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Esempio di rigenerazione urbana, luogo di cultura e arte. Ma anche “casa”: l’”Everest, la cima che tutti possono scalare

C’è uno spazio, poco fuori Milano, diventato esempio di rigenerazione urbana, ritrovo e scambio culturale. È l’Everest, luogo storico e alternativo di Vimodrone, alle porte della città, sulla linea della metropolitana verde. Nato quarant’anni fa con l’idea di essere “un punto di incontro post-lavoro” è diventato in breve tempo una “casa” per tutte le migliaia di persone che lo hanno frequentato. A raccontarcelo è Alessia Musillo, che si occupa della comunicazione e dell’ufficio stampa di Everest e Industria Scenica, la cooperativa sociale che dal 2014 ne segue la programmazione degli eventi.

Luogo di cultura, arti performative e spettacoli….anche “casa”
“Sull’immaginaria cima dell’Everest – spiega Alessia Musillo – si scorge un panorama che tesse relazioni e muove la condivisione culturale di Vimodrone. E’ il punto di riferimento della cittadina, un incubatore d’arte, una piazza al coperto che si mette a disposizione della collettività dando nuova vita al territorio, rigenerandolo”. L’Everest è anche residenza artistica multidisciplinare riconosciuta dal Ministero e quindi una casa per le compagnie teatrali che hanno voglia di studiare e preparare nuove regie.

Nato come Dancing Everest circa quarant’anni fa, fin dall’inizio “fu utilizzato come sala da ballo per poi diventare una discoteca. Continua la Musillo – Lo spazio per trent’anni è stato aperto a eventi e serate di ballo liscio con orchestra dal vivo, poi è stato chiuso per essere di nuovo riaperto nel 2014, quando Industria Scenica lo ha rilevato rendendolo di nuovo un punto di riferimento per la comunità, grazie ad “una proposta culturale che oggi incrocia la storia della sala con le necessità attuali del contesto in cui si trova”.

Mantenendo la sua natura di balera, si è quindi rinnovato prestandosi ad accogliere le proposte della cooperativa che negli anni è rimasta coerente al suo percorso, quello di credere in una drammaturgia di comunità e nella produzione di spettacoli teatrali a partire da tematiche sociali. Il sabato è popolato da chi ama ballare e dagli affezionati abitanti di Vimodrone che vivono la balera da circa quarant’anni. Gli spettacoli teatrali sono seguiti da un pubblico molto variegato e, ospitando l’Everest anche rappresentazioni destinate a un pubblico molto giovane, lo spazio copre ogni fascia d’età. E’ frequentato anche dalle scuole, perché, durante l’anno scolastico, Industria Scenica attiva numerosi progetti per gli istituti.

“Industria Scenica” – Un incontro tra l’arte e il sociale
La cooperativa nasce nel 2012, con l’idea di progettare e realizzare percorsi che integrano le arti performative con il sociale, la formazione con lo sviluppo personale e ricreativo del singolo e della collettività. Collabora con numerose compagnie teatrali, produce spettacoli di sperimentazione, lavora su interventi di drammaturgia di comunità e coesione sociale, progetti di peer education, media education, percorsi di formazione teatrale e video, performance interattive e visite di tourism theatre. Ha anche una sua compagnia, ​Elea Teatro​, con dieci anni di esperienza e spettacoli all’attivo. Andrea Veronelli, Serena Facchini, Isnaba Miranda, Ermanno Nardi e Francesca Perego (le cinque menti artistiche che hanno fondato Industria Scenica) tutt’oggi si occupano dell’Everest: “lo fanno crescere scalandone la vetta” conclude Alessia.

Industria Scenica, organizza appuntamenti in balera il sabato sera, spettacoli teatrali, interventi di drammaturgia di comunità e numerosi progetti educativi. Per la stagione teatrale 2017/2018, Industria Scenica collabora con: Comune di Vimodrone, Mibact, Circuito Ministeriale Multidisciplinare della Lombardia C.L.A.P.Spettacolodalvivo, Regione Lombardia e Fondazione Cariplo.  (sabrina lupacchini/slup)

Alla scoperta delle meraviglie della pittura iconografica

A Siena domenica 28 gennaio l’Associazione Archesofica di Siena in collaborazione con il gruppo di artisti di “Icona in arte” organizza un singolare appuntamento che per un’intera giornata invita appassionati e curiosi a scoprire questa originale tecnica figurativa.

A partire dalle ore 10.00, nella sede espositiva di via Cecco Angiolieri, 13 a Siena, ad ingresso gratuito saranno in mostra 15 tavole iconografiche di varia grandezza e formato realizzate seguendo il modello tradizionale su tavola con foglia oro zecchino.

Alle ore 17.30 invece prenderà il via la conferenza di Silvia Gasparrini, docente di pittura iconografica e artista, durante la quale partendo dalla storia e dalla tradizione iconografica russa si indagheranno i principi che la distinguono da ogni altra forma di espressione artistica e mostrano le soluzioni tecniche spesso rivoluzionarie che nei secoli sono state messi a punto dai pittori iconografici per cercare di liberare e di liberarsi da un profondo senso di inquietudine.

Le opere in mostra a Siena sono frutto del lavoro di un gruppo di artisti che da tempo si dedicano allo studio e alla ricerca dell’arte iconografica tradizionale. Un progetto internazionale di divulgazione che coinvolge diversi paesi come Italia, Austria, Romania, Grecia, Portogallo e Germania.

L’ingresso alla mostra e alla conferenza è libero. Durante l’intera giornata sarà messo a disposizione dei visitatori materiale divulgativo inerente alla tradizione iconografica

I “babelici”. Artisti irregolari dalle opere visionarie, improbabili ma possibili

Sul sito www.eppela.com si è conclusa con successo la raccolta fondi per sostenere con una donazione il documentario dedicato ai “babelici”, artisti irregolari e alle loro opere visionarie “improbabili ma possibili”.

I Babelici – fuori dai confini dell’ufficialità e del mercato dell’arte – costruiscono un proprio universo immaginario prevalentemente all’interno dei loro spazi privati: nella propria casa o nel proprio giardino, occupandone ogni angolo disponibile.

“Storie affascinanti e inconsuete di ‘creazioni abusive’ affidate a uomini che con le loro mani trasformano ferro, legno, cemento, rifiuti e scarti in creazioni sospese tra l’art brut e un visionario artigianato naive”.

Un documentario che svela il fantastico mondo di questi “Costruttori di Babele” definiti così perché le loro creazioni spesso non sopravvivono a chi le ha create.

“E’ probabile che la loro esistenza sia effimera, e destinata ad un oblio prematuro, salve rare eccezioni in cui vengono creati dei musei allo scopo di preservarli”.

L’ex carpentiere che produce meravigliose opere costruite con materiali metallici di recupero, creando figure ispirate al mondo animale o a personaggi conosciuti e inventati, assemblando viti, blocchi motore, candele, ruote, bulloni, serbatoi, ecc. Un arzillo 70enne, “primordiale” scultore, che raccoglie sassi, o massi, di tutte le dimensioni per dare vita a opere, in alcuni casi imponenti, che rappresentano le più svariate creature e, soprattutto, dinosauri…ecc. ecc.

Sono solo alcuni dei meravigliosi “Babelici” che il documentario intende raccontare “così da contribuire alla conoscenza di una creatività umile ma grandiosa a tratti infantile ma anche epica”

Il progetto è a cura di Alessandro Quadretti, la colonna sonora è del chitarrista Massi Amadori. Il sound design è di Gianluca De Lorenzi.
Prodotto da Officinemedia.it società cooperativa che nasce nel 2011 dall’integrazione di diverse competenze negli ambiti video, audio, comunicazione, lingue e ricerca storiografica. Le riprese sono iniziate nell’ottobre 2017. Il crowdfunding aiuterà a sostenere parte delle spese di produzione e post-produzione. Info pagina Fb

(sabrina lupacchini/slup)

24 ore su 24. Mangiano, dormono e dipingono Van Gogh

Un video pubblicato sul Corriere Tv racconta “la vita massacrante dei disegnatori cinesi che disegnano a torso nudo per il caldo e dormono in fabbrica nel documentario – Alla ricerca di Van Gogh”…

Guardate il video di Corriere TV

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Fonte: Corriere della Sera Video

MAUA: il museo a cielo aperto di “arte urbana aumentata”

Fuori dal centro di Milano nasce il  Museo di Arte Urbana Aumentata (MAUA) una galleria a cielo aperto che consta di oltre 50 opere di street art animate con altrettanti contenuti virtuali fruibili attraverso la realtà aumentata. Il MAUA nasce grazie al Bando alle Periferie finanziato dal Comune di Milano, con il quale sono stati selezionati e finanziati, tra oltre 150 proposte pervenute, 14 progetti culturali . Le opere del Museo di arte urbana aumentata “sono state selezionate dagli abitanti dei quartieri, in un esperimento avanzato di curatela diffusa che ha previsto l’individuazione collettiva e partecipata delle opere e una discussione comune sul loro significato percepito e sul loro valore per le strade della città”.

50 giovani animation designer hanno poi elaborato le immagini durante un workshop di realtà aumentata e prodotto 50 contenuti digitali inediti che oggi animano le opere selezionate.

Le opere del MAUA sono fruibili consultando la mappa, sull’app Bepart o ancora sul catalogo cartaceo in distribuzione gratuita presso BASE Milano.

Il progetto è stato condotto e gestito da un largo partenariato comprendente la cooperativa sociale Bepart (capofila), il centro per la cultura e la creatività BASE Milano, la casa editrice Terre di Mezzo, la scuola di fotografia Bauer, il laboratorio di design PUSH. e la Fondazione Arrigo e Pia Pini.

MAUA – Milano Città Aumentata