena del coro, che a tratti diventerà anche spettatore di se stesso.

 

“Voci di donne lontane”. I protagonisti raccontano

Un’esperienze  condivisa…

vocididonnepetrolini
Il punto di vista delle attrici
Lavinia Lalle, Sarah Mataloni, Stefania Ninetti

L’ideazione di “Voci di donne Lontane” nasce dal desiderio di unire i racconti e le esperienze di tre donne ossessionate dall’amore ma unite dal ricordo e dalla speranza di ricominciare. Leggendo i monolghi dell’autore Fabrizio Salsi, abbiamo cercato di intrecciarli assieme al noto monologo di Tennesse Williams “Un tram che si chiama desiderio” della dolce Blanche Dubois, trovando come filo conduttore il ricordo e la passione, sentimenti che legano profondamente i tre personaggi. I tre monologhi spaziano dall’amore agognato, alla delusione per un amore impossibile fino alla distruzione di un amore malato, rappresentata con l’uccisione di un uomo, emblema del dolore di queste tre donne, così distanti a livello spazio temporale quanto vicine per il bisogno d’amore che le accomuna. Le tre storie, così forti e piene di enfasi, avevano necessità di un risalto che non fosse trasmesso solamente con le parole: la musica del pianoforte,(suonata dal vivo) con temi composti dal giovane compositore Francesco Paniccia è stata il collante del percorso emotivo di queste tre donne, e ha reso più intenso tutto lo spettacolo .

La scelta dei brani musicali interpretati vuole a sua volta porre in risalto i sentimenti contrastanti dei personaggi, ma sono tutti struggenti ricordi di amori perduti o intensamente sognati…solo uno, anch’esso evocativo ma di una situazione trasgressiva appartenente al passato, riesce x pochi minuti a “spezzare”l’atmosfera e a regalare allo spettatore un attimo di leggerezza

A coronare il tutto, la danzatrice Azzura Marcianò della compagnia di Teatro Danza Aleph, ha interpretato suggestive coreografie, che hanno accompagnato lo spettacolo per tutta la sua durata. L’obiettivo di Voci di donne lontane è stato (ed è tuttora)quello di trasmettere agli spettatori diverse emozioni creando un connubio di parole, danza, e musica, capace di colpire i sensi in maniera trasversale.

Il punto di vista della danzatrice
Azzurra Marcianò
L’aver preso parte allo spettacolo “Voci di donne Lontane” è stata un’esperienza intensa e istruttiva: rapportarsi con artisti di alto profilo ha stimolato la mia ricerca espressiva  per arrivare a dar corpo e forma alle parole delle attrici nonché alle note del maestro Paniccia. Interpretare con il gesto il mondo interiore  delle tre donne, accompagnata dalla musica dal vivo, è in linea con il percorso artistico del teatro danza che sto seguendo nella Compagnia Aleph, percorso fondato sulla ricerca gestuale di una verità interiore, che prescinda dalle forme canoniche della danza fine a sé stessa.

Il punto di vista del musicista
Francesco Paniccia
“Voci di Donne Lontane” è una drammaturgia preziosa che scandaglia le fragilità femminile con una sensibilità assai rara. I testi di Salsi uniscono sapientemente l’aspetto passionale dei contenuti, all’estetica classica della forma, con una prosa estremamente musicale; in quanto al monologo di Blanche, tratto da “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams, la sua bellezza non ha certamente bisogno di essere ribadita. Nel combinare il materiale scritto, dandogli un’unità emotiva e di concetto, Sarah Mataloni ha dimostrato una grande passione ed abilità, che emergono dall’intera resa scenica. Occuparmi della parte musicale dello spettacolo e collaborare anche con le bravissime Lavinia Lalle, Stefania Ninetti e Azzurra Marcianò, è stato molto piacevole. E’ il classico lavoro teatrale dove la scelta delle musiche viene naturale, come naturale è lo scriverne di originali, perché i testi paiono richiamarle. E, in aggiunta a tutto questo, c’è l’elemento della danza, ch’è sempre un fattore stimolante per un compositore, dato che l’arte dei suoni trova in quella del movimento una partner quasi ideale.

Nel teatro come nella vita? Riflessioni in corso d’opera

Segmentare per decidere –Giro in cerchio o taglio lo spazio

imageOsservo rapita la perfezione delle figure geometriche. Negli svariati laboratori teatrali (con persone diversamente abili e non solo) che ho condotto per anni mi sono sempre chiesta perché un gruppo, al quale è assegnato uno spazio scenico e al quale si dica: “camminate liberamente, ognuno per conto proprio e tagliando lo spazio, cambiando direzione”, alla fine la maggior parte spontaneamente finisce per girare in circolo, ognuno nella stessa direzione, solitamente in senso antiorario.

A questa “naturale” modalità ho cercato di dare una risposta più o meno trasversale, prestando fede alla naturale tendenza dell’uomo a girare in circolo, al comune archetipo della spirale, al fatto che se vedo qualcuno che gira, automaticamente giro anche io, al semplice fatto che girare in circolo è più comodo, che non cambiare direzione e a molto altro ancora.

Poi ho fermato la mia attenzione, ho cambiato direzione e mi si è aperto un mondo!

Credo che la segmentazione presupponga una scelta!!!

Ovvero: la capacità di prendere una direzione e cambiare il mio percorso presuppone il fatto che io decido dove andare, decido di fermarmi e cambiare direzione, anche se il “branco” intorno a me gira comodamente in circolo.

Segmentare per decidere o decidere segmentando.

Ad un certo movimento corrisponde un pensiero e viceversa. Se il mio corpo si muove in una direzione piuttosto che in un’altra è perché il mio pensiero ha fatto un cambio.

Ma se per una vita con la mia vita ho sempre girato in circolo, perché nessuno mi ha detto che posso anche cambiare direzione, e a me non passa nemmeno per l’anticamera dei miei emisferi cerebrali l’idea di farlo, come faccio a segmentare lo spazio, come faccio a decidere di non girare più in circolo?

Capita a volte che qualcuno si stacchi dal gruppo e cominci a tagliare lo spazio per conto suo, comincia il processo di segmentazione, comincia la scelta!!

Un pensiero proprio che diventa divergente al resto del “branco”, quel pensiero-passo, comincia a staccarsi, comincia ad avere vita propria, forse altri inconsapevolmente cominciano a cambiare anche loro direzione, ognuno con il proprio pensiero-passo divergente, ognuno con il proprio pensiero.

Mi chiedo cosa genera tutto ciò, mi chiedo se è l’inizio di un pensare diverso, di un’attitudine diversa, di una relazione sociale (gruppale) diversa.

Osservo e mi chiedo: se alla fine tutti cominciano a tagliare lo spazio e più nessuno gira in cerchio, quale risultato avremo, quale sarà la relazione tra i vari componenti del gruppo?

Avrò ottenuto l’individualismo? Almeno prima andavano tutti in gruppo, avrò ottenuto l’anarchia? O avrò un gruppo di esseri pensanti autonomi che decidono di andare dove reputano giusto per sé.

Osservo meglio, troppo facile!!!

Se tutti cominciano a segmentare, non ci sono scontri, ognuno va per la sua strada nel rispetto dello spazio altrui, senza scontri, ma solo se c’è un’estrema attenzione all’altro, al proprio spazio e a quello altrui, solo se c’è estremo rispetto del proprio e altrui passo-pensiero, solo se ognuno ha una piena consapevolezza di sè.

imageMi chiedo se un essere pensante possa coesistere in un gruppo pensante, forse si fino a quando qualcuno all’improvviso comincerà a girare in circolo nuovamente e qualcun altro lo seguirà.. Poi penso alla bellezza dei cerchi dei giardini giapponesi e …Osservo!!!

… un giorno a una persona che nella sua vita aveva conosciuto solo la fatica del lavoro e dell’obbedienza ho chiesto: “ma se avesse potuto scegliere prima una cosa che gli piaceva cosa avrebbe fatto nella sua vita?…”avrei fatto , quello che ho fatto, quello mi è piaciuto”… (Roberta Fonsato)

Voci di donne lontane, per raccontare l’amore infelice

unnamed (1)“L’amore infelice” è questo il filo conduttore della narrazione  di “Voci di donne lontane” il secondo lavoro teatrale proposto da “L’Eco dei Sanpietrini” che unisce  il dolore di tre donne, vissute in diversi momenti storici, trasformando le loro parole in un accorato monologo a tre voci. Proposta sabato 5 e domenica 6 aprile al Teatro Petrolini di Roma, la performance vedrà tra gli interpreti: Lavinia Lalle , Sarah Mataloni e Stefania Ninetti.

“Con questo spettacolo incentrato sul mondo femminile, la Compagnia torna ad affrontare tematiche drammatiche e ricche di pathos (come in Bronte e Dickinson)” si legge nella nota di presentazione allo spettacolo. “Il dolore e l’emozione – prosegue il comunicato – vengono sottolineati da ricordi che riemergono dalla coscienza delle tre donne, dalla presenza della musica del pianoforte e della danza (capace di trasmettere silenziosamente l’intensità di alcuni momenti). L’anima di questa raffinata performance, è l’amore, ovvero il ricordo del sentimento, che diventa morboso, impossibile, difficile da cancellare e quindi elemento ossessivamente presente nella vita delle tre protagoniste. I ricordi si intrecciano, si sovrappongono, diventano dialogo ed esperienza condivisa.

Grande protagonista sarà la musica, capace di evidenziare i momenti più poetici della performance: il Maestro Francesco Paniccia, accompagnerà infatti, con raffinati temi pianistici, il “percorso emotivo” delle tre donne. A coronare l’impianto scenico, la danzatrice Azzura Marcianò della compagnia di Teatro Danza Aleph, sarà interprete di suggestive coreografie.

I brani sono tratti da testi di Tennesse Williams e dell’autore Fabrizio Salsi, riadattati da Sarah Mataloni, che ne ha curato la rielaborazione finale. L’appuntamento è il 5 aprile alle ore 21.00 e il 6 aprile alle ore 17.30 al Teatro Petrolini (Via Rubattino 5)