Cultura e buoni rapporti umani: antidoti alla crisi
Gli italiani hanno “fame” di bellezza purché sia autentica, una bellezza legata al paesaggio in cui si vive, alla qualità dei rapporti interpersonali. Bellezza come strumento di crescita socio-culturale ed economico. Motore di ripresa e possibilità. Forza e identità nazionale
“Se lei fosse il Presidente del Consiglio in cosa investirebbe?”. Alla domanda posta dal Censis nella seconda ricerca su “Gli italiani e la bellezza” (gennaio 2012) promossa dalla Fondazione Marilena Ferrari e sostenuta da FMR-ART’E, il 32,6% dei cittadini ha risposto: nella cultura. Per gli intervistati la bellezza “ha una forza in grado di salvare il mondo”, questo è il comune sentire di uomini e donne, di ogni area geografica del paese. Il 70% dà un valore educativo alla bellezza e crede in un legame tra etica ed estetica, per loro ad esempio “vivere in un posto bello aiuta a diventare persone migliori”. La vera bruttezza è quella che coinvolge tutta la società e gli italiani annoverano tra le cose più brutte del 2011: il degrado politico; le espressioni volgari; i linguaggi tracotanti e la violenza verbale.
Il patrimonio artistico e quello umano
Il patrimonio artistico italiano è considerato da molti una “linfa a cui attingere per ritrovare orgoglio, voglia di fare, speranza e gusto della vita”. Le bellezze dell’Italia rappresentano ‘un potenziale business’ per il 10% delle persone e per il 41,3% “il punto da cui ripartire per rilanciare il paese”. Per il 27% del campione Censis rappresentano “la nostra forza e identità nazionale”.
Ma è possibile calcolare quanto vale il bello? Secondo il Rapporto annuale Federculture 2012 “Cultura e sviluppo. La scelta per salvare l’Italia”, nel 2011 la spesa delle famiglie per ricreazione e cultura è stata di quasi 80 miliardi di euro (più del 2,8% rispetto al 2010). A ferragosto 2012 i musei statali hanno registrato in un anno un aumento degli ingressi del 4,5% e del 16% degli introiti.
La moltitudine silenziosa di belle persone
La bellezza è un valore legato anche alla realtà delle relazioni interpersonali. Siamo un popolo che sa stare insieme. La forza che muove il paese sono i rapporti umani che per gli italiani risultano positivi. Il 60% infatti, considera belli i rapporti tra le persone che “si conoscono”. Positivi e favorevoli giudizi anche su quei rapporti che intercorrono quotidianamente tra persone che “non si conoscono”, ossia quelle che si incrociano quotidianamente per strada, nei negozi e sugli autobus. Una fiducia reciproca di cui nessuno parla “fatta di piccoli gesti quotidiani e minuti, di piccole gentilezze, ma anche di controllo sociale, di attenzione e vigilanza”. Gli italiani sono buoni, ne è convinto il 35% dei cittadini, la percezione della bontà delle persone aumenta (38,8%) quando la domanda fa riferimento ad esperienze direttamente vissute e a persone conosciute. Il 35,8% si ritiene sempre pronto a prendersi cura del bene comune, il 52,6% ammette che l’attenzione al bene comune ‘non è totale’ ma che ‘spesso’ se ne ricorda e se ne prende cura.
Bisogno di autenticità per ritrovare la “direzione in cui muoversi” e soprattutto per “dare riconoscimento a tutte quelle persone che con la loro bella esistenza, spesso silenziosa, contribuiscono alla bellezza del mondo”. Investiamo sull’umano esistere, sulla forte presenza culturale, sull’eternità dell’arte. (s.lup)