Obbiettivo Donna, ottava edizione (7- 29 marzo 2013)

Percorsi Atemporali
Memoria, sofferenza e problematicità sociale

La rassegna, organizzata e prodotta da Officine Fotografiche, con il Patrocinio del Municipio Roma XI, si svolgerà dal 7 al 29 marzo. Uno spazio aperto al confronto, alle contaminazioni visive e all’intrattenimento con un approccio, nonostante i profondi temi trattati, frizzante e stimolante.

L’ottava edizione prende il via giovedì 7 marzo con l’inaugurazione di tre mostre fotografiche, scelte attraverso un bando di selezione, per esplorare un ampio spettro di lavori realizzati dalle socie e fotografe di Officine Fotografiche Roma. Oltre 50 i progetti pervenuti e selezionati da Lina Pallotta, fotografa e docente che vive tra Roma e New York, dove si è diplomata in Fotogiornalismo all’International Center of Photography.

Nel corso della rassegna, in programma anche momenti di confronto aperti alle contaminazioni visive tra fotografia ed editoria, per discutere di come la fotografia si sia affermata, anche grazie al contributo delle donne.

Obiettivo donna – Mostre
Percorsi Atemporali
Memoria, sofferenza e problematicità sociale

Con le fotografie di Annalisa Natali Murri, Sara Palmieri e Luciana Passaro
Inaugurazione giovedì 7 marzo ore 18.30
La rassegna è a cura di Lina Pallotta ed Emilio D’Itri.

Parole a Segno: in giro per l’Italia a raccogliere storie. Una ‘spremitura’ di vite

PAROLE A SEGNO-Raccolti di vite

Insieme al blog RoSaVida (rosavida.altervista.org) promuoviamo e diffondiamo il progetto “Parole a Segno. Raccolti di vite”

Senza titolo-1Che cos’è?

Si tratta di una raccolta di scritti editi e inediti di gente poco conosciuta. Di donne e uomini che, in viaggio, in cucina, nella camera da letto o in una panchina ecc… hanno raccolto pensieri, scritto lettere e messaggi d’amore, lasciato testamenti di sogni. Obiettivo principale: condividere in giro per il mondo, la voce di tante piccole e poco conosciute storie, che fanno anche loro  come ognuno di noi  parte della Storia

L’idea è di portale in scena in piccoli teatri, case accoglienti, piazze di paesi e aperte terrazze. Praticamente, in tutti quei luoghi aperti a un pubblico desideroso di ascoltare parole, veri e propri teatri sociali…  Compatibilmente alle possibilità, si cercherà di portare in scena nei paesi di origine, gli scritti raccolti…perché spesso non si conosce i moti d’animo del proprio vicino di casa e a volte neanche della persona con cui si è condivisa la ‘stessa vita’….

Una volta raccolti gli scritti cosa succederà?
L’idea è semplice: dopo aver selezionato alcuni testi, si cercheranno situazioni adatte per la performance teatrale che avrà per tutti lo stesso format: un’attrice leggerà gli scritti e  una illustratrice eseguirà  un’estemporanea di schizzi. Le lettere, le poesie, le storie, saranno pertanto recitate e al contempo disegnate, le tavole in bianco e nero, originali e uniche, nate nel tempo reale della parola evocata, svelata e condivisa, rimarranno come testimonianza dell’avvenuto incontro. Si ipotizza anche la raccolta dell’intero viaggio in un e-book o in un blog specifico.

Volete partecipare?
Mandate i vostri scritti, qualsiasi essi siano..commenti su un tovagliolo, sms raccolti nel tempo, lettere su carta di qualche parente o vostre….a: redazione@artesociale.it o alle mail delle curatrici del progetto sa.lupacchini@gmail.com; robertafonsato@asia.com

“Parole a Segno-Raccolti di vite”: di voce in voce, per tornare a parlare e ad ascoltar racconti di nonni, zii, fratelli o nostri. Una vera e propria spremitura di vite… (s.lup)

Vi aspettiamo….

©sasette

Arte e follia: da Bosch a Dalì, dall’Art brut a Basquiat

Artisti tra normalità e follia

Da Bosch a Dalì, dall’Art brut a Basquiat

Salvador Dalì, Mostro molle in un paesaggio angelico, 1977, Musei Vaticani, Città del Vaticano

“Nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali ‘arte dei folli’ e ‘arte psicopatologica’, prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale”.

Al Museo d’Arte della città di Ravenna fino al 16 giugno 2013 ci aspetta la mostra “Borderline” curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano.

E’ la voce di tanti capolavori senza distinzione di condizione e vissuti, riuniti in quell’area della creatività dai confini sottili, dove è la persona a trovarvi rifugio ed espressione. In quello spazio, si confondono i ruoli, fino a diventare di simile levatura, individui riuniti nell’unica corretta definizione “artisti”. Che siano ‘artisti ufficiali’, o autori ritenuti “folli”, “alienati”, “outsiders” della scena artistica.

Antonio Ligabue, Autoritratto – inv.177, 1954, Collezione Banca Popolare di Bergamo

La mostra dopo una introduzione introspettiva, con opere di Géricault e Goya  è organizzata per sezioni tematiche, le opere legate all’Art Brut sono una presenza costante durante tutto il percorso e affiancano quelle dei protagonisti importanti, aiutando a stabilire  un confronto sul limite tra la creatività degli ‘alienati’ e il disagio espresso dall’arte ufficiale dell’ultimo secolo, nel bisogno comune di manifestare il disagio  della realtà.

Aprono la sezione “Disagio della realtà”, i lavori di Bacon, Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols. Seguono con il tema sul “Disagio del corpo” Recalcati, Moreni, Fabbri, Perez, De Pisis, Zinelli, alcuni protagonisti del Wiener Aktionismus e del gruppo Cobra come Jorn e Corneille ,  i “Ritratti dell’anima” sono rappresentati invece dalle opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Van Gogh, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani. Il corpo in alcune creazioni esposte diviene “l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti”. Ampio spazio viene dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, “una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura”.

Uno spazio della mostra è dedicato anche alla scultura, con  opere Art Brut,  inediti di Gervasi e grandi manufatti dell’arte primitiva. Chiuderà la sezione il “Sogno rivela la natura delle cose” in cui “verrà definito l’onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre ad una nutrita presenza di lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati”. Con il termine “Borderline” chiariscono i curatori – “si individua la condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale”. (s.lup.)

Per informazioni: Mar Museo dell’Arte
Scarica il pieghevole

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Sentirsi soli accelera l’Alzheimer

Il sentimento di solitudine, distinto dall’essere effettivamente soli, è legato a un maggior rischio di sviluppare demenza durante l’anzianità. La ricerca della ARKIN Mental Health Care Amsterdam è stata pubblicata sulla rivista Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry. Nessun impatto invece sull’aumento di rischio per quelli che vivono da soli. I partecipanti allo studio erano 2000 soggetti che facevano parte dell’Amsterdam Study of the Elderly (AMSTEL).
Fra quelli che, all’inizio dello studio, avevano dichiarato di soffrire di solitudine, si verificava un numero di casi di demenza pari a più del doppio, dopo tre anni, rispetto al gruppo di quelli che invece dicevano di non sentirsi soli (13,4 per cento contro 5,7 per cento). Ulteriori analisi dimostravano poi che quelli che vivevano da soli oppure non erano più sposati avevano fra il 70 e l’80 per cento di probabilità di sviluppare demenza rispetto agli altri. Infine, quelli che dicevano di sentirsi soli avevano una probabilità 2,5 volte superiore di sviluppare la demenza, indipendentemente dal sesso. (Agi.it)

Fonte centromaderna.it

Crisi: la ‘bellezza’ ci salverà…

Cultura e buoni rapporti umani: antidoti alla crisi

Gli italiani hanno “fame” di bellezza purché sia autentica, una bellezza legata al paesaggio in cui si vive, alla qualità dei rapporti interpersonali. Bellezza come strumento di crescita socio-culturale ed economico. Motore di ripresa e possibilità. Forza e identità nazionale

“Se lei fosse il Presidente del Consiglio in cosa investirebbe?”. Alla  domanda posta dal Censis nella seconda ricerca su “Gli italiani e la bellezza” (gennaio 2012) promossa dalla Fondazione Marilena Ferrari e sostenuta da FMR-ART’E,  il 32,6% dei cittadini ha risposto: nella cultura. Per gli intervistati la bellezza “ha una forza in grado di salvare il mondo”, questo è il comune sentire di uomini e donne, di ogni area geografica del paese. Il 70% dà un valore educativo alla bellezza e crede in un legame tra etica ed estetica, per loro ad esempio “vivere in un posto bello aiuta a diventare persone migliori”. La vera bruttezza è quella che coinvolge tutta la società e gli italiani annoverano tra le cose più brutte del 2011: il degrado politico; le espressioni volgari; i linguaggi tracotanti e la violenza verbale.

Il patrimonio artistico e quello umano

Il patrimonio artistico italiano è considerato da molti una “linfa a cui attingere per ritrovare orgoglio, voglia di fare, speranza e gusto della vita”. Le bellezze dell’Italia rappresentano ‘un potenziale business’ per il 10% delle persone  e per il 41,3% “il punto da cui ripartire per rilanciare il paese”. Per il 27% del campione Censis rappresentano “la nostra forza e identità nazionale”.

Ma è  possibile calcolare quanto vale il bello? Secondo il Rapporto annuale Federculture 2012 “Cultura e sviluppo. La scelta per salvare l’Italia”, nel 2011 la spesa delle famiglie  per ricreazione e cultura è stata di quasi 80 miliardi di euro (più del 2,8% rispetto al 2010). A ferragosto 2012 i musei statali hanno registrato in un anno un aumento degli ingressi del 4,5% e del 16% degli introiti.

La moltitudine silenziosa di belle persone

La bellezza è un valore legato anche alla realtà delle relazioni interpersonali. Siamo un popolo che sa stare insieme. La forza che muove il paese sono i rapporti umani che per gli italiani risultano positivi. Il 60%  infatti, considera belli i rapporti tra le persone che “si conoscono”. Positivi e favorevoli giudizi anche su quei rapporti che intercorrono quotidianamente tra persone che “non si conoscono”, ossia quelle che si incrociano quotidianamente per strada, nei negozi e sugli autobus. Una fiducia reciproca di cui nessuno parla “fatta di piccoli gesti quotidiani e minuti, di piccole gentilezze, ma anche di controllo sociale, di attenzione e vigilanza”. Gli italiani sono buoni, ne è convinto il 35% dei cittadini, la percezione della bontà delle persone aumenta (38,8%) quando la domanda fa riferimento ad esperienze direttamente vissute e a persone conosciute. Il 35,8% si ritiene sempre pronto a prendersi cura del bene comune, il 52,6% ammette che l’attenzione al bene comune ‘non è totale’ ma che ‘spesso’ se ne ricorda e se ne prende cura.

Bisogno di autenticità per ritrovare la “direzione in cui muoversi” e soprattutto per “dare riconoscimento a tutte quelle persone che con la loro bella esistenza, spesso silenziosa, contribuiscono alla bellezza del mondo”. Investiamo sull’umano esistere, sulla forte presenza culturale, sull’eternità dell’arte. (s.lup)