Category: Luoghi ‘comuni’

TESTE COLME – “Il mercato della vita” nelle opere di Gianni Chiriatti

Si inaugura sabato 4 maggio alle ore 19:00 la mostra personale di arte contemporanea dal titolo “Teste
colme” dell’artista Gianni Chiriatti
, presso il Centro Culturale Santi Medici a Martano (Lecce). L’evento,
patrocinato dal Comune di Martano, è curato da Dores Sacquegna.

“Immaginare e costruire nuovi mondi è sicuramente l’arte che contraddistingue Gianni Chiriatti, artista
salentino nato in Svizzera e ritornato alla sua terra d’origine per dar vita a inediti brani di realtà (o di irrealtà), composti da figure zoomorfe e tripudi di frutta che rappresentano il mercato della vita con le sue bellezze, la sua carnalità e la sua tragicità”.

“Teste colme”, gioca sulla trilogia tra natura umana-animale-vegetale in cicli multidisciplinari tra pittura, fotografia, installazioni e video arte. L’artista – Gianni Chiriatti, in arte Borgagne, è un artista pugliese, nato a San Gallo, in Svizzera, nel 1973.

TESTE COLME di Gianni Chiriatti a cura di Dores Sacquegna
Dal 4 al 14 maggio 2024 – Centro Culturale Santi Medici, Piazza Caduti, Martano (Lecce)
Apertura tutti i giorni: dalle 18:00 alle 22:00 con ingresso libero (Tel: +39 3289469538/+38 349 37 20659)

Info: https://www.officinameridionalekaliani.it/
officinameridionalekaliani@gmail.com | dores.sacquegna@gmail.com

Riapre al pubblico Casa Varoli: “più bella e più grande”

Sabato 27 aprile 2024 alle ore 10.30, il Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola (Ravenna) riapre al pubblico Casa Varoli: dopo quattro anni, gli oggetti, le opere e l’archivio dell’artista della cartapesta Luigi Varoli (Cotignola, 1889-1958) tornano ad abitare la sua casa-studio, ora ristrutturata e ampliata.

A partire dal 1922, Luigi Varoli allestisce il suo studio in un edificio collegato allo storico Palazzo Sforza. I bombardamenti su Cotignola negli anni 1944-45 non risparmiano né lo studio né la casa del Maestro, che affacciava sullo stesso cortile. Dopo la guerra, l’edificio sforzesco viene ricostruito per ospitare sia l’abitazione, al piano terra, sia lo studio al primo piano. Alla morte dell’artista, esso viene donato dalla moglie Anna Cortesi al Comune di Cotignola e dal 1991 fa parte del Museo Civico Luigi Varoli. Nel marzo 2023, ottiene dalla Regione Emilia-Romagna il marchio “Case e studi delle persone illustri dell’Emilia-Romagna”.

Casa Varoli, ph. Lorenzo Pasini

Il nuovo ampliamento di Casa Varoli è avvenuto grazie all’acquisto di un edificio attiguo, reso poi comunicante con lo spazio originario. Una congiunzione che ha permesso, non solo di renderlo più accessibile (tramite un ascensore, nuovi servizi e spazio di accoglienza per il pubblico), ma anche di aumentarne la superficie espositiva, in grado così di accogliere una sezione storica completamente rinnovata, dedicata a due importanti avvenimenti della seconda guerra mondiale, accaduti nel territorio cotignolese.

Due sono dunque i percorsi che si congiungono circolarmente nell’allestimento della nuova Casa Varoli: il primo è quello della casa-studio dell’artista, camera delle meraviglie, in cui si stratificano e confondono anche frammenti e testimonianze della distruzione di Cotignola a seguito dei bombardamenti alleati, opere e oggetti appartenuti e collezionati dal maestro; il secondo è quello della memoria storica della seconda guerra mondiale, focalizzato sull’ospitalità concessa a 41 ebrei che vede appunto Luigi Varoli tra i protagonisti di questa impresa eroica e coraggiosa.

“È un mondo magico, enciclopedico e denso di stupore quello della casa-studio di Luigi Varoli che, dopo la visita alla pinacoteca del Museo Civico Luigi Varoli collocata a Palazzo Sforza, permette così di comprendere e calarsi pienamente nella incredibile ricchezza di visioni, fantasie, memorie e nello sguardo inquieto e curioso del maestro cotignolese. Così, dentro alla sua casa, incontriamo bestiari selvatici, crani, corna e teschi di animali, gessi per la copia e il disegno, vecchie fotografie quadrettate per ritratti, crocifissi antichi e madonne in ceramica e legno, facce, teste e maschere scolpite, disegnate, dipinte e in cartapesta. Non mancano spartiti e rari strumenti musicali, e una biblioteca in cui spiccano pregevoli edizioni, su tutte due libri del futurista Fortunato Depero tra cui il celebre e inarrivabile “libro imbullonato”. E ancora giocattoli, e opere dei suoi molti allievi e amici, come Mattia Moreni, Fortunato Depero e Francesco Balilla Pratella, che vissero la casa-studio come luogo dell’incontro e della meraviglia, bottega e laboratorio, scuola e museo”.

Casa Varoli è anche arte contemporanea, una delle vocazioni più forti che il Museo Varoli ha saputo coltivare negli ultimi anni. Di presenze e opere contemporanee è ritmato l’intero percorso espositivo della nuova casa-studio, sia all’interno che nel suo giardino: dal ceramista Nero/Alessandro Neretti che abita il cortile con la sua foresta di Teste, mostri e capitelli, allo scultore Matteo Lucca e la sua opera Azzimo 41 fatta di mani di pane; e poi le opere nate e prodotte intorno al visionario progetto “Inventario Varoli” tra cui i video di Mauro Santini, Marco Zanella, Michele Buda e Diego Gavioli. E ancora Frame, l’installazione multimediale di David Loom fatta per il museo nel 2012 e adattata per il nuovo spazio dall’artista stesso, e il fumetto L’Argine di Marina Girardi e Rocco Lombardi.

Luigi Varoli (Cotignola, 1889-1958) è pittore, scultore, musicista, educatore e maestro d’arte per adulti e bambini. Oltre ai dipinti, la cartapesta è senza dubbio il settore della produzione in cui si esprime la nota più personale dell’artista. Studia alle Accademie di Belle Arti di Ravenna e a Bologna, poi nel 1922 torna a Cotignola, dove rimarrà per il resto della sua vita, in un rapporto quasi simbiotico con il paese e il territorio, e dove per tutta la vita dirige la Scuola di Arti e Mestieri di Cotignola. Rilevante, in particolare, il suo ruolo di maestro: nel suo cenacolo infatti ha formato una fitta schiera di artisti romagnoli. Dopo l’armistizio del 1943, ospita in casa propria ebrei in fuga dai nazi-fascisti: un’azione umanitaria che gli vale, nel 2002, il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” dallo Stato di Israele.

Progetto espositivo e allestimenti a cura di Massimiliano Fabbri, Michela Fanelli e Anna Attiliani
Accesso da Via Cairoli 5/a e Corso Sforza 24, Cotignola

Con il sostegno di: Settore Patrimonio culturale Regione Emilia-Romagna

Inaugurazione: Sabato 27 aprile 2024, ore 10.30 

Apertura straordinaria: Venerdì 27 e sabato 28 aprile: ore 10.30-20

Orari di apertura: venerdì: 16:30-18:30 | sabato, domenica e festivi: 10:00- 12:00 e 15:30-18:30.

Per informazioni www.museovaroli.it | museovaroli@comune.cotignola.ra.it – Tel. 0545 908810 – 3204364316

Roma, “Lo sguardo sottratto”: 22 scatti inediti di Stefano Cioffi

“Ho sempre guardato le cave come immense cicatrici del nostro paesaggio.
Quando iniziai a interessarmi ai paesaggi attorno ai luoghi di estrazione
non avevo minimamente sospettato che l’oggetto della mia indagine
sarebbe diventato motivo della mia ammirazione.”
Stefano Cioffi

L’Ordine degli Architetti di Roma e La Casa dell’Architettura presentano la mostra fotografica di Stefano Cioffi, “Lo sguardo sottratto”. L’esposizione, che raccoglie 22 scatti inediti, si terrà presso il complesso monumentale dell’Acquario Romano (Piazza Manfredo Fanti, 47) a Roma con apertura al pubblico dal 9 al 23 maggio 2024, dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 19.

Lo sguardo sottratto è un progetto espositivo che racconta il paesaggio attorno alle le cave italiane, da nord a sud, dal Trentino alla Sicilia, realizzato in collaborazione con il Master di Paesaggio OPEN del Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre.
Crateri, voragini, gallerie, trasformazione dello spazio e della materia. Le cave sono parte di un paesaggio che da secoli modella i volumi della terra creando relazioni diverse fra le forme di quel luogo, dall’azione dell’uomo sono sorte tante, diverse architetture naturali che oggi noi tutti riconosciamo come elementi caratterizzanti e unici di quei luoghi. Pensiamo semplicemente ai terrazzamenti delle Alpi Apuane, alle architetture di Favignana, alle scene dantesche della val di Cembra, ogni trasformazione ci regala un’allusione diversa.
Il paesaggio delle cave diviene così un universo di suggestioni dove la natura e l’opera umana si fondono in una danza eterna tra creazione e sottrazione. Le cave, con le loro pareti scolpite e le profondità che si aprono verso l’ignoto, offrono un’esperienza visiva e sensoriale unica, invitando chi le osserva a immergersi in un mondo di meraviglia e mistero. È proprio questa la linea narrativa di Stefano Cioffi, raccontare il passaggio da luogo di scarto a luogo dal fascino insospettabile. 

I LUOGHI. Asiago (VI), cave di marmo rosa; Trani (BAT), cave di pietra di Trani; Favignana (TP), cave di tufo; Vitorchiano (VT), cave di peperino; Custonaci (TP), cave di marmo; Duino Aurisina (TS), cave di marmo; Carrara (MC), cave di marmo; Tivoli (RM), cave di travertino;  Apricena (FG), cave di marmo; Riano (RM), cave di tufo; Sambuca di Sicilia (AG), cave di tufo; Nepi (VT), cave di tufo; Val di Cembra (TN), cave di porfido; Arzachena (SS), cave di marmo.

Come racconta la curatrice della mostra Maria Grazia Cianci: “Le sue fotografie raccontano proprio l’ambivalenza di questi paesaggi fuori dal comune, sono anche capaci di evocare altri luoghi e trasportarci indietro nel tempo. Osservando le sue foto sembra di rivivere ambientazioni orientali, o di sentirci immersi in siti archeologici, o in luoghi lontani o in architetture della classicità antica. Le geometrie che le immagini mettono in risalto sono gli assi cartesiani della cultura di quel luogo, il passato e il presente, stratificazione della sua storia, ricchezza inestimabile da abitare e godere con gli occhi della nostra contemporaneità.”

Aggiunge Stefano Cioffi: “Ho fotografato cave italiane in tutto il Paese. Distanze enormi, sentimenti identici. La mano dell’uomo ha scavato, ha tolto, ha sottratto, ha violentato la terra e trasformato quegli orizzonti. Entrando dentro queste ferite sanguinanti ho capito che la natura ha previsto non solo un passato, la natura ha previsto anche un presente, e un futuro in costante evoluzione. Il luogo di cava ha un suo corso di vita, c’è un prima, c’è un dopo. Terminata la vita passiva sotto l’esercizio di controllo aggressivo dell’uomo, la terra sventrata e abbandonata riprende una vita propria, attiva, rinasce dalle sue polveri, si trasforma e ricompone un palcoscenico tutto nuovo”.

“Lee Bae – La Maison de la Lune Brûlée”: evento Collaterale della Biennale Arte 2024

La Fondazione Wilmotte ospita dal 20 aprile al 24 novembre 2024 l’evento Collaterale della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia intitolato “Lee Bae – La Maison de la Lune Brûlée”. Organizzata dalla Hansol Foundation – Museum SAN, dalla Fondation d’Entreprise Wilmotte, con il sostegno della Johyun Gallery, dell’Ambasciata della Repubblica di Corea in Italia, del Centro Culturale Coreano in Italia, dell’Ambasciata d’Italia a Seoul, dell’Istituto Italiano di Cultura di Seoul, di Perrotin, di Esther Schipper, della Città di Cheong-do e di Fabriano. La Bella Carta dal 1264, la mostra curata da Valentina Buzzi, presenta l’oma io e l’esplorazione dell’artista sudcoreano Lee Bae di un rituale centenario noto come Moonhouse Burning o daljip taeugi profondamente radicato nella terra della Corea del Sud. Questo rituale, che coincide con il 15° giorno del primo mese del calendario lunare, si svolge ogni anno con la prima luna piena dell’anno e riunisce l’intera comunità in una celebrazione unica e simbolica della cosmologia ciclica.

L’evento Collaterale di Lee Bae è un’esperienza su estiva e partecipativa che intreccia profondamente il folklore e la tradizione con l’arte contemporanea. Al centro della mostra si trova l’intrinseca connessione tra l’uomo e il mondo naturale, che l’esposizione esplora tramite i temi del rinnovamento, della circolarità e dei ritmi armoniosi della natura, provando a ripensarne l’interconnessione superando la dicotomia natura/cultura della contemporaneità.

La mostra, divisa in due parti, si svolge prima e durante la Biennale Arte 2024, offrendo una ricca narrazione che coinvolge le comunità locali e globali. Prima dell’inaugurazione, Lee Bae ha raccolto messa i da tutto il mondo contenenti auguri per il nuovo anno, trascritti su carta hanji (una carta tradizionale coreana) e bruciati durante la cerimonia daljip taeugi che si è tenuta lo scorso febbraio nella città di Cheong do. L’essenza di questo rituale rivive attraverso il video Burning (2024), proiettato sulle pareti del corridoio d’ingresso che conduce alla sala espositiva, offrendo un primo sguardo al vocabolario dell’opera di Lee Bae, e in conversazione con la composizione sonora Sailing Through Fire (2024) di Tod Machover.

La cerimonia a sua volta è stata registrata e successivamente riprodotta sulle pareti che precedono la sala espositiva della mostra alla Fondazione Wilmotte. L’opera di videoarte, intitolata Burning (2024), verrà proiettata sulle pareti del corridoio d’ingresso della Fondazione che conduce alla sala espositiva attraverso 7 proiettori, intrdoucendo la tradizione del Moonhouse Burning attraverso aspetti visivi e sonori.

All’interno della sala espositiva, i visitatori incontrano diverse installazioni chiamate Brushstroke (2024) che si sviluppano sia sul pavimento che sulle pareti della fondazione, rivestite con carta bianca attraverso una speciale tecnica chiamata marouflage. Le installazioni Brushstroke sono dipinte con vernice a carboncino ricavati dalla combustione del legno del Moonhouse Burning. Lo spazio espositivo diventa una rappresentazione simbolica della speranza che emerge dalle aspirazioni collettive, nonché un momento per sperimentare quello che le filosofie asiatiche riconoscono come “spazio negativo”: la nostra e l’altrui essenza si manifestano attraverso un’assenza che è complementare alla forza bruciante dell’opera video. Il via io prosegue con un imponente monolite scolpito nel 2/10 granito nero dello Zimbabwe, che funge da punto focale per la meditazione e la riflessione. Questa scultura monumentale, alta 4,6 metri e intitolata Meok (2024), evoca il tradizionale bastoncino d’inchiostro coreano, usato storicamente nei circoli accademici e culturali coreani come mezzo per trasmettere la conoscenza attraverso le generazioni. Infine, lo spazio è completato dall’opera su tela Issu du Feu (2024), dove i frammenti di carbone si trasformano in mosaici con riflessi e opacità contrastanti.

Uscendo dalla sala espositiva, i visitatori attraversano Moon (2024), una struttura effimera il cui percorso conduce alle acque veneziane. Avvolto nella carta attraverso la tecnica del marouflage e illuminato da un soffitto in pannelli di vetro giallo, il percorso simbole ia il rinnovamento e la connessione, affinché il pubblico possa sentire e contemplare non solo la laguna veneziana, ma anche la luce della luna che lo riconnette con l’atmosfera di Cheong- do durante il rito del rogo in onore della luna.

In un’epoca segnata dalla complessità e dall’allontanamento dalla natura, “La Maison de la Lune Brûlée” trasmette un potente messa io di riconnessione con i ritmi della terra, celebrando le cosmologie lunari e le tradizioni folcloristiche. La mostra non esplora solo la sa ezza senza tempo della filosofia coreana, ma pone anche domande essenziali sul ruolo centrale delle antiche tradizioni nell’epoca contemporanea. Attraverso la sintesi di arte e rituale, la mostra di Lee Bae invita i visitatori a intraprendere una profonda esplorazione della nostra umanità condivisa e delle possibilità di riscoperta e speranza.

Lee Bae, Oblique, 2022, Charcoal ink on paper, (c) Lee Bae, Courtesy of the artist and Johyun Gallery, Photo by Sangtae Kim.jpeg

INDIRIZZO
Corte Nuova, Fondamenta dell’Abbazia 3560, 30121 Cannaregio, Venice EVENTI 18 Aprile; ore 10 colazione per la stampa, ore 17.30 opening.
ORARI DI APERTURA Martedì – domenica, 10 – 13:30; 14 – 18. Chiuso il lunedì. SITO WEB leebaestudio.com – SOCIAL MEDIA @leebae.art

“Rosso clima” – Le tematiche ambientali secondo Gianni Mantovani

Domenica 7 aprile 2024 alle ore 11 presso la Sala della Loggia in Piazza della Repubblica 5 a Formigine (MODENA), si inaugura “ROSSO CLIMA”, una personale di Gianni Mantovani che rimarrà allestita fino al 28 aprile e sarà aperta al pubblico dal venerdì alla domenica nelle ore 10:00-13:00 e 16:00 -19:00.

La mostra di Gianni Mantovani, con note critiche di Tina De Falco “L’Arte come voce della natura”, vede esposti lavori pittorici ispirati all’ambiente. Paesaggi, fiori e natura vengono rappresentati attraverso forme primarie ed essenziali che si nutrono di memorie e di una visione sognante. Il motivo caratterizzante delle opere in mostra è il paesaggio su sfondo rosso, che testimonia la sensibilità dell’artista verso il surriscaldamento globale del pianeta ed i preoccupanti e sempre più accelerati cambiamenti climatici.

I titoli scelti da Gianni Mantovani per le opere esposte (Anche noi nell’universo, foglie accarezzate dal vento, anche il cielo ci aiuta a vivere, quando sarà un altro giorno, anche noi nell’universo, le foglie si raccontano poesie, il riposo del vento, la luce che ci farà rinascere) riguardano i sentimenti della vita, i sogni e una visione fiduciosa e speranzosa del creato.

La mostra è organizzata dall’Associazione Culturale IN ARTE ed è patrocinata dal Comune di Formigine Assessorato alla Cultura,e dalle Associazioni LEGAMBIENTE “Circolo Chico Mendes”, WWF – Emilia Centrale e FAI.

Gianni Mantovani. Anche il cielo ci aiuta a vivere cm 50×50

L’Artista

Gianni Mantovani vive a Concordia (MO) dove è nato nel 1950 e terminati gli studi artistici a Modena e a Bologna a 23 anni inizia ad insegnare al Liceo Artistico di Bologna e dopo aver vinto il concorso nazionale nel 1991 è stato Docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.