Si apre venerdì 8 aprile a Treviso negli spazi Bomben (via Cornarotta 7, ore 17.30) la mostra fotografica Io non odio/Ja ne mrzim. La storia di Zijo, di Andrea Rizza Goldstein.
Realizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche con la collaborazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, la mostra/reportage nasce grazie a un lavoro di conoscenza e a un’amicizia fraterna instaurata nel 2011, nell’ambito della Settimana Internazionale della Memoria organizzata in Bosnia-Erzegovina dalla stessa Fondazione Langer.
Zijo Ribić è miracolosamente sopravvissuto alla strage della sua famiglia e di tutti gli abitanti di Skocić, piccolo villaggio della Bosnia orientale, avvenuta nel luglio 1992. È il primo rom che ha portato in tribunale la questione del genocidio subito dal suo popolo durante la guerra in Bosnia-Erzegovina.
Il reportage è un long-term project, che attraverso trenta immagini in bianco/nero, scattate tra il 2013 e il 2016, racconta la storia di Zijo. «La sua battaglia per la verità e per la giustizia, la sua attenzione a definire con precisione le responsabilità senza generalizzare e soprattutto la sua scelta di perdonare hanno aperto nuove prospettive nel difficile tentativo di dialogo e confronto con il passato – afferma Andrea Rizza Goldstein – La sua storia e il suo messaggio hanno costruito dei ponti e hanno avuto la potenza, concreta, basata sulla tragedia vissuta, di dimostrare che è possibile non odiare».
La mostra si inaugura con un incontro pubblico che, con Zijo Ribić e Andrea Rizza Goldstein (Fondazione Alexander Langer Stiftung, Bolzano), coinvolge il giornalista Alberto Bobbio e la sociologa Nataša Kandić (Humanitarian Law Center, Belgrado). «Io non odio/Ja ne mrzim sono le tre parole di Zijo Ribić alle quali maggiormente teniamo – afferma Patrizia Boschiero, che segue questo lavoro in Fondazione Benetton – che ogni volta ci sorprendono e ci sfidano, e rinforzano la voglia di raccontare la sua storia, di sostenerlo nel dare voce alla sua battaglia per la verità e la giustizia, e per la dignità dell’essere umano».
Organizzata nel solco della campagna culturale del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2014 conferito ai villaggi di Osmače e Brežani, Srebrenica, Bosnia-Erzegovina, la mostra è dedicata a Ismet, Ševka, Zlatija, Zijada, Suvada, Almasa, Ismeta, Zlata e Sabrija, i genitori, le sorelle e il fratello di Zijo; è accompagnata da un quaderno con una selezione delle fotografie e alcuni testi che, con la sua storia, affrontano il contesto della guerra in ex-Jugoslavia degli anni novanta e la questione delle “pulizie etniche” e dello slow motion genocide. Tra gli autori anche Irfanka Pašagić (Tuzlanska Amica/Premio Internazionale Alexander Langer 2005), Nataša Kandić (Humanitarian Law Center di Belgrado/Premio Langer 2000), Valentina Gagić (Adopt Srebrenica), Bekir Halilović (Adopt Srebrenica).
La mostra resterà aperta da sabato 9 aprile a domenica 1° maggio 2016