Category: Luoghi ‘comuni’

Giornata contro la violenza sulle donne: “Il Tempo delle Farfalle” mostra dedicata alle sorelle Mirabal

In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, dal 25 novembre 2016 al 4 gennaio 2017, la Casa della Memoria e della Storia di Roma, attraverso biografie, foto, poesie, arte e testimonianze racconta “Il Tempo delle farfalle” donne fuori dal tempo che cambiarono la storia del proprio paese, la Repubblica Dominicana. Diventata simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, la storia delle sorelle Mirabal, “Le Farfalle” (Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa) “è un racconto di resistenza, liberazione e rivoluzione, parole chiave che hanno segnato fino all’ultimo istante le loro vite brutalmente interrotte dai servizi segreti militari del Dittatore Trujillo il 25 novembre del 1960, data nella quale, in loro ricordo, è stata istituita dall’Onu la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne”. Nell’ambito della mostra verrà proposta una selezione di opere del Maestro Dominicano German Pérez, considerato uno dei massimi esponenti del panorama artistico della Repubblica Dominicana,  tra cui il celebre dipinto intitolato “Amén de Mariposas”, che ritrae con il suo stile inconfondibile proprio le sorelle Mirabal.

La vita delle tre sorelle è stata narrata dalla scrittrice Julia Alvarez nel romanzo omonimo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek. Nell’ambito della mostra sono previsti 2 appuntamenti: il 2 dicembre con il dibattito “Le Donne Migranti e La Violenza di Genere” ; il 9 dicembre, incontro con la storia delle sorelle Mirabal, a cura della Onlus “Promueve RD” e a seguire la proiezione del film “La Rivoluzione delle Farfalle” di Mariano Barroso.

La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale Dipartimento Attività Culturali, è a cura di Mirtha Racelis Mella e Luna Julissa Martone per L’Associazione Culturale “ProMueve RD Onlus”

CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA , via San Francesco di Sales, 5 – Roma – Tel. 060608 – 06.6876543.

unnamed
(slup/sabrina lupacchini)

Deepen Dance-Progetto Habitat. L’espressione di sé attraverso il ritratto fotografico

Deepen Dance – Progetto Habitat “un percorso di esplorazione ed espressione di sé attraverso la componente educativa ed il ritratto fotografico”,

di Erika Stefanelli e Irene Pittatore

Deepen Dance. Serie fotografica di Irene Pittatore, 2016. Dal laboratorio Consapevolezza di sè attraverso la fotografia, con la conduzione educativa di Erika Stefanelli

Deepen Dance. Serie fotografica di Irene Pittatore, 2016. Dal laboratorio Consapevolezza di sè attraverso la fotografia, con la conduzione educativa di Erika Stefanelli

“Il servizio Consapevolezza di sé attraverso la fotografia” nasce dalla sinergia di un’artista e di un’Educatrice Professionale ed è rivolto ad anziani, adulti e ragazzi, anche con disabilità, che desiderino sviluppare un percorso di esplorazione ed espressione di sé attraverso il ritratto fotografico.

L’esperienza, che può svolgersi in forma individuale o di gruppo, anche a supporto di servizi sanitari ed educativi, ha come obiettivi la promozione della cura della persona e l’innesco di processi di consolidamento dell’autostima e del proprio benessere; oltre a offrire occasione di discussione e confronto sulla bellezza intesa come espressione generativa e non normativa, come esperienza di liberazione o di riappropriazione del proprio immaginario e delle proprie attitudini, come forza capace di accogliere contraddizioni ed esprimere complessità.

Il progetto Deepen Dance, svolto a Torino presso il Centro Socio-Riabilitativo di Alcologia 3D (Dipartimento Dipendenze 1, ASL Torino 2) e a Boves presso Emmaus Cuneo (Associazione di volontariato che gestisce una comunità per persone in difficoltà), è stato il primo laboratorio con Progetto Habitat che ha concretizzato questi intenti.

Il titolo, nel suo richiamo fonetico al termine dependence, allude a un percorso di consapevolezza e all’esplorazione del potenziale creativo di un gruppo di pazienti coinvolti in un percorso di cura della dipendenza dall’uso dell’alcol.

Un’esperienza sorprendente, che ha regalato a noi tutti un incanto imprevisto attraverso la relazione di fiducia e messa in gioco dei partecipanti: in soli tre incontri siamo riusciti a intenderci profondamente e a costruire le condizioni per lavorare sul set con fiducia e coraggio, dando giusto equilibrio tra la valenza artistica e quella educativa.

I protagonisti sono stati una squadra capace di attenzione e rispetto, curiosità e voglia di mettersi in gioco, cercando di mettere in scacco dubbi ed esitazioni; un gruppo fortemente empatico, in cui è possibile sentire e creare una forte circolazione di energia avvicendandosi nella conversazione e nel rispetto del conduttore.

Considerati gli esiti di questa esperienza, con i pazienti e l’equipe di operatori abbiamo valutato di replicare, a partire da novembre 2016, in versione annuale/lungo termine.”

Di seguito le interviste dei partecipanti.

 

MARCO
1) Cosa hai pensato quando ti hanno proposto di fare un laboratorio avente come tema la bellezza e il ritratto fotografico? Il tuo pensiero è cambiato nel corso dell’esperienza?
Ho pensato di non venire bene nelle foto, ma al contempo sapevo che non mi importava realmente.

2) C’è qualcosa che ti ha preoccupato durante l’attività? E qual è invece il momento che ti ha fatto sentire maggiormente a tuo agio?
Probabilmente ero preoccupato della presenza di altre persone, mentre è stato il set fotografico a mettermi a mio agio.

3) Cosa ha significato mettere in gioco il tuo corpo, anche attraverso l’interazione con altre persone (gli altri partecipanti, i tuoi Educatori, la fotografa)?
Durante gli scatti fotografici è stato come fare molto esercizio fisico! Abbiamo fatto molta fatica con quelle balle di vestiti…

4) Questa esperienza ti ha aiutato a capire meglio qualcosa di te?
No.

5) Cosa dicono di te le immagini che ti ritraggono? Un aggettivo per definire te stesso nelle foto.
Inquieto.

6) Parteciperesti a un altro laboratorio? Perché?
Sì, parteciperei nuovamente per mettermi in gioco.


PINA
1) Cosa hai pensato quando ti hanno proposto di fare un laboratorio avente come tema la bellezza e il ritratto fotografico? Il tuo pensiero è cambiato nel corso dell’esperienza?
Onestamente non mi sono illusa né mi sono montata la testa sebbene il tema fosse la bellezza e il ritratto.

2) C’è qualcosa che ti ha preoccupato durante l’attività? E qual è invece il momento che ti ha fatto sentire maggiormente a tuo agio?
Non c’è stato nulla che mi abbia preoccupato e sono stata bene grazie alla presenza del mio gruppo, le persone che con me hanno fatto questa esperienza.

3) Cosa ha significato mettere in gioco il tuo corpo, anche attraverso l’interazione con altre persone (gli altri partecipanti, i tuoi Educatori, la fotografa)?
In realtà non ho messo in gioco il mio corpo, bensì ho messo in evidenza emozioni e sensazioni che sentivo in quel momento.

4) Questa esperienza ti ha aiutato a capire meglio qualcosa di te?
Mi ha aiutato a capire che bisogna mettere in mostra quello che hai dentro, quello che tieni nascosto.

5) Cosa dicono di te le immagini che ti ritraggono? Un aggettivo per definire te stesso nelle foto.
Dicono che se stai bene con te stessa riesci a mettere in risalto la tua spontaneità e la tua bellezza, diversamente non mostri nulla.

6) Parteciperesti a un altro laboratorio? Perché?
Sì, perché per me è stata una bella esperienza e la rifarei nuovamente con gli altri componenti del mio gruppo.


MIHAI (ha presenziato all’incontro della sessione fotografica)
1) Cosa hai pensato quando ti hanno proposto di fare un laboratorio avente come tema la bellezza e il ritratto fotografico? Il tuo pensiero è cambiato nel corso dell’esperienza?
Inizialmente non ho compreso bene cosa avremmo fatto, ma durante la realizzazione e soprattutto al termine degli scatti fotografici  ho capito bene.

2) C’è qualcosa che ti ha preoccupato durante l’attività? E qual è invece il momento che ti ha fatto sentire maggiormente a tuo agio?
Non c’è stato nulla che mi abbia preoccupato perché eravamo tutti insieme in allegria. Sono stato bene e mi è piaciuto quando ho preso i vestiti e mi sono abbigliato in modo un po’ strano.

3) Cosa ha significato mettere in gioco il tuo corpo, anche attraverso l’interazione con altre persone (gli altri partecipanti, i tuoi Educatori, la fotografa)?
E’ stato qualcosa di normale considerando che è stata un’esperienza fatta con persone che conosco e vedo due volte alla settimana; sono come una famiglia, conoscenze più vicine a te, amici.

4) Questa esperienza ti ha aiutato a capire meglio qualcosa di te?
Per l’età che ho raggiunto posso dire che forse so tutto di me o quasi tutto, ma di sicuro questa è stata un’esperienza bella per la vita in generale perché non comune, fuori dalla normalità.

5) Cosa dicono di te le immagini che ti ritraggono? Un aggettivo per definire te stesso nelle foto.
Non ce l’ho una risposta (ride). Forse posso dire che in quel momento ho sentito di esprimermi così perché ognuno ha i suoi momenti buoni o non buoni, così è la vita. Stavo bene.

6) Parteciperesti a un altro laboratorio? Perché?
Sì, perché sarebbe un’altra esperienza e sono curioso di capire di cosa si tratta e come verrà affrontata. Per me infatti l’idea della  fotografia è sempre stata associata a un quadro o a qualcosa di bello come una montagna, un fiume, una cascata e non, come invece è successo con questo laboratorio, a qualcosa da improvvisare e che per alcuni può non significare nulla.

BARBARA
Quando mi è stato proposto un laboratorio fotografico non ero molto convinta di partecipare, per di più sapendo di essere fotografata e di dover affrontare il tema della bellezza. Il primo pensiero è stato non fa per me, e per questo ho detto ad Andrea (Educatore del servizio) di non voler più partecipare. Come al solito Andrea mi ha suggerito di provare, anche solo per dire ho provato ma non mi piace. Oggi posso solo ringraziarlo per quel consiglio.

Nel percorso fotografico il mio pensiero è cambiato in positivo. Immaginavo tutt’altro e invece mi sono sentita al sicuro, anche grazie ai miei operatori e ai ragazzi del gruppo con i quali, qualora uno di noi dovesse essere in difficoltà, credo riusciremmo a comunicare anche solo con lo sguardo.

Quando siamo arrivati sul set fotografico mi sono preoccupata vedendo le balle di abiti, perché non riuscivo a capire cosa avremmo potuto fare a maggior ragione in una sorta di capannone. Ci ha pensato Andrea a rompere il ghiaccio e coinvolgere tutti. Da lì è scattato qualcosa in ognuno di noi, ci siamo lasciati andare sotto lo sguardo attento di Francesca (Educatrice del servizio) e la sindrome di Peter Pan di Andrea.

Non ho avuto problemi a farmi fotografare, perché ognuno di noi era libero di esprimere ciò che voleva senza pensare.

Eravamo noi, i ragazzi del 3D. Liberi di esprimerci senza essere giudicati.

Oggi tante cose sono cambiate. Una volta non avrei mai pensato di fare un laboratorio fotografico, mentre ora c’è la foto selezionata da Vogue – quella che preferisco – dove ci sono io che nascondo il viso, mi nascondo dietro le mie paure; per non parlare di quella dove mi tuffo in mezzo ai vestiti e per la quale mi viene da dire: tuffarsi per provare la libertà.

Questa esperienza mi ha regalato tanto, lo rifarei a occhi chiusi. E’ stata grande anche Irene, una persona che trasmette tranquillità ed è molto trasparente come persona.

 

ROBERTO
Sono qui seduto che mi sto riguardando le foto. Ho una sensazione dentro di me che non riesco a definire se è di contentezza o soddisfazione. Comunque questo laboratorio mi è piaciuto molto e mi ha fatto stare bene. Mi è sempre piaciuto fare questo tipo di cose, molto tempo addietro ho fatto qualcosa di simile e questa esperienza mi fa tornare a quando ero ragazzino.

Pensando a ciò che abbiamo fatto so solo che vedo un gruppo di ragazzi di una certa età che tornano indietro nel tempo che si sono lasciati andare. Per me è stata una cosa bella che mi ha dato una botta di benessere. Ora mi sto leggendo il pensiero che mi ha scritto Irene, mi fa venire i brividi, anche perché parole così non mi ricordo se me le hanno dette mai. Mi fanno stare bene. Basta perché ho un nodo alla gola, e sento che mi sta venendo da piangere e ansia, mannaggia. Fanculo, ora però sto male, perché? Mi sta succedendo questo. Mi piacerebbe continuare perché per me è stata una cosa bella e poi c’è la possibilità di conoscere persone con cui puoi socializzare e fare delle cose belle tutti insieme. Questo percorso mi ha portato una ventata di benessere, anche perché Irene è stata capace di prenderci bene. Spero che Francesca faccia tutto il possibile per far continuare tutto questo. Comunque per me è stata una cosa positiva. Grazie di tutto.

 

FRANCESCO (non ha partecipato al laboratorio)

1) Che pensieri ti sollecitano le immagini del laboratorio che hai potuto osservare?
Al momento nulla, a pensarci molto divertenti.

2)  Che cosa ritrovi in quelle immagini delle persone che hanno partecipato al laboratorio?
C’è una foto, che è una specie di skettch, che è bella. Le altre sono tutte normali.

3) Dal racconto dell’esperienza dei partecipanti al laboratorio e guardandone gli esiti fotografici, avresti interesse a partecipare a una nuova edizione del laboratorio? Perché?
Mi farebbe molto piacere provarci, perché proverei a vestirmi in maniera diversa.

4) Cosa ti aspetti di sperimentare?
Abiti femminili.

A TEATRO: La storia di don Lorenzo Milani e di una scuola nei boschi…

Debutta lo spettacolo sul fondatore della Scuola di Barbiana

Cammelli a Barbiana: questo il titolo del racconto su don Lorenzo Milani che sarà presentato in prima nazionale sabato 12 novembre alle ore 21 ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, a pochi mesi dall’anniversario dei cinquant’anni dalla morte del priore e maestro di Barbiana.

“È la storia di una scuola nei boschi, dove si fa lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza lavagna, senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati” commenta Francesco Niccolini, drammaturgo che da molti anni lavora, studia e scrive con Marco Paolini (insieme al quale ha realizzato, tra l’altro, lo spettacolo ITIS Galileo e la versione televisiva del Vajont).

«Racconto di un ragazzo ricco, sorridente e pure bello» aggiunge Luigi D’Elia, unico interprete dello spettacolo e co-autore della drammaturgia insieme a Niccolini, «sempre in lotta con la scuola e la sua famiglia. I domestici di casa lo chiamano “signorino”, e a lui non va giù. Ma è un figlio di papà che mentre i ragazzi della sua età vanno a combattere per Mussolini, studia da pittore. Eppure, sotto le bombe dell’estate del ‘43 lascia la sua bella e comoda vita per farsi prete, senza immaginare che da lì a una decina d’anni sarà esiliato in mezzo ai boschi dell’Appenino toscano dalla sua stessa Chiesa. Ma proprio lassù questo ragazzo ricco, sorridente e pure bello darà vita – con pochi ragazzi di mezza montagna – al miracolo della Scuola di Barbiana, diventando il maestro più rivoluzionario, dinamitardo e rompiscatole del dopoguerra italiano: don Lorenzo Milani».

INTI, Cammelli a Barbiana - Foto di Andrea Casini

INTI, Cammelli a Barbiana – Foto di Andrea Casini

Cammelli a Barbiana è un racconto a mani nude e senza scena. Solo una sedia e un rosario, fabbricato con i legni dei boschi di Barbiana» aggiunge Luigi D’Elia. «Un racconto duro, amaro, ma allo stesso tempo intessuto di tenerezza per quel miracolo irripetibile che è stato Barbiana, con tutta la sorpresa negli occhi di quei ragazzi dimenticati che, un giorno, videro un cammello volare sulle loro teste”.

Cammelli a Barbiana è il primo spettacolo di D’Elia e Niccolini pensato per il pubblico serale, dopo quattro narrazioni premiate tra i migliori lavori del teatro ragazzi italiano degli ultimi anni. Alla regia ha lavorato anche Fabrizio Saccomanno. Cammelli a Barbiana è distribuito da INTI – Landscape of the Moving Tales, un nuovo progetto artistico dedicato alle storie, al racconto e ai valori più profondi del paesaggio e della memoria dei luoghi.

“Questa storia per ora non è fatta per essere ascoltata dai bambini» concludono gli autori «ma agli adulti parla, per buona parte, proprio di bambini. E di un amore senza compromessi”.

In occasione del debutto nazionale, nella giornata di sabato 12 novembre è in programma ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce anche l’incontro A Barbiana – Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali, che ospiterà tra gli altri la Fondazione Don Lorenzo Milani, con la quale la Compagnia ha intessuto uno stretto rapporto di condivisione del senso dello spettacolo fin dalle prime fasi del lavoro. L’incontro sarà una ricca occasione per intrecciare racconti, esperienze e riflessioni attorno al creatore della più straordinaria esperienza pedagogica del Novecento e all’universo della scuola, così fragile in questo momento storico.

I Cantieri Teatrali Koreja si trovano in via Guido Dorso 70 a Lecce
Il sito http://www.inti-tales.com (in costruzione)

“Italian Liberty” una mostra sul sogno europeo della grande bellezza

Dal 5 ottobre (inaugurazione mercoledì 5 alle ore 19) al 30 novembre, Palazzo Graziani inaugura la mostra ‘‘Italian Liberty. Il sogno europeo della grande bellezza’’ a cura di Andrea Speziali. Un emozionante viaggio a ritroso nel tempo nel quale il fruitore potrà rivivere il fascino della Belle Époque con l’occhio di fotografi vincitori del Premio   internazionale foto e video ITALIAN LIBERTY ®, che hanno saputo raccontare con la tecnica della fotografia: L’Art Nouveau. Saranno esposte le stampe delle 33 immagini vincitrici delle tre edizioni del premio (svoltesi dal 2013 al 2015). “Il Casinò di San Pellegrino Terme, il chiosco Ribaudo a Palermo, la Villa Ruggeri sul lungomare di Pesaro, le scalinate Liberty di palazzi milanesi, il teatro Ambra Jovinelli a Roma (tra i pochi edifici Liberty della città eterna), Villa Masini a Montevarchi (location del film ‘‘La vita è bella’’ di Roberto Benigni), Villa Zanelli a Savona, vari palazzi dell’Emilia-Romagna ed altro ancora”.

Il premio ideato e diretto da Andrea Speziali è stato organizzato dalla Associazione Andel (La Spezia) nel 2013 e da Aitm Art (Torino) dal 2014 al 2015. Dal 5 ottobre al 30 novembre (chiusura dal 7 al 20 novembre) tutti i giorni dalle 10 alle 18, ingresso libero.  Palazzo Graziani, Piazzale Lo Stradone 12,  San Marino (info 0549 885594)

Fonte: www.italialiberty.it

(sabrina lupacchini/slup)

TRA IL CORAGGIO E LA PAURA – Mostre laboratori e convegni

Dal 1 al 22 ottobre, palazzo Giacomini Motta di Livenza (B.go Aleandro 23) ospita “Tra il coraggio e la paura” Rassegna di esposizioni, laboratori e convegni, organizzati da Associazione Zona Franca (presidente Barbara Turcolin) e Fondazione Ada e Antonio Giacomini (presidente Lucia Visintin).

unnamed

 

In programma:

  • Presentazione di una scultura inedita di Simone Miani.
  • Laboratori ludico-creativi per bambini e ragazzi.
  • Raccolta solidale fondi per la Cooperativa Madonna dei Miracoli.
  • E la partecipazione straordinaria  di una Mostra Itinerante della Scuola Internazionale d’illustrazione direttamente da Sàrmede

Per l’associazione culturale Zona Franca il contesto è quello di ZonaFest2016 il cui momento clou è IL CORAGGIO È DENTRO DI NOI, concorso d’arte con una partecipazione davvero incoraggiante

16-anniContestuale al Concorso d’Arte ideato e gestito da Zona Franca, l’associazione culturale opitergina presieduta da Barbara Turcolin. Frutto all’occhiello del territorio che già prende a sconfinare lungo il fronte occidentale della Valpadana e che, in quel di Milano, ha coinvolto un nutrito drappello tutto femminile, seguito creativamente da Antonella Prota Giurleo. Si tratta di Mounia. Monica, Antonietta, Angela B., Angela M., Erika, Milù, Joice, Yanara, Olivia, Elisa, Camelia, Lizbeth, Paola, Martina, Rebeca… ragazze tra i 21 e i 59 anni che stanno scontando una pena nella casa circondariale di San Vittore. Si sono date un nome collettivo, Saint Victor Academy, per partecipare fuori concorso a questa speciale rassegna imperniata sul coraggio. Lo hanno fatto con una serie di disegni realizzati dentro i margini tracciati a forma di cuore dalle artiste del nostro comprensorio Lavinia Longhetto e Greta Tonello. Non limitandosi solo alla parte pittorica ma prospettando un carteggio epistolare con la stessa Turcolin e con Norman Zoia, parolista e musicista che nella città di Sant’Ambrogio ha operato per oltre trent’anni. Zoia fa anche parte della giuria che fa capo alla cineasta Valeria Davanzo e che comprende Ivan Toninato e Giuliana Davanzo dell’Atelier dell’Artista, l’architetto Roberta Astolfo, il poeta Fabio Franzin, la docente Lia Zulianello. Sta a loro, i magnifici sette, selezionare gli elaborati per la mostra di Palazzo Giacomini a Motta di Livenza dal prossimo primo ottobre fino al 22; e a definire i quattro vincitori assoluti scelti in base ad altrettante fasce d’età del range 5-16 anni. La comunicazione ufficiale avverrà il giorno 15, sempre del mese di ottobre, in chiusura della seconda edizione di ZonaFest2016. Una sezione collaterale vedrà esposti in blocco anche i disegni delle donne detenute. Partners: Opificio Curating Project, Festa Nazionale dei Bimbi, ArteSociale.it (nel cui portale sono già esposti virtualmente i disegni in concorso), Immobiliare Sanson, Banca Prealpi Credito Cooperativo, La Salamandra, Studio Psicologico Tramarin.

Rassegna-in-fondazione-nel-dettaglio