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ME, WE ONLY THROUGH COMMUNITY. Documentario sulla forza della solidarietà e del cambiamento

Il momento della premiazione a Marco Zuin

Il momento della premiazione a Marco Zuin

“Il Premio Veneto Movie Movement viene assegnato quest’anno a Marco Zuin, regista veneto che con il suo documentario ci porta in Kenya, a conoscere alcuni personaggi la cui vita è cambiata grazie all’aiuto di un’associazione e dei suoi volontari”.
Con questa motivazione la tredicesima edizione dell’Euganea Film Festival ha assegnato al documentario “Me, We only through community” prodotto da Fondazione Fontana e diretto da Zuin, il premio dedicato alla migliore opera realizzata da un regista veneto.

La premiazione si è svolta domenica 20 luglio ai Giardini del Castello di Monselice (PD).

Il film, scritto assieme a Luca Ramigni con le musiche della Piccola Bottega Baltazar, ha partecipato alla rassegna internazionale nella sezione Cinemambulante, dedicata a quel cinema documentario che affronta con lucidità e coraggio temi importanti legati all’ambiente, alla legalità, al lavoro. Un modo per conoscere e confrontarsi con nuovi modelli di vita, nuovi modi di coltivare, di mangiare, di bere, di avvicinarsi a mestieri che sembravano perduti ma anche affondano le radici lontano, di ritrovare il senso della comunità.

“Siamo molto felici di ricevere questo riconoscimento – affermano Zuin e Ramigni – il nostro documentario racconta della grande comunità del St. Martin e porta in video la straordinaria forza del cambiamento che nasce dall’incontro. Questo messaggio è importante per il nostro lavoro. Occasioni come i festival sono luoghi di incontro e di trasformazione, senza dimenticare che il cinema porta sempre con sé una funzione comunitaria”.

La prossima tappa per Me, We sarà mercoledì 23 luglio al Fiuggi Family Festival.

IL DOCUMENTARIO

Makara è un ex ragazzo di strada che oggi lavora come assistente legale per le persone con disagio, Macharia, pastore ed ex insegnante, si prende cura degli anziani, Martin è un bambino abbandonato in strada che è stato accolto da una famiglia a cui ha trasformato il cuore, mentre Grace ha saputo trasformare la sua disabilità in una risorsa preziosa per la sua comunità.

Sono alcuni degli 11 personaggi e delle loro storie di cambiamento raccontate dal documentario “Me,We – Only through community“. Diretto da Marco Zuin, responsabile di Videozuma con le musiche della Piccola Bottega Baltazar, il film della durata di 60′, e realizzato nel 2013, ruota attorno alla trasformazione che nasce dall’incontro, nel contesto africano del Saint Martin, un’organizzazione attiva sugli altopiani a nord del Kenya.

Fondato 15 anni fa da don Gabriele Pipinato e da Fondazione Fontana onlus, il St. Martin promuove la solidarietà coinvolgendo direttamente la comunità locale e offrendo un supporto concreto alle persone più vulnerabili, in una zona rurale pari per estensione a metà del Veneto. La troupe ha seguito mostrandone quotidianità e sensibilità: bambini di strada, persone con disabilità, ex dipendenti da alcol o droghe, ma anche membri dello staff e volontari, oggi più di mille. Ognuna di queste storie grazie al St. Martin ha intrapreso un percorso straordinario verso il cambiamento. Il film realizzato attraverso un’azione di crowdfunding è disponibile anche con libro allegato, i proventi contribuiranno a sostenere le attività dell’organizzazione.  “Poi quando incontri la fragilità degli altri scopri che i tuoi problemi ricevono una risposta nel cammino”, del resto “nessuno è così povero da non poter donare, nessuno è così ricco da non poter ricevere”… (slup)

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=70WAahrgEwE[/youtube]

 

“Plural+Youth video festival” pensieri, esperienze, opinioni giovanili sui temi della migrazione

videoSe vi piace realizzare video e siete interessati al fenomeno della migrazione e a tutte le problematiche e opportunità a esso legate, allora potete partecipare al “Plural+Youth Video Festival”. Il concorso è aperto a tutti i giovani (9 – 25 anni) e per parteciparvi basta proporre un breve video (durata massima di 5 minuti) che esprima pensieri, esperienze, interrogativi, suggerimenti e opinioni giovanili sui temi della migrazione, della diversità, dell’inclusione sociale. I filmati potranno essere di qualsiasi genere (animazione, documentario, commedia, video musicale …) e lingua purché sottotitolati in inglese. Il vincitore di ognuna delle categorie in gara (9-12 anni; 13-17 anni; 18-25 anni) riceverà un premio in denaro da 1.000 dollari. Scadenza iscrizione: 27 giugno 2014.
Maggiori informazioni: www.scambieuropei.com 

Fonte: Redattore sociale

“Di volto in volto”: ritratti di uomini carichi di umanità

Il Cavalier Prato e l’aiutante “Caffellatte”. Foto di Marco Biancucci

Il Cavalier Prato, autore del ‘Parco della Fantasia’ di Macerata, eccentrico signore settantaquattrenne, ex vigile del fuoco, che offre una seconda chance agli oggetti da rottamare e con il suo aiutate “Caffelatte” li ricicla “ad arte”. Il coraggioso Claudio, che nel pieno della crisi economica, a 21 anni e fresco di iscrizione alla facoltà di lettere e filosofia, ha sentito forte il bisogno di ritornare alla terra per prodursi da solo ciò che consuma, ha acquistato un terreno e con l’aiuto di un contadino locale, Giovanni, amico di famiglia ormai novantenne “ma con la vitalità di un bambino”, si è dato all’agricoltura biologica più estrema, la ‘permacoltura’. Poi, Karl ed Elena, un padre nato in Canada e una madre dell’Honduras che scelgono una montagna, un bosco e l’antica casa di un avo a Uscerno, frazione di Montegallo, per metter su famiglia “i due hanno lasciato la città per fare i boscaioli, vivere dello stretto necessario e far nascere i loro figli con il ‘lotus birth’ in casa”.

E ancora: Peppecotto, Cifone, i forzati della strada, chicchirichì, padre Pietro, Pierino, Peppe, Nazzareno. Che cosa li accomuna? Il fatto di essere tutti protagonisti del progetto video-fotografico “Di volto in volto” nel quale due giovani, Giordano Viozzi (video maker e proprietario di Sushi Adv. agenzia di video-comunicazione) e Marco Biancucci (fotografo e titolare di F for Fake e Cantiere 12 progetti) raccontano il sud delle Marche, i suoi personaggi, le loro incredibili storie. “L’idea del format, spiegano gli autori, nasce nel 2010 per darci la possibilità di realizzare un’opera che andasse al di là del nostro lavoro quotidiano ed esprimerci con un tipo di approccio e di stile che sentivamo nostro, ma che difficilmente riuscivamo a far venire fuori nei lavori su commissione e forse anche per metterci un po’ alla prova”.

Padre Pietro “l’abito non fa il monaco”. Foto di Marco Biancucci

“Per realizzare i documentari sono state esplorate città, piccoli centri, contrade, campi polverosi e luoghi lontani da tutto il resto, continuano Viozzi e Biancucci, abbiamo incontrato uomini leggendari, fuori dal comune, protagonisti di gesti e scelte incredibili, carichi di umanità e travolti da un’irrequieta energia creativa, persone audaci, a volte in bilico tra una vita semplice o il disagio, abbiamo conosciuto la bellezza ruvida e inafferrabile di un territorio unico. L’abbiamo vissuta da vicino, ascoltata, guardata negli occhi. E poi con discrezione raccontata”.

L’idea di documentare le storie dei personaggi di un luogo è nata grazie anche ad una citazione di Pier Paolo Pasolini “la bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune” e dalla curiosità di scavare e conoscere quello che c’è “oltre la facciata, perché spesso, le storie marginali, raccontano molto di quello che siamo, ci aiutano anche a comprendere meglio la nostra storia, ma forse le abbiamo dimenticate o non vogliamo conoscerle. In fondo ciò che ne deriva può a volte minare le nostre sicurezze”. Le persone ritratte sono state contattate attraverso conoscenze dirette o il passaparola, una volta che il progetto si è fatto conoscere alcune sono state segnalate tramite la pagina facebook. Ad oggi sono 14 le puntate realizzate, completate ognuna da un reportage fotografico.

Claudio, il ‘maestro’ Giovanni e le zucchine. Foto di Marco Biancucci

“Il progetto non ha una scadenza, finché incontreremo persone degne di essere raccontate, ribadiscono gli autori. Abbiamo cercato di scremare quelle figure più ‘macchiettistiche’, ed essere il meno invasivi possibile, perché sapevamo che la persona poteva essere influenzata dalla nostra presenza. A volte non siamo riusciti a concludere la storia che ci interessava, o a pubblicare le puntate, non sempre è facile far comprendere il nostro lavoro. Ci sono capitate persone che non volevano raccontarsi, a volte ci sono state riservatezze a svelare il proprio mondo. Però siamo soddisfatti del mosaico di storie che si sta creando Ci dispiace non avere ancora tra i personaggi una donna, ma ci stiamo lavorando. Crediamo che il senso e il risultato di questa esplorazione, fino ad ora, concludono, è stato un insieme di ritratti, spietati e comici, commoventi e malinconici allo stesso tempo”. Il progetto è anche visibile su youtubeflickr e vimeo. (slup)

Guarda la photogallery. Fonte Redattore sociale

 

[vimeo]http://vimeo.com/14113443[/vimeo]

Premio L’anello debole. Video e audio raccontano il sociale

imageTorna L’anello debole, il premio internazionale assegnato dalla Comunità di Capodarco ai migliori video e audio cortometraggi, giornalistici e di fiction, su tematiche a forte contenuto sociale e sulla sostenibilità ambientale. E torna con molte novità: dalla ventina di personaggi che comporranno le giurie di qualità fino agli otto giorni di durata del festival legato al premio, in cui si darà spazio al meglio del documentario e del cinema di impegno sociale. Ma andiamo con ordine.

Il bando dell’edizione 2014 del premio L’anello debole – l’ottava – è stato diffuso questa mattina e dà tempo fino al 31 marzo 2014 per la consegna delle opere. Si potrà concorrere in quattro sezioni:

01) audio cortometraggi (inchieste, reportage, documentari) durata da 3’ a 25’;

02) video cortometraggi della realtà (inchieste, reportage, documentari) durata da 3’ a 25’;

03) video cortometraggi di fiction durata da 3’ a 25’;

04) video cortissimi (della realtà o di fiction) durata da 0’ a 3’.

Dopo una prima selezione, i “corti” verranno valutati da quattro giurie di qualità. La loro composizione verrà resa nota entro una decina di giorni, ma si può già dire che ne faranno parte, tra gli altri, protagonisti della radio come il direttore di Radio DeejayLinus, il conduttore di “Caterpillar” Massimo Cirri, quello di “Melog” Gianluca Nicoletti; lo sceneggiatore Ivan Cotroneo; i giornalisti Giovanni AnversaPino CorriasDaniela De RobertDomenico Iannacone; il regista Daniele Segre; il critico Dario Zonta. E naturalmente il giornalista Giancarlo Santalmassi, da cui è nata l’idea del premio, il presidente della Comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi e l’autore e conduttoreAndrea Pellizzari, che ricoprirà per la prima volta il ruolo di direttore artistico del premio.

La premiazione avverrà all’interno del Capodarco Corto Film Festival, previsto sulla terrazza della Comunità di Capodarco di Fermo dal 22 al 29 giugno 2014. Otto giorni di film, documentari e cortometraggi, incontri con registi e attori e con gli autori delle opere finaliste, workshop e… degustazioni serali di tipicità eno-gastronomiche locali.

Il premio L’anello debole è nato nel 2005 e si è distinto fin dalla prima edizione per l’originalità e la qualità tecnica dei video e degli audio “brevi”, diventando una delle più importanti manifestazioni nel suo genere in Italia. Nelle prime 7 edizioni hanno partecipato 927 opere, 870 delle quali ammesse al concorso e 447 selezionate per la votazione finale. Tra i partecipanti: giornalisti di tutte le testate Rai e Mediaset, Sky, La 7, Radio 24 ed emittenti radiotelevisive regionali, insieme a,l meglio dei giovani audio e video-maker indipendenti.

Informazioni: tel. 0734 681001, fax 0734 681001info@premioanellodebole.it,www.premioanellodebole.it.

[youtube]http://youtu.be/edby65Sj3ws[/youtube]

Fonte: www.redattoresociale.it

TRACCE DI NARCOTICO SENTIRE: i bisogni umani raccontati sul palco

I BISOGNI UMANI…CI RENDONO VULNERABILI

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Il 25 novembre 2013 ha debuttato a Volvera (To) presso il Teatro Cascina Bossatis, GRIDO Recital, andato in scena in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Lo spettacolo racconta il ‘grido’ di una donna, le sue illusioni e disincanti, le malinconie e i desideri più intimi, sentimenti che riconducono alla vulnerabilità dell’essere umano condizionato e legato ai propri bisogni o “bi..Sogni”. Un grido che non è più solo al femminile ma appartiene a una moltitudine di voci perché  “i bisogni ci rendono vulnerabili…bisogni incontrollabili, necessari, che non ascoltano la ragione”,  ”siamo vulnerabili illusioni, specchi del nostro dentro” come recita la voce sul palco. L’idea iniziale del progetto (produzioneRoSaVida) è stata quella di raccogliere delle poesie scritte negli anni che attraversano il vivere umano, l’amore, l’incapacità, la speranza, la bellezza e la crudeltà dei sentimenti, la persistente e caparbia volontà di amare, e di accompagnare alle parole quei segni che rappresentano, attraverso una illustrazione, l’universo delle “cose non dette” contenute dentro…

imageLa scena è minimale, una sedia, dei cappelli e qualche oggetto, sospese a fare da sfondo un fila di scarpe, rigorosamente rosse. L’atmosfera sul palco è rarefatta, sensuale, a tratti cruda e onirica, il Recital è diretto, scritto e interpretato da Roberta Fonsato. Connubio perfetto a questi testi di sapore ermetico è  il segno–animato di Sabrina Lupacchini, le sue illustrazioni proiettate sulla sfondo del palcoscenico attraverso un video, integrano, completano la scena e appaiono come inevitabile risposta grafica alle parole. Raccogliendo i commenti degli spettatori presenti si evince la realtà di “uno spettacolo raffinato e sofisticato”, “forse comprensibile a pochi” ma che può arrivare a molti, perché alla fine  il senso di tutto viene restituito dalle parole conclusive, che toccano il profondo. Due talenti a confronto, l’interpretazione alla ‘Carmelo Bene’ dell’attrice Roberta Fonsato  – ha commentato uno spettatore alla fine dello spettacolo – e la mano pittorica dal segno ‘liberty’ di Sabrina Lupacchini, che evoca anche un Matisse contemporaneo in bianco e nero, ha proseguito l’attento e curioso signore.

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A chiudere la performance la proiezione inedita di “Elisabetta e la giostra”, un corto animato sul tema del femminicidio, frutto sempre dell’unione artistica degli scritti della Fonsato-Lupacchini, che fa parte del format “Strisce a Tratti. Muti per parlare” – corti animati a sfondo sociale una produzione RoSaVida. L’impressione è quella di entrare a teatro con un  torpore narcotico e uscirne scossi, “svegliati” da un ‘Grido’, che ci riporta necessariamente a noi.

Siti di riferimento:
www.rosavida.altervista.org, www.robertafonsato.wix.com/robertafonsato, www.sasette.it