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Ragazzi ebrei, musulmani e disabili, suonare insieme e sognare la pace

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Foto: Ukuleles for Peace

Non esiste altra via al di fuori della pace, sono le parole di Paul Moore, musicista inglese residente in Israele e fondatore di “Ukuleles for Peace” il progetto non profit nato a Gerusalemme dedicato a promuovere la convivenza tra bambini e bambine di origine ebraica e palestinese e le loro famiglie. Quello di Moore è un unico grande sogno: fare della musica un potente strumento di pace e costruire attraverso di essa, ponti di incontro e amicizia per influenzare un cambiamento sociale. L’idea d’arte collaborativa nasce dall’amore di Moore per l’ukulele, un piccolo strumento a quattro corde che ha la forma di una chitarra in miniatura e dalla sua esperienza di lavoro con i minori. Inizialmente nel progetto sono state coinvolte due scuole pilota, la El Najach School in Tira e la Democratic School in Hod Hasharon, ma poi Moore, ha contagiato con la sua vitalità anche l’Italia, coinvolgendo i ragazzi del Centro diurno socio riabilitativo “Arcobaleno” di Borgotaro in provincia di Parma.

“Per molto tempo siamo stati a guardare” racconta Paul Moore in una lettera in cui spiega il progetto, poi “ci siamo chiesti, come possiamo contribuire a un cambiamento di clima? Come possiamo rompere la diffidenza tra le società, e come possiamo, da semplici cittadini, creare maggiori opportunità per  ebrei ed arabi di incontrarsi ed essere coinvolti l’uno nella vita quotidiana dell’altro?”. “Dovremmo credere che all’improvviso i nostri sforzi per coesistere vengano spazzati via e la nostra opera logorata dalle nostre identità? Se non iniziamo a prestare più attenzione, la nostra umanità rischia di frammentarsi ancora di più dentro il gioco delle accuse su chi ha ragione e chi ha torto” continua Moore. “Noi di Ukuleles for Peace, insieme ad altri gruppi, non vogliamo la guerra. Questo è il motivo per cui continuiamo a lavorare, a camminare verso la pace insieme ai nostri bambini, nella speranza che crescano senza paura né odio reciproco”. A Gerusalemme gli alunni di entrambe le scuole suonano l’ukulele, il kazoo e altri strumenti di divertimento e le loro famiglie si incontrano nelle occasioni di viaggio e nelle varie attività sociali. Moore lavora con gli studenti delle due scuole una volta alla settimana, poi li riunisce in un’unica orchestra per farli esibire. I bambini cantano in ebraico, arabo e inglese: “la speranza è che giocando insieme si creino ulteriori opportunità per le attività comuni e che genitori e membri delle comunità vengano coinvolti nel programma”.

In Italia, quella tra il Centro Arcobaleno di Borgotaro e Paul Moore “è un’amicizia che viene da lontano e una storia molto bella”. A definirla così è il dr. Mauro Bernardi, volontario all’interno della struttura, “Paul Moore è un grande esecutore all’ukulele – spiega – alcuni anni fa, essendo ospite al ‘Meeting internazionale della chitarra acustica di Sarzana’ ne ha approfittato per fare un salto a Borgotaro e salire a Tiedoli dove è nata la nonna che lui chiama la ‘me nuneina piceina’. Si è innamorato della nostra valle”. “Inglese di nascita, attualmente Paul vive in Israele dove ha fondato una scuola in cui ragazzi e ragazze di origine ebraica e palestinese, imparano i segreti dell’ukulele – continua Bernardi – suonano e cantano insieme dando testimonianza di convivenza e di amicizia. E’ davvero un uomo di buona volontà che ha fatto della musica uno strumento di pace e dialogo”.

Quando arriva al Borgo, il primo incontro è con le persone del Centro alle quali “dona le magie del suo strumento e della sua splendida voce”. L’ukulele, chiarisce il volontario, “ha una sonorità particolare, molto brillante e cristallina, si presta molto bene ad accompagnare ogni genere di canzone, inoltre è uno strumento facile e divertente da suonare, si adatta alle varie capacità dei ragazzi. Mi sembra una strada molto buona per arricchire le loro personalità e i loro talenti”. Nell’estate del 2016 è arrivata all’Arcobaleno una grossa scatola contenente cinque ukulele donati da Paul, è così che è cominciata l’avventura ed è nata l’idea di formare una piccola orchestra con i ragazzi, che sono entrati nel cuore del progetto Ukulele for Peace. La musica è mistero e…miracolo” conclude Bernardi.

L’opera di Paul Moore è principalmente volontaria ma per mantenere vivo il programma c’è bisogno di trovare finanziamenti e donazioni. L’obiettivo è quello di creare orchestre in diverse comunità, allargare il cerchio per permettere ai bambini e ai genitori di fare amicizia tra di loro “contribuendo a creare una società migliore, pacifica e più felice”. Inoltre, si vuole fare in modo che a nessun bambino per ragioni economiche, possa esser impedito di giocare con un ukulele perché non può permettersene uno. Anche se si tratta di uno strumento relativamente economico, ci sono famiglie che non possono acquistarlo. Per saperne di più si può visitare il sito Ukuleles for Peace. “Aspetto il giorno in cui potrà esserci una partita di calcio fra Israele e Palestina, dove all’entrata nessuno si preoccuperà di bombe, pistole o coltelli, con un pubblico intento a godersi l’amichevole rivalità agonistica, pronto ad applaudire le gesta di ciascuna fazione. E alla fine chi uscirà sconfitto, potrà tornare a casa serenamente, in pace. Amici miei, io dico che la coesistenza è l’unica via”. (sabrina lupacchini/slup)

Fonte: Redattore sociale 

A Napoli apre il Museo della Pace, una “Casa per accogliere e proteggere”

Sala PAESI_MON ONU.00_15_50_11.Immagine001_bApre le porte a Napoli il Museo della Pace-MAMT (Mediterraneo, Arte, Architettura, Archeologia, Ambiente, Musica, Migrazioni, Tradizioni, Turismo), uno spazio creato dalla Fondazione Mediterraneo da oltre 25 anni impegnata per il dialogo e la pace nel Mediterraneo e nel Mondo. Il Museo, ideato e diretto da Michele Capasso ha sede nello storico edificio dell’ex “Grand Hotel de Londres” di Piazza Municipio, nel cuore di Napoli, a due passi dalla stazione metropolitana disegnata da Alvaro Siza e dal porto crocieristico.

A ingresso gratuito, è una “Casa” per accogliere e proteggere, così come si percepisce dalla parola “MAMT”, che in napoletano significa “Tua Madre”, colei “che accoglie”. Nei 5 piani su cui è dislocato il Museo si racconta quello che ha unito e che unisce i popoli del Mediterraneo e del Mondo: la Musica, la Scienza, l’Arte, la Creatività, l’Artigianato, la Solidarietà, le Tradizioni, i Costumi, il Cibo, il Destino…

È possibile visitare dodici percorsi emozionali, basati su importanti temi quali Migrazioni, Dialogo interreligioso, Musica, Storie di Pace, Legalità, il tutto guidato da oltre 5.000 video in alta definizione (4k) e da oggetti, reperti e testimonianze uniche al mondo che hanno contribuito a definire il Museo “patrimonio emozionale dell’umanità” e a conferirgli il titolo di “Museo delle Emozioni”.

Questi i dodici percorsi emozionali all’interno del Museo della Pace – MAMT:  Il Mediterraneo delle emozioni; Un mare, tre fedi; Il Mediterraneo della luce; Storie di pace; Il Mediterraneo della creatività; Paesi ed istituzioni; Il Mediterraneo dei mestieri; Testimonianze e visite; Il canto che viene dal mare; Molinari scultore del colore; Voci dei migranti; Pino Daniele Alive.

Il progetto del Museo della Pace nasce nel 1997, quando il presidente Michele Capasso fa appello agli oltre 2000 rappresentanti di 36 Paesi riuniti a Napoli dalla Fondazione Mediterraneo sulla necessità di dare alla pace un simbolo: venne scelto allora il “Totem della PAce” dello scultore Mario Molinari e richiesto uno spazio dove raccontare una storia diversa da quella che ci viene proposta quotidianamente dai media (terrorismo, migranti che muoiono, corruzione, povertà, guerre) fatta di ciò che ci unisce nel bello, nel vero, nel buono: l’ambiente, l’architettura, l’arte, le tradizioni, la cultura, l’artigianato, i mestieri, l’archeologia, la  musica, la danza, ecc.