“Scrivo dunque sono”. Reading poetico letterario (29 marzo 2013)

1-c5b25adf73Affermare la propria esistenza, in un mondo dove le persone che vivono ai margini si muovono invisibili tra le strade della nostra città. Questo è lo spirito che ha dato impulso a  “Scrivo dunque sono” il reading poetico letterario realizzato al Centro Polifunzionale “Train de Vie” di Pescara che avrà luogo per la prima volta nelle Marche, venerdi 29 marzo alle ore 18,00, presso la libreria Rinascita di Ascoli Piceno. L’iniziativa si svolge in collaborazione con l’associazione On The Road Onlus e la fondazione Carisap di Ascoli Piceno nell’ambito del progetto PartecipAttivi.

L’evento è l’occasione per proporre a tutta la cittadinanza gli elaborati più significativi frutto dei laboratori di scrittura creativa promossi nell’ambito del progetto “Violence in Transit” e realizzati al Centro Polifunzionale “Train de Vie” di Pescara. Da diversi anni “Train de Vie” presente nella zona circostante alla stazione ferroviaria di Pescara si occupa di marginalità e nello specifico di persone senza dimora, donne vittime di tratta e in particolare giovani coinvolti in fenomeni di violenza legati a spaccio di droga, prostituzione, devianza urbana.

I testi sono stati scritti da un gruppo eterogeno di utenti del Centro, grazie ai contatti presi e al lavoro di strada svolto dagli operatori del progetto “Violence in Transit”, i ragazzi sono stati avvicinati ed è stato loro proposto di partecipare ad attività di animazione e aggregazione del Centro “Train de Vie”. Il tratto, lo scrivere, è la prova che essi non hanno abbandonato la vita, i legami, la loro storia. È una prova tangibile della loro voglia di esperire nuove relazioni, di comunicare, di sentirsi vivi. Un modo per  sensibilizzare e testimoniare, e per esprimere e portare alla luce risorse e competenze.

Nello specifico l’evento prevede la lettura e la drammatizzazione di alcuni scritti dei partecipanti ai laboratori da parte del regista e attore Lorenzo Marvelli in collaborazione con l’attrice Ida D’Andrea della compagnia Errori di Trasmissione e con l’accompagnamento musicale al piano di Massimiliano Elia.

Scrivo dunque sono
Reading poetico letterario

29 marzo 2013 ore 18:00
presso Libreria Rinascita di Ascoli Piceno
– Ingresso gratuito –

Fonte: On the Road onlus

Viaggio a Hogeway, la città dei senza memoria

Alzheimer: viaggio a Hogeway, la città dei senza memoria

Siamo a Demenzaville: una casa di cura, nei Paesi Bassi, ideata come un villaggio stileTruman show. Sul set gli abitanti, malati. Dietro le quinte, assistenti che fanno da camerieri, commesse, parrucchieri…L’inchiesta pubblicata su Panorama

di Chiara Palmerini

Una lobby con la reception, la piazzetta, la strada principale bordata di tigli e vasi di ortensie da cui partono i vialetti di case col giardino o la veranda, un ristorante dall’arredo minimalista, un piccolo supermercato, il parrucchiere, l’ambulatorio del medico. Villaggio turistico? Quartiere residenziale? Improbabile che chi arriva qui senza sapere riesca a indovinare. Benvenuti aDemenzaville, la città dei senza memoria. Questo paese in miniatura ai margini di Weesp, cittadina a un quarto d’ora di treno dal centro di Amsterdam dove si produceva il cacao van Houten, è una casa di cura per malati di Alzheimer. Chi vive qui è demente, questo il termine usato dalla medicina, e probabilmente non si rende neppure conto di trovarsi in un ambiente protetto dove le persone che aiutano a pulire o a far da mangiare, la cassiera del supermercato, la parrucchiera, sono infermiere, badanti, assistenti pagate per sorvegliarle e accudirle. Una finzione? Una messinscena a uso e consumo di chi è ormai inconsapevole di sé e del mondo?

Tutto l’articolo è consultabile dalla Fonte: http://scienza.panorama.it/salute/Alzheimer-viaggio-a-Hogeway-la-citta-dei-senza-memoria

8 marzo. In ricordo delle donne a cui qualcuno ha fatto “la festa”

© Sabrina Lupacchini/Sasette

“LIQUIDATE”…per sempre

MOGLI MADRI COMPAGNE…DONNE UCCISE IN ITALIA.

Oltre 124 vittime solo nel 2012, 127 nel 2011, 157 nel 2010, 173 nel 2009…

Il posto più pericoloso? Le mura domestiche…
Gli assassini? Persone con cui si hanno relazioni intime…. (mariti o compagni per intenderci…)
Sia autori che vittime per l’80% italiani…
Quasi la metà delle vittime aveva subito precedenti violenze dal partner o dall’ex che poi le ha uccise…

Biomusica: conferenza pratica e gratuita

181006_10200728803525477_1195330859_nCONFERENZA PRATICA GRATUITA DI BIOMUSICA.
con la partecipazione speciale del CORRADINI ( QUASI) TRIO.

Sabato 9 marzo 2013
Ore 18.30
Sala Acruto Vitali ( ex lavatoi) -S.S 16 e Via Adda – Porto S. Giorgio-Fm

Incontri umani sulle corsie degli ospedali: io e Vittoria

Quando il lavoro è fatto ad ‘arte’…

Sabrina Girotti è una terapista della riabilitazione, lavora presso una struttura sanitaria pubblica, ma Sabrina prima di tutto è una donna che ama il suo mestiere. Una donna con anni di formazione alle spalle, ricerca e approfondimento, che non si è fermata alla formazione classica ma ha saputo cogliere anno dopo anno quello che, ricerca umana e scientifica, proponevano nel tempo che cambiava Accogliente, ironica, spesso battagliera, Sabrina ha sempre accompagnato all’esperienza, una forte passione per il proprio lavoro e per le persone con qui quotidianamente è venuta in contatto, principalmente anziani. Le abbiamo chiesto di proporci qualche racconto, di segnalarci in maniera semplice e vera quegli incontri quotidiani della terapista-professionista-donna non con i pazienti ma con le persone, uomini e donne, pieni di vissuti, paure e sentimenti.

Molti anziani hanno un linguaggio duro a volte espressioni colorite, scandite da parolacce, che sono più un intercalare che una vera e propria imprecazione, non le abbiamo omesse perché appartengono al naturale e personale linguaggio che contraddistingue anche il tono caratteriale della persona che si ha davanti, le abbiamo accompagnate da alcuni puntini… come fossero BIP tra le parole. Per motivi di privacy i nomi delle persone saranno inventati. Tutto il resto è realtà. Buoni incontri. (s.lup)

 

Vittoria “non mi ammazzo perché mi vergogno!”

Dal racconto di Sabrina Girotti

mani1Da tempo scrivo frasi e racconti delle persone che vengono ricoverate nel centro presso il quale lavoro. A quale scopo chiedo a me stessa, forse è perché sono curiosa, o forse, perché vorrei rimanessero i loro ricordi. Allora, perché non provare a trasmetterle anche agli altri? Provo!

Vittoria. Nome regale, ma lei di regale ha solo il naso imponente, che la fa assomigliare ad una strega buona. Anche se poi non è nemmeno tanto buona. I suoi modi sono molto bruschi, diretti, autoritari, le parolacce naturali. E dette da lei sembrano proprio naturali. Affetta da una grave demenza ha gravi disturbi di attenzione, di memoria e di linguaggio.
“Voglio mangiare..quella..quella che assomiglia alla neve” traduzione “ricotta”. “Ho mangiato…c…o” con relativo gesto, traduzione “banana”. Non vuole essere accompagnata in bagno dagli infermieri ma solo dalle infermiere. Quando si tocca la testa e dice “Oddio” provo una tenerezza immensa e penso “che brutto deve essere avere un vuoto in testa e non riuscire a mettere i pezzi insieme”. E ancora, che tenerezza vederla gioiosa quando vede la mia collega, è raggiante, commovente. Dove non arriva con la ragione arriva con il cuore. Sente di chi può fidarsi, anche se non ricorda il nome. Seduta sulla carrozzina, piegata in avanti si piazza sempre sull’arco della porta della palestra. Le tasche della vestaglia – fatta da lei – sono piene di bigliettini con i nomi delle persone che la rassicurano. E sì, perché ha bisogno di essere continuamente rassicurata, avendo perso ogni punto di riferimento spaziale e temporale. Dopo vari giorni che non vedeva il figlio perché ammalato, appena lo ha rivisto è rimasta letteralmente a bocca aperta e poi ha pianto. I giorni seguenti non ha fatto altro che dire “se è siccu, se è siccu” (traduzione quant’è magro).

La notte non dorme e di pomeriggio fa qualche piccolo sonnellino in carrozzina, non vuole mettersi a letto perché teme che poi non verrà alzata. E vi assicuro a nulla valgono le rassicurazioni della sua “amata” Giovanna. E’ vedova da molti anni, ma quando nomina il marito dice “quant’è bello!” e si commuove. A volte indossa una vestaglia alla quale sono applicati fiorellini colorati fatti ad uncinetto. “Che belli che sono questi fiorellini” le dico e mi risponde “li ho messi per coprire le bruciature di sigarette”.
Un giorno si è svegliata dicendo che le erano state rubate le sue cose e allora porta a noi terapiste, i pantaloni della tuta, le canottiere, le mutande, per farcele nascondere ed anche in questo caso non riusciamo a farle cambiare idea e allora non ci resta che “nascondere” le sue cose. Pericoloso farle domande “dove sei stata?”, “a lavarmi la f..a”. Lo dice con una tale spontaneità che sembra l’unico modo appropriato.

E’ golosa di mandarini e di tramezzini, ma mentre i primi le vengono portati dal figlio per i secondi se li fa comprare di nascosto da una signora, perché il figlio non vuole.
Ripete spesso che vuole andare a casa e quando le viene comunicato il giorno non se lo dimentica. E’ contenta ma nello stesso tempo preoccupata e in certi momenti disperata. Ed è proprio in uno di questi momenti che afferma “non mi ammazzo perché mi vergogno!” Che dire, altro che studi di filosofia… E’ stata dura lavorare con la sua presenza costante. Ma ora ne sento la mancanza.