Archive for: Luglio 2019

Il Centro culturale in Val di Susa: ponte tra realtà e sogno

A Chianocco, in Val di Susa, a una quarantina di km da Torino, sta sorgendo il nuovo centro culturale e didattico dell’associazione sportiva dilettantistica NAD. Il progetto, sicuramente unico nel suo genere, risulta essere decisamente all’avanguardia da numerosi punti di vista.Primo tra tutti perché è un progetto portato avanti da un gruppo di persone che condividono un obiettivo comune legato alla consapevolezza corporea ed ecologica e poi perché la costruzione, pur nel rispetto di tutti i vincoli e normative edilizie, è fatta secondo i principi della bioarchitettura, utilizzando materiali naturali come legno, paglia e terra cruda.

Ce ne parla, Antonella Usai, presidente dell’Associazione Nad, nonché ideatrice e “anima” portante del progetto

Antonella Usai

Qual è stata la genesi del progetto che nasce in seno all’associazione NAD, di cui sei stata tra le fondatrici?
L’Associazione NAD (Nascere alla Danza) ha tra i suoi obiettivi principali quello di divulgare la conoscenza della danza e delle discipline corporee ad essa legate come lo yoga e le arti marziali ma la proposta che facciamo da anni ai nostri soci è culturale a 360 gradi in quanto crediamo che la cultura vera non possa prescindere dalla interdisciplinarietà.

Chi danza deve conoscere non solo il funzionamento muscolare e articolare del proprio corpo ma tutto ciò che contribuisce a far sì che questo corpo sia armonico. C’è un legame indissolubile tra il nostro corpo e quello che in India viene chiamata “Bhumi” ovvero il corpo della Terra. Per questo abbiamo sognato un centro immerso nella natura e fatto il più possibile con materiali ecocompatibili, perché crediamo profondamente che il rispetto verso l’essere umano e quello verso la natura siano da coltivare insieme.

Da quando circa due anni fa abbiamo acquistato la terra su cui sta sorgendo il centro e iniziato ad occuparcene, la cosa più bella è stato vedere il paesaggio trasformarsi da un campo semi abbandonato a un luogo vissuto e bello. Questo per noi vuol dire fare cultura nel senso vero del termine, cioè avere cura della Terra e di Noi. Siamo tutti molto emozionati immaginando che tra non molto potremo inaugurare il centro. Tutto questo sta richiedendo una grande tenacia e uno sforzo condiviso da parte di tutti i soci.

Nella Terra che abbiamo acquistato o meglio di cui siamo diventati custodi, abbiamo già realizzato un piccolo anfiteatro naturale. Quando ci arrivi è già uno spettacolo, una sorta di grande terrazza aperta sulla Valle di Susa e circondata dalle Alpi. I sedili sono costituiti dai muretti. Realizzare questa piccola grande opera è stata una soddisfazione immensa. All’inizio è stato complesso perché la maggior parte di noi non sapeva più come si costruisca un muretto a secco. Si stanno perdendo tradizioni civili e culturali e abbiamo un disperato bisogno invece di sentire che non tutto va perdendosi.

Il centro culturale

Cosa vedi ora e per il futuro del Centro?
Siamo molto contenti di vedere che un sogno comune si stia realizzando e siamo convinti che questo luogo offrirà un contributo importante alla vita culturale e sociale della Valle di Susa e a tutte le persone che vi circuiteranno. Per ora siamo già estremamente felici di ciò che sta mettendo in moto in termini di aumentata coscienza civile e partecipazione allargata e condivisa. Per il futuro ci auguriamo che un numero sempre crescente di persone possa trarre beneficio ma anche ispirazione dalla realizzazione di questo sogno e che altri progetti simili possano trovare la fiducia e il coraggio per essere.

Arte e sociale, come si fondono e sostengono per te e specificamente in questo progetto?
Da un lato forse il momento in cui ho messo più a fuoco la relazione tra l’arte e il sociale, è stato il momento in cui ho affrontato la tesi di laurea dedicata alla danza indiana e mi sono resa conto di quanto sia la direttrice della Accademia in cui mi sono diplomata sia le sue antesignane, avessero una profonda e radicata coscienza di queste due parole. Nella danza indiana l’aspetto sociale e l’aspetto religioso in origine erano intimamente legati. Penso spesso per esempio all’aneddoto di Marco Polo, quando ci dice che cosa incontra a Malabar, in India, raccontando che quando le offerte più importanti, le preghiere più elevate non valgono a risolvere il conflitto in una comunità, là interviene il ruolo dell’arte, il ruolo della danzatrice. Sono convinta che sia stato proprio a partire da questo tipo di visione e legandosi a questo tipo di speranza che Mrinalini Sarabhai, abbia fondato la Darpana Academy di Ahmedabad, dove io mi sono diplomata, che è un’Accademia dove l’arte e il sociale sono da sempre un tutt’uno.

Uno dei motivi per cui ho scelto la Darpana è stato proprio il fatto che all’interno dell’Accademia è presente il dipartimento delle “Arts for development”, dove il teatro, la danza e tutte le arti, vengono utilizzate per lo sviluppo ad esempio delle aree rurali sottosviluppate, o per lo sviluppo di una coscienza civile, o per l’emancipazione femminile.

Se guardo alla danza indiana da un punto di vista anche solo stilistico poi, (ormai sono quasi 20 anni di danza indiana, oltre i precedenti di danza contemporanea che ho alle spalle), mi viene da dire che la ricerca del gesto armonico o della voce armonica, del gesto bello con la B maiuscola, è una ricerca che non può non avere una ricaduta prima di tutto, sulla persona che danza, che fa arte, sulla persona che vede e di conseguenza, da quello che posso percepire anche dall’insegnamento e dalle performances che faccio, non può che non avere una ricaduta sul tessuto connettivo, con cui l’artista entra in relazione.

Una persona del pubblico che ha visto un mio spettacolo dal nome Shivoham di recente mi ha detto: “è uno spettacolo poetico – politico, perché c’è molta poesia, ma c’è molto sociale anche e c’è il tentativo di far vedere come questi aspetti siano connessi”. 

Io credo poi che un artista vero sia sempre, in qualche modo,  un rivoluzionario, perché deve fare un’opera di scavo talmente profondo dentro la propria anima e la propria essenza che non può prescindere da una rivoluzione al proprio interno. E fare rivoluzione al proprio interno vuol dire diventare portatori di un messaggio rivoluzionario anche verso l’esterno. A volte ci sono degli spettacoli che sono dichiaratamente sociali, altre volte non è dichiarato, ma il gesto è il gesto. Se quel corpo ha attraversato per arrivare a stare sulla scena o proporre quella particolare forma d’arte, quel tipo di rivoluzione, chiunque in qualche modo lo percepisce ed entra in risonanza con questo atto.

Ed ora vengo all’operazione della creazione del centro che stiamo portando avanti con l’Associazione NAD. Anche questa per me è un’operazione rivoluzionaria, a partire dal fatto che non siamo assolutamente più abituati ad opere collettive. Il risultato in quanto costruzione del Centro è assolutamente fantastico, ma ciò che è ancora più rivoluzionario per me è il processo attraverso cui stiamo arrivando a questo. È un processo di fiducia, coraggio, determinazione e forse una grande dose di testardaggine, perché è un progetto totalmente controcorrente. In una società che spinge fortemente verso l’individualismo, verso la protezione del proprio piccolo giardino, comprare una terra insieme e costruire un progetto comunitario, attraverso un’associazione, è già di per sé qualcosa di assolutamente utopico.

O rivoluzionario
O rivoluzionario! Penso che sia come quando metti su famiglia e decidi di mettere su casa, questo è molto simile, la differenza è che questa è una famiglia molto allargata, è la famiglia dei soci, che è una famiglia mobile, dove le persone entrano, si stabiliscono ma ne possono anche uscire. E’ una famiglia basata sulla fiducia, sulla progettualità, sul riconoscere obiettivi comuni, sul riconoscere anche  la possibilità che ci siano scontri e risoluzione dei conflitti, come in tutte le famiglie.
L’associazione è una forma meravigliosa ma anche molto difficile da abitare. Riconosco allo stesso momento che sia una delle forme sociali più forti, perchè se si sviluppa una coscienza allargata di un certo tipo, può avere davvero una lunga storia e quindi lasciare una bella eredità. Il fatto è che bisogna lavorare su questa coscienza allargata, su questa consapevolezza di essere parte  di qualche cosa che ci oltrepassa, che ci supera e che ci dovrebbe sopravvivere.

Mi ha colpito quando dicevi che una persona del pubblico ha definito quel tuo spettacolo poetico e politico e facevo un parallelo tra l’idea che il sociale dovrebbe essere già insito dentro l’arte, così come il sociale dovrebbe essere insito nel politico, quindi sono come dire realtà che dovrebbero viaggiare insieme, e ti chiedo: per te la verità è rivoluzionaria
(Sorride): c’è un termine sanscrito che è Sat,  traducibile con verità, ma  traducibile anche con la parola esperienza o realtà, quindi ti direi si, assolutamente. La cosa più rivoluzionaria è l’accettazione di Sat, che è quella con cui tutti noi facciamo più difficoltà a relazionarci. Non mi riferisco all’accettazione in senso di passività ovviamente.

Ti augureresti che questo progetto abbia come eredità Sat? Sarebbe un buon augurio, come eredità culturale, parlavi di eredità prima.
MMi piacerebbe molto che Sat si unisse alle altre due parole che vengono associate a Sat, che sono Cit e Ananda, che sono cioè, come nello spettacolo Shivoham viene spesso detto, una sorta di connubio, sempre presente, ma che sfugge alla nostra  mente, quando è piccola, quando non è aperta. L’arte ha questa capacità di aprire la mente, di far toccare, intuire la verità sotto l’apparenza, le tre parole che stanno insieme sono Sat-Cit-Ananda, cioè, Verità, Consapevolezza e Beatitudine e quindi sì, mi auguro che ci sia questo per il nuovo Centro, e non solo per il Centro, …per tutti noi. 

Un’ultima domanda. Quali sono gli appuntamenti dell’estate NAD che riguardano il Centro?
Questa estate come quella precedente e le prossime a venire i soci NAD saranno impegnati nel prendersi cura del Centro e della Terra. Abbiamo tanti piccoli grandi lavori da portare avanti come i muretti a secco, la cura delle piante, la sistemazione dei sentieri etc. Si tratta sempre comunque di momenti di Festa dove, alla fine, dopo la fatica, si suona, si danza, si parla e si condivide sempre del buon cibo. 
Poi abbiamo in programma due seminari intensivi dal titolo “Viaggio al Centro”. Saranno dei momenti dove ovviamente si potrà scoprire e vivere il Centro fisicamente ma anche interrogarci ed esplorare cosa voglia dire “Viaggiare al centro…” Viaggiare al centro sembrerebbe un ossimoro visto l’accostamento tra dinamismo e stabilità, moto e fissità. E’ un po’ come invitare a mettersi in viaggio senza allontanarsi, alla ricerca di quel centro di gravità permanente della nota canzone di Battiato. E poi il titolo di questi seminari è stato ispirato anche dal “Viaggio al centro della Terra“ di Jules Verne, uno scrittore che, pur avendo viaggiato pochissimo, è riuscito a comporre alcune tra le pagine più visionarie che siano mai state scritte. E i visionari sono anche loro dei rivoluzionari…vedono cose nuove e creano realtà nuove o forse semplicemente parallele. 

INFO: 
www.compagnianad.it
associazionenad@gmail.com
Fb: CompagniaNad

(Intervista a cura di Roberta Fonsato)

“Quando pensi che tutto sia finito, nulla è finito”…

MUSICA IN ARIA – NEL SEGNO DI EURO TEODORI
Torna a Montedinove l’evento itinerante dedicato a un ricordo

Il 16 luglio di ogni anno, un gruppo di musicisti italiani e stranieri, si ritrovano in un incantevole borgo marchigiano, ne attraversano i vicoli e, al tramonto, negli angoli più suggestivi del paese, donano la loro musica in nome di un ricordo. Un percorso musicale nato cinque anni fa col nome emblematico di “MUSICA IN ARIA”, voluto dalla Fondazione Diversoinverso e dedicato al maestro Euro Teodori, attore e musicista, personaggio eclettico impegnato su più fronti (cinema, teatro, musica, composizione, poesia, pittura), scomparso a Monterubbiano (FM) il 16 luglio del 2014. Teodori è stato essenzialmente un musicista, insegnante al Conservatorio Rossini di Pesaro, sezione staccata di Fermo, ha all’attivo oltre 100 composizioni: quintetti, sinfonie, cantate e un’opera “Dell’immaginario: la Sibilla il Cavaliere”. Ha costituito l’Orchestra Cameristico-Sinfonica Picena, concertato con Gazzelloni, diretto l’Orchestra Giovanile di Budrio e “gli Archi di Praga”. 

Il maestro Euro Teodori

Fiaccole, strumenti, passi silenti e volti curiosi, ne accompagnano da anni la memoria. Un incontro poetico in nome dell’arte che, per la seconda volta, farà di nuovo tappa a Montedinove, affascinante borgo del Piceno. Tra le vie del paese, in luoghi scelti per le caratteristiche e la particolare bellezza – così da consentire ai passanti la possibilità di un ascolto abbinato alla scoperta di vicoli e piazze -, i musicisti suoneranno al tramonto (dalle 20.00). In fine serata (alle 22.30) al centro della piazza principale, alcuni allievi del Conservatorio G. Pergolesi di Fermo, accompagnati dal pianista Fabio Spinsanti, interpreteranno brani dell’opera lirica “Dell’immaginario: la Sibilla il Cavaliere” del maestro Teodori. Un’opera che la Fondazione Diversoinverso ha in serbo di realizzare e portare in scena.

L’omaggio al compositore è divenuto nel contempo un dono sonoro per tutte le persone che, insieme ad amici e conoscenti, si radunano nei borghi. In piccole postazioni ci si può fermare, sedere ed ascoltare un mini concerto, in uno spazio accogliente, a volte magico. Le edizioni passate sono state proposte a Monterubbiano (2015), Torre di Palme (2016), Borgo di Marano (2017) e Montedinove (2018). La Fondazione ringrazia tutti i musicisti per aver accolto l’appello di questo speciale giorno e per la loro preziosa presenza, senza la quale, niente di tutto questo sarebbe possibile. Un particolare ringraziamento al sindaco Antonio Del Duca e all’assessore alla cultura Eraldo Vagnetti per la continua disponibilità e per la gentilezza dimostrata. Oltre a mantenere viva l’energia artistica del maestro Teodori, MUSICA IN ARIA si propone di essere un ponte tra generazioni e di valorizzare attraverso l’arte, i paesini dei nostri territori, piccoli gioielli da conoscere, popolare, proteggere.

Quest’anno ci accompagna la frase di Euro Teodori che dice: “Quando pensi che tutto sia finito, nulla è finito”. La musica non solo non finisce ma fa qualcosa di speciale…unisce.

Elenco dei musicisti partecipanti. Umberto Barale (fisarmonica), Marco Basili (sax), Sergio Basili (tromba), Claudio Del Papa (tenore), Huang Huicong (baritono), Alfredo Mercuri (piano), Diego Mercuri (voce, chitarra), Giordano Moriconi (chitarra), Marzio Moriconi (polistrumentista), Humayun Muhammad (rabab), Shah Nawaz (tabla), Patrizio Paci (piano), Silvia Patrizi (mezzo soprano), Zhang Sizhe (baritono solista), Fabio Spinsanti (piano), Valentina Vitali (soprano).

(slup/sabrina lupacchini)