Category: Giovani

“Forma mente”, concorso fotografico per giovani: Sperimentate la “fantasia”

Usare la fotografia per imparare a guardare “oltre”, così da scattare immagini “pensate”, capaci di offrire una interpretazione soggettiva e personale della realtà. E’ un invito a sperimentare la “fantasia” per riabituarsi ad una visione creativa del mondo quello che l’associazione FotograficaMente Siena rivolge ai giovani dai 14 ai 35 anni.

C’è tempo fino al prossimo 27 marzo per prendere parte a “FORMA MENTE”, concorso fotografico nazionale, la cui partecipazione è assolutamente gratuita.

“Tu vedi, ma non osservi” dice Sherlock Holmes a Watson: da qui l’idea che ispira e diventa tema del contest. Con il concorso , la sfida a cui sono chiamati i fotografi, sarà quella di osservare con gli occhi, elaborare con la mente e declinare l’idea che ne scaturisce in una fotografia. La richiesta rivolta ai giovani autori è quella di usare la fantasia per cogliere nella realtà qualcosa che non è immediatamente percettibile e renderla evidente.

La realtà sarà punto di partenza per la costruzione di un’idea che porterà poi alla realizzazione di uno scatto capace di racchiudere ed evocare molteplici significati. Sarà così possibile ammirare l’opera proposta traendone diverse letture. Un esercizio che, oltre al guardare, richiede il vedere, il creare, l’esserci.

Ogni partecipante può inviare un massimo di tre fotografie esclusivamente in formato digitale che potranno essere realizzate con ogni tecnica ed elaborazione. Le opere (obbligatoriamente in formato JPG dalle dimensioni minime di pixel 1200 nel lato lungo) dovranno essere inviate tramite wetransfer all’indirizzo: concorso@fotograficamentesiena.it entro le ore 23.59 del 27 marzo 2020.

Il regolamento completo con tutte le indicazioni da seguire è consultabile su: www.fotograficamentesiena.it.

Le fotografie saranno valutate da una giuria composta dai membri di Fotograficamente Siena: Gianfranco Bernardo, Andrea Lensini, Lucia Lungarella, Gigi Lusini, Luciano Valentini.

I vincitori, che si aggiudicheranno materiale relativo all’arte fotografica, saranno premiati il 2 aprile 2020 nella sede espositiva di Palazzo Patrizi a Siena quando, nella Galleria Olmastroni, sarà inaugurata la mostra dedicata alle opere vincitrici e quelle ritenute più interessanti, che resterà aperta al pubblico con ingresso gratuito fino al 16 aprile 2020.

Il Centro culturale in Val di Susa: ponte tra realtà e sogno

A Chianocco, in Val di Susa, a una quarantina di km da Torino, sta sorgendo il nuovo centro culturale e didattico dell’associazione sportiva dilettantistica NAD. Il progetto, sicuramente unico nel suo genere, risulta essere decisamente all’avanguardia da numerosi punti di vista.Primo tra tutti perché è un progetto portato avanti da un gruppo di persone che condividono un obiettivo comune legato alla consapevolezza corporea ed ecologica e poi perché la costruzione, pur nel rispetto di tutti i vincoli e normative edilizie, è fatta secondo i principi della bioarchitettura, utilizzando materiali naturali come legno, paglia e terra cruda.

Ce ne parla, Antonella Usai, presidente dell’Associazione Nad, nonché ideatrice e “anima” portante del progetto

Antonella Usai

Qual è stata la genesi del progetto che nasce in seno all’associazione NAD, di cui sei stata tra le fondatrici?
L’Associazione NAD (Nascere alla Danza) ha tra i suoi obiettivi principali quello di divulgare la conoscenza della danza e delle discipline corporee ad essa legate come lo yoga e le arti marziali ma la proposta che facciamo da anni ai nostri soci è culturale a 360 gradi in quanto crediamo che la cultura vera non possa prescindere dalla interdisciplinarietà.

Chi danza deve conoscere non solo il funzionamento muscolare e articolare del proprio corpo ma tutto ciò che contribuisce a far sì che questo corpo sia armonico. C’è un legame indissolubile tra il nostro corpo e quello che in India viene chiamata “Bhumi” ovvero il corpo della Terra. Per questo abbiamo sognato un centro immerso nella natura e fatto il più possibile con materiali ecocompatibili, perché crediamo profondamente che il rispetto verso l’essere umano e quello verso la natura siano da coltivare insieme.

Da quando circa due anni fa abbiamo acquistato la terra su cui sta sorgendo il centro e iniziato ad occuparcene, la cosa più bella è stato vedere il paesaggio trasformarsi da un campo semi abbandonato a un luogo vissuto e bello. Questo per noi vuol dire fare cultura nel senso vero del termine, cioè avere cura della Terra e di Noi. Siamo tutti molto emozionati immaginando che tra non molto potremo inaugurare il centro. Tutto questo sta richiedendo una grande tenacia e uno sforzo condiviso da parte di tutti i soci.

Nella Terra che abbiamo acquistato o meglio di cui siamo diventati custodi, abbiamo già realizzato un piccolo anfiteatro naturale. Quando ci arrivi è già uno spettacolo, una sorta di grande terrazza aperta sulla Valle di Susa e circondata dalle Alpi. I sedili sono costituiti dai muretti. Realizzare questa piccola grande opera è stata una soddisfazione immensa. All’inizio è stato complesso perché la maggior parte di noi non sapeva più come si costruisca un muretto a secco. Si stanno perdendo tradizioni civili e culturali e abbiamo un disperato bisogno invece di sentire che non tutto va perdendosi.

Il centro culturale

Cosa vedi ora e per il futuro del Centro?
Siamo molto contenti di vedere che un sogno comune si stia realizzando e siamo convinti che questo luogo offrirà un contributo importante alla vita culturale e sociale della Valle di Susa e a tutte le persone che vi circuiteranno. Per ora siamo già estremamente felici di ciò che sta mettendo in moto in termini di aumentata coscienza civile e partecipazione allargata e condivisa. Per il futuro ci auguriamo che un numero sempre crescente di persone possa trarre beneficio ma anche ispirazione dalla realizzazione di questo sogno e che altri progetti simili possano trovare la fiducia e il coraggio per essere.

Arte e sociale, come si fondono e sostengono per te e specificamente in questo progetto?
Da un lato forse il momento in cui ho messo più a fuoco la relazione tra l’arte e il sociale, è stato il momento in cui ho affrontato la tesi di laurea dedicata alla danza indiana e mi sono resa conto di quanto sia la direttrice della Accademia in cui mi sono diplomata sia le sue antesignane, avessero una profonda e radicata coscienza di queste due parole. Nella danza indiana l’aspetto sociale e l’aspetto religioso in origine erano intimamente legati. Penso spesso per esempio all’aneddoto di Marco Polo, quando ci dice che cosa incontra a Malabar, in India, raccontando che quando le offerte più importanti, le preghiere più elevate non valgono a risolvere il conflitto in una comunità, là interviene il ruolo dell’arte, il ruolo della danzatrice. Sono convinta che sia stato proprio a partire da questo tipo di visione e legandosi a questo tipo di speranza che Mrinalini Sarabhai, abbia fondato la Darpana Academy di Ahmedabad, dove io mi sono diplomata, che è un’Accademia dove l’arte e il sociale sono da sempre un tutt’uno.

Uno dei motivi per cui ho scelto la Darpana è stato proprio il fatto che all’interno dell’Accademia è presente il dipartimento delle “Arts for development”, dove il teatro, la danza e tutte le arti, vengono utilizzate per lo sviluppo ad esempio delle aree rurali sottosviluppate, o per lo sviluppo di una coscienza civile, o per l’emancipazione femminile.

Se guardo alla danza indiana da un punto di vista anche solo stilistico poi, (ormai sono quasi 20 anni di danza indiana, oltre i precedenti di danza contemporanea che ho alle spalle), mi viene da dire che la ricerca del gesto armonico o della voce armonica, del gesto bello con la B maiuscola, è una ricerca che non può non avere una ricaduta prima di tutto, sulla persona che danza, che fa arte, sulla persona che vede e di conseguenza, da quello che posso percepire anche dall’insegnamento e dalle performances che faccio, non può che non avere una ricaduta sul tessuto connettivo, con cui l’artista entra in relazione.

Una persona del pubblico che ha visto un mio spettacolo dal nome Shivoham di recente mi ha detto: “è uno spettacolo poetico – politico, perché c’è molta poesia, ma c’è molto sociale anche e c’è il tentativo di far vedere come questi aspetti siano connessi”. 

Io credo poi che un artista vero sia sempre, in qualche modo,  un rivoluzionario, perché deve fare un’opera di scavo talmente profondo dentro la propria anima e la propria essenza che non può prescindere da una rivoluzione al proprio interno. E fare rivoluzione al proprio interno vuol dire diventare portatori di un messaggio rivoluzionario anche verso l’esterno. A volte ci sono degli spettacoli che sono dichiaratamente sociali, altre volte non è dichiarato, ma il gesto è il gesto. Se quel corpo ha attraversato per arrivare a stare sulla scena o proporre quella particolare forma d’arte, quel tipo di rivoluzione, chiunque in qualche modo lo percepisce ed entra in risonanza con questo atto.

Ed ora vengo all’operazione della creazione del centro che stiamo portando avanti con l’Associazione NAD. Anche questa per me è un’operazione rivoluzionaria, a partire dal fatto che non siamo assolutamente più abituati ad opere collettive. Il risultato in quanto costruzione del Centro è assolutamente fantastico, ma ciò che è ancora più rivoluzionario per me è il processo attraverso cui stiamo arrivando a questo. È un processo di fiducia, coraggio, determinazione e forse una grande dose di testardaggine, perché è un progetto totalmente controcorrente. In una società che spinge fortemente verso l’individualismo, verso la protezione del proprio piccolo giardino, comprare una terra insieme e costruire un progetto comunitario, attraverso un’associazione, è già di per sé qualcosa di assolutamente utopico.

O rivoluzionario
O rivoluzionario! Penso che sia come quando metti su famiglia e decidi di mettere su casa, questo è molto simile, la differenza è che questa è una famiglia molto allargata, è la famiglia dei soci, che è una famiglia mobile, dove le persone entrano, si stabiliscono ma ne possono anche uscire. E’ una famiglia basata sulla fiducia, sulla progettualità, sul riconoscere obiettivi comuni, sul riconoscere anche  la possibilità che ci siano scontri e risoluzione dei conflitti, come in tutte le famiglie.
L’associazione è una forma meravigliosa ma anche molto difficile da abitare. Riconosco allo stesso momento che sia una delle forme sociali più forti, perchè se si sviluppa una coscienza allargata di un certo tipo, può avere davvero una lunga storia e quindi lasciare una bella eredità. Il fatto è che bisogna lavorare su questa coscienza allargata, su questa consapevolezza di essere parte  di qualche cosa che ci oltrepassa, che ci supera e che ci dovrebbe sopravvivere.

Mi ha colpito quando dicevi che una persona del pubblico ha definito quel tuo spettacolo poetico e politico e facevo un parallelo tra l’idea che il sociale dovrebbe essere già insito dentro l’arte, così come il sociale dovrebbe essere insito nel politico, quindi sono come dire realtà che dovrebbero viaggiare insieme, e ti chiedo: per te la verità è rivoluzionaria
(Sorride): c’è un termine sanscrito che è Sat,  traducibile con verità, ma  traducibile anche con la parola esperienza o realtà, quindi ti direi si, assolutamente. La cosa più rivoluzionaria è l’accettazione di Sat, che è quella con cui tutti noi facciamo più difficoltà a relazionarci. Non mi riferisco all’accettazione in senso di passività ovviamente.

Ti augureresti che questo progetto abbia come eredità Sat? Sarebbe un buon augurio, come eredità culturale, parlavi di eredità prima.
MMi piacerebbe molto che Sat si unisse alle altre due parole che vengono associate a Sat, che sono Cit e Ananda, che sono cioè, come nello spettacolo Shivoham viene spesso detto, una sorta di connubio, sempre presente, ma che sfugge alla nostra  mente, quando è piccola, quando non è aperta. L’arte ha questa capacità di aprire la mente, di far toccare, intuire la verità sotto l’apparenza, le tre parole che stanno insieme sono Sat-Cit-Ananda, cioè, Verità, Consapevolezza e Beatitudine e quindi sì, mi auguro che ci sia questo per il nuovo Centro, e non solo per il Centro, …per tutti noi. 

Un’ultima domanda. Quali sono gli appuntamenti dell’estate NAD che riguardano il Centro?
Questa estate come quella precedente e le prossime a venire i soci NAD saranno impegnati nel prendersi cura del Centro e della Terra. Abbiamo tanti piccoli grandi lavori da portare avanti come i muretti a secco, la cura delle piante, la sistemazione dei sentieri etc. Si tratta sempre comunque di momenti di Festa dove, alla fine, dopo la fatica, si suona, si danza, si parla e si condivide sempre del buon cibo. 
Poi abbiamo in programma due seminari intensivi dal titolo “Viaggio al Centro”. Saranno dei momenti dove ovviamente si potrà scoprire e vivere il Centro fisicamente ma anche interrogarci ed esplorare cosa voglia dire “Viaggiare al centro…” Viaggiare al centro sembrerebbe un ossimoro visto l’accostamento tra dinamismo e stabilità, moto e fissità. E’ un po’ come invitare a mettersi in viaggio senza allontanarsi, alla ricerca di quel centro di gravità permanente della nota canzone di Battiato. E poi il titolo di questi seminari è stato ispirato anche dal “Viaggio al centro della Terra“ di Jules Verne, uno scrittore che, pur avendo viaggiato pochissimo, è riuscito a comporre alcune tra le pagine più visionarie che siano mai state scritte. E i visionari sono anche loro dei rivoluzionari…vedono cose nuove e creano realtà nuove o forse semplicemente parallele. 

INFO: 
www.compagnianad.it
associazionenad@gmail.com
Fb: CompagniaNad

(Intervista a cura di Roberta Fonsato)

Ad Arezzo il teatro è giovane: al via il Festival partecipato

Dal prossimo 30 maggio fino al 2 giugno debutta l’Arezzo Crowd Festival, il Festival Partecipato del Teatro Giovane, che per quattro giorni regala alla città toscana una grande festa della cultura.

Un calendario molto articolato che propone circa quaranta eventi (tutti a ingresso gratuito) che spaziano da mostre di arti visive a incontri letterari, da performances a concerti, con più di venti partners coinvolti. Grande attesa per il Young Theatre Contest con 4 compagnie under 35 che si sfideranno sul palcoscenico del Teatro Pietro Aretino in un concorso teatrale, che verrà giudicato da una giuria in parte composta da professionisti, in parte popolare.

Creato da Officine Montecristo e realizzato insieme alla Fondazione Guido d’Arezzo, l’idea del Crowd Festival nasce un anno fa, con la costituzione di un comitato artistico di 70 giovani tra i 18 e 30 anni che hanno aderito al progetto da tutta Italia.

Sono loro che hanno scelto la linea artistica della manifestazione: dal tema della prima edizione “Contaminazioni”, all’immagine di riferimento della locandina “La Donna Iraniana” di Zahra Sadat Kiafar, fino alle compagnie partecipanti allo Young Theatre Contest. Sempre il comitato artistico ha curato l’organizzazione e la promozione del Festival attraverso corsi di formazione gratuiti offerti dai professionisti di Officine Montecristo e ha realizzato un blog che ha ormai una sua redazione indipendente.

Partecipazione e condivisione rendono l’Arezzo Crowd Festival un evento unico, che nasce dal basso e che, coinvolgendo un gran numero di persone, associazioni e istituzioni, porta alla scoperta di un nuovo pubblico e di artisti emergenti.

Oltre alla Fondazione Guido d’Arezzo e Officine Montecristo la prima edizione dell’Arezzo Crowd Festival è realizzata grazie alla partecipazione di Zero Spreco/Aisa Impianti.

Il programma di tutti gli appuntamenti è disponibile su: www.arezzocrowdfestival.it

“DeclinAZIONE”: concorso per studenti di fotografica consapevole

Torna il Contest “DeclinAZIONE” concorso fotografico nazionale riservato agli studenti delle scuole superiori e delle università italiane, promosso dall’associazione FotograficaMente Siena con il Comune di Siena che invita gli studenti a raccontare la realtà attraverso la “fotografia consapevole”. I ragazzi che vorranno partecipare hanno tempo fino al 15 maggio per presentare le opere. Il regolamento è consultabile su: www.fotograficamentesiena.it. 

La partecipazione è assolutamente gratuita e l’iniziativa, che riunisce fotografi che hanno al loro attivo percorsi artistici e professionali importanti, “vuole offrire occasione a chi usa il mezzo fotografico in modo quotidiano (soprattutto grazie alla frequentazione dei social network), di ripensare alla fotografia come un linguaggio affascinante e complesso che oltre a documentare, indagare e raccontare, può essere occasione di espressione concettuale, di confronto e di crescita”.

“Attraverso il concorso i ragazzi sono invitati ad esprimersi sul tema delle relazioni e dei rapporti trasponendo il proprio personale modo di interpretarlo nella concretezza di un’immagine. I più meritevoli avranno inoltre la possibilità di poter vedere esposte le loro opere alla Galleria Olmastroni”. Con il concorso “DeclinAZIONE”, la sfida a cui sono chiamati i giovani fotografi, “sarà quella di osservare con gli occhi, elaborare con la mente e declinare l’idea che ne scaturisce in una fotografia”.

Ogni partecipante può inviare un massimo di tre fotografie esclusivamente in formato digitale che potranno essere realizzate con ogni tecnica ed elaborazione. Le opere (obbligatoriamente in formato JPG dalle dimensioni minime di pixel 1200 nel lato lungo) dovranno essere inviate tramite wetransfer all’indirizzo: concorso@fotograficamentesiena.itentro le ore 23.59 del 15 maggio 2019.

Le fotografie saranno valutate da una giuria composta dai membri di Fotograficamente Siena. I vincitori, saranno premiati il 18 maggio 2019 nella sede espositiva di Palazzo Patrizi a Siena dove, nella Galleria Olmastroni, sarà allestita una mostra con le opere vincitrici e quelle ritenute più interessanti che resterà aperta al pubblico con ingresso gratuito fino al 1 giugno.

CIRCLE – Industria Scenica contro la dipendenza da “rete”

Industria Scenica, cooperativa di Vimodrone (MI) nata nel 2012, con l’idea di progettare e realizzare percorsi che integrano le arti performative con il sociale, la formazione con lo sviluppo personale, in stretta collaborazione con la rete De.ci.di. (Definirsi cittadini digitali) di cui è parte insieme al Centro di ricerca Cremit, Associazione Contorno Viola e Steadycam, ha partecipato (e vinto) al bando Bando Youth Bank-Prevenzione dipendenze 2017, promosso dalla Fondazione della Comunità di Monza e Brianza. Il progetto presentato denominato “Circle”  è stato studiato e pensato “per sensibilizzare i giovanissimi circa i fenomeni di subordinazione al mondo della rete e alla dipendenza degli strumenti elettronici, utilizzando la tecnologia in maniera innovativa e in modo da renderla effettivamente vantaggiosa, al fine dell’apprendimento, se utilizzata correttamente”.

La dipendenza dal web, dalle tecnologie e dai nuovi media “è uno dei fenomeni più caldi e chiacchierati della nostra attualità”. Gli educatori di Industria Scenica hanno lavorato con gli studenti del Liceo Banfi di Vimercate (MB) creando momenti di confronto per stimolare i giovani a reagire alla dipendenza tecnologica. Insieme, hanno utilizzato una videocamera a 360° per realizzare un video, un viaggio all’interno della rete tra schermi, social network e like. Dopo queste prime attività, il progetto è entrato a partire dal 16 maggio nella sua fase calda, con la diffusione del lavoro all’interno di altre scuole.