Category: In evidenza

Sentire il mondo con le dita…

Sono cieco dalla nascita, io non volevo fare l’artista, volevo solo conoscere il mondo in cui vivevo”. 

Esref Argaman nato nel 1953 è un pittore cieco (vittima di una mutazione genetica che lo ha privato della vista) di origine turca,  disegna sentendo le cose,  per riuscire a percepirle con la mente accarezza le forme del mondo. Usa il tatto, è così che capisce gli oggetti,  poi li trasforma in linee su una tavola da disegno tattile, realizzando i contorni con lo stucco che permette alle sue mani di percepire facilmente le linee del disegno.

Non usa pennelli, dipinge con le dita “sarebbe impossibile sentire la vernice sulle setole”.  Sentire il mondo con le dita ha annullato completamente la sua cecità: “nella mia mente vedo come chiunque altro” dichiara Armagan. Applica gli oli con le dita, un solo colore alla volta, poi aspetta due o tre giorni che asciughino prima di passare alla tonalità successiva. È riuscito a sviluppare un sesto senso che gli permette di dipingere, in modo straordinario tutto ciò che tocca con le mani, il risultato finale? Un’opera che anche i vedenti possono riconoscere. I suoi lavori sono stati esposti in Turchia, in Olanda e nella Repubblica Ceca.  (s.lup.)

Il sito di Esref Armagan: www.armagan.com

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Arte ed emozioni dal sociale – 17 aprile 2012

Arte ed emozioni dal sociale. Il teatro per l’educazione e l’inclusione

L’evento vuole essere un’occasione di incontro, riflessione e scambio fra le esperienze del teatro socio-educativo ed il circuito artistico-teatrale più tradizionale. Vi parteciperanno docenti, critici d’arte, direttori artistici e compagnie teatrali, rappresentanti di istituzioni ed enti locali.

Questo seminario rappresenta la prima tappa di un progetto che ha un duplice obiettivo: da un lato promuovere il teatro socio-educativo come prodotto culturale, dotato di valenza etica ed estetica oltre che terapeutica, dall’altro sostenere e coinvolgere il circuito artistico-teatrale tradizionale nel contrasto all’emarginazione ed allo stigma e nella sensibilizzazione sui temi dell’integrazione sociale e delle pari opportunità.

 

Arte ed emozioni dal sociale
Il teatro per l’educazione e l’inclusione

17 aprile 2012 _ ore 9,30 -17,00
Auditorium DMS – Via Azzo Gardino, 65/A – Bologna

Il Programma

Scritti da voi… “Beni culturali, beni comuni”

Architettura e arte, anime di una città

Cos’è un bene culturale? Cos’è il patrimonio culturale? Dal latino patrimonium, esso indica il lascito delle ricchezze del padre al figlio affinché egli le conservi, le valorizzi e, a sua volta, le trasmetta ai posteri. La ricchezza che passa da una generazione all’altra documenta la vita di chi ci ha preceduto. Il “bene” è fonte di valore ed è tale solo se è significativo per una certa cultura: racconta la storia di una civiltà, le abitudini di una comunità, ne costituisce il simbolo e rafforza il sentimento di identità. Ed è così da sempre! Basta pensare alla piazza, uno spazio che da secoli costituisce il fulcro della vita cittadina, il magnete che attira a sé e raccoglie le esperienze popolari… il luogo di incontri e di scambi in una cornice costituita la maggior parte delle volte da edifici ecclesiastici e di culto, palazzi signorili e monumenti commemorativi o di rappresentanza.

Per definizione il bene culturale è una testimonianza materiale avente valore di civiltà: pertanto è il popolo che si riconosce, che riconosce le sue radici e le sue origini nel bene culturale. Ci sentiamo legati al nostro patrimonio culturale molto più di quanto crediamo.

Da abruzzese che sono riporto l’esempio dell’orribile catastrofe che il 6 aprile 2009 ha duramente colpito la mia regione, in particolar modo la zona dell’Aquila, danneggiando e radendo al suolo moltissimi edifici culturali. Ebbene, mai, come dopo il sisma 2009,  il senso di appartenenza alla propria terra è stato così forte nella popolazione abruzzese: si è sentita la mancanza dei principali punti di riferimento, in quanto a venir meno sono stati i luoghi “simbolo” della vita cittadina, in cui le persone si riuniscono e svolgono gran parte della loro vita: il Duomo dell’Aquila, la basilica di S. Maria di Collemaggio, la Fontanadelle 99 cannelle, il Castello spagnolo e molti altri. Ad essere stati abbattuti non sono solo i singoli monumenti, ma l’intero impianto storico di una città capoluogo che, in quel centro storico, riconosceva la sua identità collettiva.

Concludo citando le parole dell’ex sindaco di Firenze, G. La Pira: “ Le città storiche sono delle incarnazioni, dove i caratteri formali dell’urbanistica e quelli ideali della storia si fondono insieme, per rendere un’unica testimonianza alla bellezza della vita e del bene comune. Tutelare e valorizzare la storia e l’arte di una città vuol dire salvaguardarne l’anima.”  ( Lorenza Fuina)

 

Scritti da voi… “Appunti sul sogno e sull’arte”

Sogno e arte: ‘spazio interiore che profuma di onirico’

Il mondo dell’arte è strettamente “dipendente” dalla dimensione del sogno e dalla visione. Sarebbe impensabile e folle, tanto più in una cartella, poter comprimere le intuizioni che gli artisti hanno sviluppato utilizzando il sogno e la visione onirica. Tutta la storia dell’arte è segnata dall’esteriorizzare della dimensione inconscia, già le tribù preistoriche tracciavano nelle grotte impianti simbolici e sciamanici che sfociarono in un’arte che oggi potremmo definire “paradossalmente” contemporanea.

Il grande poeta inglese William Blake (1757-1827) declamava così il vivere reale, “il mondo dell’immaginazione è il mondo dell’eternità“. Molti altri, tra cui parecchi  psicoanalisti e  simbolisti potrebbero asserire:  “che il mondo degli archetipi e dell’essere interiore è la vera proiezione della realtà che ci circonda”. Concetto tra l’altro attualissimo, che lambisce anche il terreno della fisica quantistica, così come quello della mistica occidentale.

Il “vedere” onirico fa parte della nostra cultura, del nostro impianto di essere umani. Il sognare non è un elemento accessorio dell’esistenza, bensì una parte fondante del nostro sonno quotidiano, senza la fase Rem, l’uomo non sarebbe in grado di scaricare “a terra” stimoli e pulsioni che lo comprimono nelle follie della vita quotidiana. Nella rappresentazione, in arte, il sogno e la visione onirica, raccontano e divengono escatologia simbolica, esorcismo del vivere, ‘psicomagia’ dell’esistenza.

L’elemento razionale  difatti ha preso sempre  più possesso nella nostra vita, ponendo così al confino l’emozione e il sentimento, la percezione  irrazionale, il principio fondante dell’esoterismo (delle cose nascoste). Tuttavia l’arte è preposta per sua natura ad essere realtà storica di avanguardia, contestualmente esonerata da vincoli che rendono invece altre discipline succubi e legate al quotidiano e al raziocinio.

Chi genera arte non può che “riconnettersi” a quello spazio interiore che profuma di onirico, l’arte di per sé è una visione che trascende il quotidiano, uno  spazio limbico inadatto alla concezione meccanicistica e logica dell’esistenza, molto invece più propensa al sogno lucido, all’emozione forte del risveglio. L’operare in arte e nella rappresentazione in genere, diviene  movimento inconscio e allo stesso tempo visionario. Il colore, le melodie, il ritmo, la poetica divengono “esseri” interiori sempre più lontani dal percepire conosciuto e dal contesto mondano.

Gauguin ad Haiti va a ricercare, esternandola in pittura, una primordiale purezza, un primigenio senso interiore dell’esistenza e, al contrario degli impressionisti si fa beffa dell’esteriorità delle cose e della luce, vive invece una sua dimensione onirica che gli permette di “vedere” e di rappresentare quasi ad occhi chiusi quel mondo che può esistere solo dentro di noi. Schopenhauer per sua natura invece concepisce “il mondo come volontà di rappresentazione“, mettendo in circolo quella visione artistica che risiede nella concezione estremamente personale e visionaria dell’esistenza. Il  noumeno per Schopenhauer, è  sogno personale e rappresentazione in sé.

Nel sogno e nell’arte c’è lo stesso minimo comun denominatore, la stessa creta che il sognatore-artista spalma attraverso la sua ‘proiezione astrale’ e personale, a volte in modo estremamente corretto senza né convenienza di parte, né tanto meno sviolinate scontate, così presenti e stridenti oggi nel mondo dell’arte contemporanea. (Jimmy Cerquetella)

La musica della vita

Seminari di MUSICOTERAPIA ANZIANI DISABILITA’

Calendario giornate di studio

I seminari vogliono essere un approfondimento intensivo sulla tematica Musicoterapia Anziani, Musica con Alzheimer, Parkinson, Musica come accompagnamento al termine della vita, Musica come attività in struttura in collaborazione con il settore dell’animazione, della fisioterapia con il lavoro degli operatori, in raccordo e collaborazione con i famigliari degli anziani. Questi percorsi formativi sono particolarmente indicati per musicisti, operatori del sociale, medici, infermieri, fisioterapisti, coordinatori di struttura, psicologi, studenti di scuole di musicoterapia di nazionalità italiana o straniera. Non vi sono limiti d’età. Non è richiesta una competenza musicale specifica di base. Gli incontri alterneranno attività laboratoriali ad attività didattiche frontali che in ogni modo saranno condotte con esemplificazioni video.

Al termine del corso verrà consegnato attestato di partecipazione.

I seminari per essere confermati devono avere almeno 7-8 iscritti. Nel caso si raggiungesse un numero di iscritti superiore al numero consentito (numero max iscritti differente nei vari appuntamenti) verranno programmate più date di incontri da concordare con la segreteria del corso.

Fin dagli anni 90 Roberto Bellavigna insegnante e musicista attivo in ambito concertistico lavora stabilmente in equipe all’interno di strutture geriatriche e nei centri con ragazzi disabili con progetti strutturati di musicoterapia. In questi contesti, nel contatto lavorativo settimanale con le varie situazioni, ha maturato un approccio musicale pratico e nel contempo analitico volto a rivalutare la risorsa empatica personale ed emozionale della musica come strumento che promuove obiettivi importanti quali la socializzazione, il recupero e il potenziamento cognitivo, l’attivazione e il supporto del movimento. Molte le collaborazioni formative in varie zone d’Italia sia in ambito progettuale che nel contesto scolastico e sociale. La casa di riposo “Rossi Sidoli” sede storica del lavoro di musicoterapia di Roberto Bellavigna è sede di incontri e di confronto verifica sulla tematica musica anziani che hanno prodotto negli anni Convegni, corsi di formazione e collegamenti con altre esperienze a carattere nazionale ed internazionale sul tema della valutazione in musicoterapia e sull’organizzazione di percorsi terapeutici musicali con anziani e malati di Alzheimer. Attualmente la rivista tematica www.musicoterapia-anziani.eu fondata da Roberto Bellavigna e di cui è direttore editoriale è punto di riferimento documentale e informativo sulla tematica in Italia ed all’estero. l corso vuole essere un approfondimento sull’utilizzo della musica nelle relazioni di aiuto in ambito geriatrico e scolastico nonchè nei centri ove sono ragazzi disabili. Allo Stage possono partecipare musicisti, operatori del sociale, medici, infermieri, fisioterapisti, insegnanti, coordinatori struttura, psicologi, studenti di scuole di musicoterapia di nazionalità italiana o straniera. Non vi sono limiti di età, non è richiesta una specifica competenza musicale specifica di base. Chi vuole portare con sè strumenti musicali personali di proprio gradimento è invitato a farlo.

Per aggiornamenti sulle date e i luoghi
www.musicoterapia-anziani.eu