“Ho sempre guardato le cave come immense cicatrici del nostro paesaggio.
Quando iniziai a interessarmi ai paesaggi attorno ai luoghi di estrazione
non avevo minimamente sospettato che l’oggetto della mia indagine
sarebbe diventato motivo della mia ammirazione.” Stefano Cioffi
L’Ordine degli Architetti di Roma e La Casa dell’Architettura presentano la mostra fotografica di Stefano Cioffi, “Lo sguardo sottratto”. L’esposizione, che raccoglie 22 scatti inediti, si terrà presso il complesso monumentale dell’Acquario Romano (Piazza Manfredo Fanti, 47) a Roma con apertura al pubblico dal 9 al 23 maggio 2024, dal lunedì al sabato dalle ore 10 alle 19.
Lo sguardo sottratto è un progetto espositivo che racconta il paesaggio attorno alle le cave italiane, da nord a sud, dal Trentino alla Sicilia, realizzato in collaborazione con il Master di Paesaggio OPEN del Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre.
Crateri, voragini, gallerie, trasformazione dello spazio e della materia. Le cave sono parte di un paesaggio che da secoli modella i volumi della terra creando relazioni diverse fra le forme di quel luogo, dall’azione dell’uomo sono sorte tante, diverse architetture naturali che oggi noi tutti riconosciamo come elementi caratterizzanti e unici di quei luoghi. Pensiamo semplicemente ai terrazzamenti delle Alpi Apuane, alle architetture di Favignana, alle scene dantesche della val di Cembra, ogni trasformazione ci regala un’allusione diversa.
Il paesaggio delle cave diviene così un universo di suggestioni dove la natura e l’opera umana si fondono in una danza eterna tra creazione e sottrazione. Le cave, con le loro pareti scolpite e le profondità che si aprono verso l’ignoto, offrono un’esperienza visiva e sensoriale unica, invitando chi le osserva a immergersi in un mondo di meraviglia e mistero. È proprio questa la linea narrativa di Stefano Cioffi, raccontare il passaggio da luogo di scarto a luogo dal fascino insospettabile.
I LUOGHI. Asiago (VI), cave di marmo rosa; Trani (BAT), cave di pietra di Trani; Favignana (TP), cave di tufo; Vitorchiano (VT), cave di peperino; Custonaci (TP), cave di marmo; Duino Aurisina (TS), cave di marmo; Carrara (MC), cave di marmo; Tivoli (RM), cave di travertino; Apricena (FG), cave di marmo; Riano (RM), cave di tufo; Sambuca di Sicilia (AG), cave di tufo; Nepi (VT), cave di tufo; Val di Cembra (TN), cave di porfido; Arzachena (SS), cave di marmo.
Come racconta la curatrice della mostra Maria Grazia Cianci: “Le sue fotografie raccontano proprio l’ambivalenza di questi paesaggi fuori dal comune, sono anche capaci di evocare altri luoghi e trasportarci indietro nel tempo. Osservando le sue foto sembra di rivivere ambientazioni orientali, o di sentirci immersi in siti archeologici, o in luoghi lontani o in architetture della classicità antica. Le geometrie che le immagini mettono in risalto sono gli assi cartesiani della cultura di quel luogo, il passato e il presente, stratificazione della sua storia, ricchezza inestimabile da abitare e godere con gli occhi della nostra contemporaneità.”
Aggiunge Stefano Cioffi: “Ho fotografato cave italiane in tutto il Paese. Distanze enormi, sentimenti identici. La mano dell’uomo ha scavato, ha tolto, ha sottratto, ha violentato la terra e trasformato quegli orizzonti. Entrando dentro queste ferite sanguinanti ho capito che la natura ha previsto non solo un passato, la natura ha previsto anche un presente, e un futuro in costante evoluzione. Il luogo di cava ha un suo corso di vita, c’è un prima, c’è un dopo. Terminata la vita passiva sotto l’esercizio di controllo aggressivo dell’uomo, la terra sventrata e abbandonata riprende una vita propria, attiva, rinasce dalle sue polveri, si trasforma e ricompone un palcoscenico tutto nuovo”.