L’arteterapia per ricostruire, dopo il sisma, “i propri luoghi interiori”

Dopo i Comuni di Norcia, Sellano e Vallo di Nera è arrivata anche a Cascia ed Amatrice (dal 31 luglio al 5 agosto) per poi terminare il suo primo viaggio nel Comune di Preci (dal 28 agosto al 2 settembre) la tappa del Tour “Ricostruiamo i nostri luoghi”, l’”intervento itinerante di ArtTherapy rivolto a gruppi di bambini e adulti che vivono nei paesi colpiti dal terremoto del 2016″. Il percorso, che prevede 6 tappe ognuna di 5 incontri (dal lunedì al venerdì) è ideato dall’arteteraputa Monica Grelli dell’associazione di arteterapia “Tra” in collaborazione con l’associazione “Lumi no-profit” nata per valorizzare il territorio di Sellano (PG).

L’arteterapia è di grande supporto, aiuta a comunicare attraverso i canali espressivi emozioni, ansie e paure, è uno strumento che si rivela utile sia con gli adulti ma soprattutto con i bambini. Nelle tappe precedenti la partecipazione ha superato le aspettative, diverse famiglie hanno aderito alle attività, per provare, con l’aiuto dell’arte “a elaborare e affrontare i traumi legati al sisma”. E questo vuole fare l’ArtTherapy Tour: “aiutare le persone a ricostruire i propri ‘luoghi interiori’ attraverso due esperienze artistico-estetiche diverse, entrambe utili allo sviluppo della consapevolezza e del senso di realtà, nei bambini e negli adulti di riferimento”.

“Distruggere per creare”. “Esperire la rabbia e la forza all’interno della relazione terapeutica e in una condizione di sicurezza aiuta i partecipanti a nominare e ad elaborare, durante il processo artistico, vissuti altrimenti difficili da esprimere” si legge nella presentazione del progetto. Gli incontri si svolgono all’interno di spazi comuni, (ludoteche e in ambienti messi a disposizione delle associazioni o dalle amministrazioni). La prima parte delle attività, dal titolo “Distruggere per creare” (esperienza collaudata da due anni nel lavoro che Monica Grelli svolge insieme ai bambini delle Scuole Primarie di Perugia) “aiuta a riattualizzare un evento traumatico come il terremoto”.

Per chi ha vissuto e vive nei luoghi terremotati, la casa è anche ciò che “si è rotto o perduto e il poterla costruire diviene espressione anche di desideri, di sogni e di possibilità di intervento sulla realtà”. La seconda esperienza  è quindi dedicata a questo: alla modellazione dell’argilla finalizzata alla costruzione di un “Villaggio sicuro che, metaforicamente, corrisponde al luogo nel quale stare bene, individualmente o in collettività”. Il “Villaggio” spiegano le arteterapeute “rappresenta l’insieme delle case interiori di ognuno, trasmettendo con forza il senso di comunità e di appartenenza, in opposizione all’atteggiamento difensivo post traumatico che induce all’isolamento”. (slup)

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