COMUNITA’ DI CAPODARCO
Capodarco di Fermo (FM)
Nel natale del 1966 un piccolo gruppo di tredici persone disabili e un giovane prete, don Franco Monterubbianesi, decidono di cominciare l’avventura di una vita in comune in una vecchia villa abbandonata a Capodarco di Fermo nelle Marche. Rapidamente molti altri ragazzi e ragazze volontari e altri giovani disabili scelgono di vivere in comunità. Dai tredici membri iniziali si passa agli oltre cento del 1970. Passano ancora pochi anni e la Comunità assume una dimensione nazionale. Nascono le Comunità di Sestu, Fabriano, Gubbio, Udine, Lamezia Terme, Roma.
Oggi la Comunità è presente, in Italia, in 14 città e 11 regioni, di essa fanno parte centinaia di persone tra comunitari, ragazzi impegnati nel servizio civile, operatori sociali, volontari. Recentemente la Comunità si è allargata fuori dai confini nazionali, dando vita alla Comunità Internazionale di Capodarco (CICa), un’organizzazione non governativa di solidarietà, che si propone di dare risposte ai problemi dei poveri e degli emarginati di tutti i continenti: soprattutto in Ecuador, Guatemala e Albania, con l’attenzione prevalente ai disabili.
CASA DI MATTONI
Monteleone di Fermo (Ascoli Piceno)
Fra stare e abitare c’è una grande differenza. Lo stare ha a che fare con una scarsa o nulla proprietà (non solo materiale) dello spazio da parte di un individuo con una anomia o anonimia dello spazio rispetto a quell’individuo che su detto spazio non ha potere decisionale né materiale né simbolico. L’abitare ha a che fare con un grado sempre più evoluto di proprietà (non solo materiale) dello spazio in cui si vive, un grado di contratualità elevato rispetto all’organizzazione materiale simbolica degli spazi, degli oggetti, alla loro condivisione effettiva con gli altri.