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Artiterapie integrate. A Catania un convegno-seminario (11 Gennaio 2014)

arteterapia seminarioArti terapie integrate nella riabilitazione cognitiva dell’anziano
Convegno – seminario l’11 Gennaio 2014

Musica, attività artistiche visuali, danza e teatro, in un nome solo “Arti terapie” l’insieme di tecniche e metodologie che si avvalgono dei linguaggi non verbali e delle attività artistiche con finalità terapeutiche, volte al benessere della persona nella sfera emotiva, affettiva e relazionale.

A Catania l’11 gennaio 2013 il convegno-seminario “Le arti terapie integrate nella riabilitazione cognitiva dell’anziano” laboratori pratici di musicoterapia, arteterapia plastico pittorica, danza movimento terapia, teatroterapia

L’evento si svolgerà presso la sede dell’Associazione culturale “Artea” in via Giovanni Verga, 20 a San Gregorio di Catania. per l’intera giornata dalle ore 9.00 alle 17.00. Ingresso è gratuito.

LIBRI – Dimenticare se stessi

Alzheimer: l’epidemia silente del nostro tempo

 Schermata 2013-04-19 a 21.22.51L’Alzheimer è una malattia in forte aumento e di grande impatto sociale in Italia, che fa registrare cifre sempre più allarmanti: oltre un milione di malati attualmente censiti . Ogni anno sono 409 mila i nuovi anziani colpiti da demenza. (dati del rapporto Alzheimer di Confartigianato Persone Anap).

Tema centrale quindi, e sempre di maggiore attualità, ma su cui mancava una pubblicazione autorevole che documentasse lo “stato dell’arte” e indicasse nuove prospettive per il futuro.“Dimenticare se stessi“ (edizioni Piccin Nuova Libraria) di Maria C. Quattropani ed Emanuela Coppola si propone di colmare questa lacuna attraverso un compendio accurato di 25 anni di percorsi ed esperienze delle due Autrici e dei due co-AutoriRoberta Lampasona e Antonino Giorgi.

Gli esperti hanno trattato gli aspetti del decadimento mentale nelPaziente Alzheimer e le ricadute psicologiche sul sistema familiare coniugando accuratezza scientifica e quello sguardo amorevole che è necessario nell’approcciarsi a ogni malattia, ma tanto di più a questa che tocca gli stadi più profondi del nostro essere persone senzienti. Con l’aggiunta di una nota di lucida speranza: “Di Alzheimer non si guarisce, ma la qualità della vita è sicuramente migliorabile” attraverso l’adattamento alla patologia da parte dei pazienti e dei loro familiari.

L’eccellente lavoro scientifico presentato in “Dimenticare se stessi“ testimonia quanto si possano progettare e realizzare interventi di “cura” efficaci e corrispondenti alle esigenze (consce e inconsce) degli anziani e dei loro caregivers. Il risultato finale è rassicurante e pone in evidenza come il salto di qualità sia possibile, a partire dalla condivisione e dal riconoscimento scientifico tra coloro che, a vario titolo, lavorano quotidianamente con queste tematiche.

Dimenticare se stessi“ testimonia con forza quanto sia oramai essenziale pensare alla psicogeriatria come ad un corpus nuovo a cui una psicologia dell’invecchiamento più robusta e scientificamente fondata può dare un contributo fondamentale.

Per ulteriori dettagli sul volume si prega di cliccare qui.
Piccin Nuova Libraria S.p.A. Tel. 049.655566 – Fax 049.8750693 e-mail: alzheimer@piccin.it Web:www.piccin.it

Cosa vedi? Cosa vedete? Avvicinatevi meglio e vedrete me…

dic. 17 AnzianiVolume V Anno 12 Commenti disabilitati

Vol V n.110

AnzianoQuando un uomo anziano è morto nel reparto geriatrico di una casa di cura in un paese di campagna australiana, si credeva che nulla di valore egli avesse potuto lasciare. Più tardi, le infermiere sistemando i suoi pochi averi, trovarono una poesia . La qualità ed il contenuto impressionarono lo staff che volle farne tante copie da distribuire agli infermieri di tutto l’ospedale. Un’infermiera di Melbourne volle che una copia della poesia comparisse nelle edizioni di Natale delle riviste di tutto il paese come unico lascito di questo vecchio per i posteri e facendo in modo che figurasse su tutte le riviste per la salute mentale. E così, questo vecchio che nulla pareva potesse dare al mondo, ora è l’autore ‘anonimo’ di questa poesia che vola attraverso la rete internet.

  • “Cranky ” uomo vecchio…
    Cosa vedi infermiera ? Cosa vedete ?
    Che cosa stai pensando mentre mi guardi ?
    “Un povero vecchio ” non molto saggio,
    con lo sguardo incerto ed occhi lontani,
    che schiva il cibo e non da risposte e
    che quando provi a dirgli a voce alta : ”almeno assaggia!”
    sembra nulla gli importi di quello che fai per lui.
    Uno che perde sempre il calzino o la scarpa,
    che ti resiste, non permettendoti di occuparti di lui
    per fargli il bagno, per alimentarlo
    e la giornata diviene lunga.Ma cosa stai pensando ? E cosa vedi ?
    Apri gli occhi infermiera!
    Perchè tu non sembri davvero interessata a me.Ora ti dirò chi sono mentre me ne stò ancora seduto quì
    a ricevere le tue attenzioni lasciandomi imboccare per compiacerti.
    “Io sono un piccolo bambino di dieci anni con un padre ed una madre.
    Fratelli e sorelle che si voglion bene.
    Sono un ragazzo di sedici anni con le ali ai piedi
    che sogna presto di incontrare l’amore.
    A vent’anni sono già sposo,
    il mio cuore batte forte giurando di mantener fede alle sue promesse.
    A venticinque ho già un figlio mio
    che ha bisogno di me e di un tetto sicuro,
    di una casa felice in cui crescere.
    Sono già un uomo di trent’anni e mio figlio è cresciuto velocemente,
    siamo molto legati uno all’altro da un sentimento che dovrebbe durare nel tempo.
    Ho poco più di quarant’anni, mio figlio ora è un adulto e se ne và,
    ma la mia donna mi stà accanto per consolarmi affinchè io non pianga.
    A poco più di cinquant’anni i bambini mi giocano attorno alle ginocchia
    Ancora una volta, abbiamo con noi dei bambini io e la mia amata.
    Ma arrivano presto giorni bui,
    mia moglie muore e guardando al futuro rabbrividisco con terrore.
    Abbiamo allevato i nostri figli e poi loro ne hanno allevati dei propri.
    E così penso agli anni vissuti all’amore che ho conosciuto.
    Ora sono un uomo vecchio e la natura è crudele.
    Si tratta di affrontare la vecchiaia con lo sguardo di un pazzo.
    Il corpo lentamente si sbriciola, grazia e vigore mi abbandonano.
    Ora c’è una pietra dove una volta ospitavo un cuore.
    Ma all’interno di questa vecchia carcassa
    un giovane uomo vive ancora e così di nuovo il mio cuore martoriato si gonfia.
    Mi ricordo le gioie ricordo il dolore.
    Io vorrei amare, amare e vivere ancora,
    ma gli anni che restano son pochissimi, tutto è scivolato via veloce.
    Devo accettare il fatto che niente può durare.Quindi aprite gli occhi gente,
    apriteli e guardate ”Non un uomo vecchio”
    avvicinatevi meglio e vedete ME!

 

Fonte www.ilbrucoelafarfalla.org

Incontri umani sulle corsie degli ospedali: io e Pietro

Quando il lavoro è fatto ad ‘arte’…

L’arte del “prendersi cura”
Prosegue la raccolta dei racconti, che vogliono segnalare quelle situazioni in cui l’incontro tra il paziente e il suo medico curante, l’infermiera e nello specifico in questo caso la terapista della riabilitazione, è basato anche e soprattutto sulla relazione tra le persone. L’arte del prendersi cura non è un motto ma è necessariamente la base di ogni buona riuscita riabilitativa.

Ricordiamo come nel precedente racconto che molti anziani hanno un linguaggio duro, spesso espressioni colorite, scandite da parolacce, che sono più un intercalare che una vera e propria imprecazione, non le abbiamo omesse perché appartengono al naturale e personale linguaggio che contraddistingue anche il tono caratteriale della persona che si ha davanti, le abbiamo accompagnate da alcuni puntini… come fossero BIP tra le parole. Per motivi di privacy i nomi delle persone saranno inventati. Tutto il resto è realtà. Buoni incontri.

Pietro “sguardo fisso ma vigile”

Dal racconto di Sabrina Girotti

Foto_Parkinson_2Un uomo tutto di un pezzo e non soltanto metaforicamente! Affetto dal Morbo di Parkinson, quindi molto rigido sia nel corpo che negli arti. Il viso imperscrutabile che accenna ad un lieve sorriso quando bonariamente gli faccio delle battute. Se ne sta sempre da solo, seduto sulla carrozzina, sguardo fisso ma vigile. Ha il viso squadrato, che stranamente ispira tenerezza, viene voglia di prendergli le ‘guanciotte’.

E’ un uomo di poche parole e quando le pronuncia sembra proprio scortese, brusco. Allora gli chiedo se è di cattivo umore e lui mi guarda da dietro i suoi occhiali spessi come un fondo di bicchiere e risponde “no perché? Sto bene”. Per il tono con il quale si esprime viene scambiato da tutti come un tipo “ignorante” ed invece è dolcissimo. Si muove come fosse un burattino. Sono pochi gli argomenti che lo interessano, uno sono i soldi della pensione e l’altro un acquisto che ha fatto di un orologio d’oro in televisione, ma non era quello che aveva ordinato. E allora mi racconta mille volte che ha dovuto metterci l’avvocato ecc. ecc. Un giorno gli dico che la domenica successiva sarei andata nel suo paese, risponde “che me ne importa”, “ma Pietro mi hai risposto gentilmente?” gli faccio notare, e lui “Ah madonna sì”. Non voglio immaginare cosa sia per lui rispondere male!

Mi vorrebbe portare in crociera ma non sa se ci riuscirà. Mi promette di portarmi a mangiare il pesce a Civitanova. Vengo a sapere che gli piaceva molto ballare specialmente il valzer lento, precisamente il “Valzer delle candele”. Riesco a procurarlo e…iniziano le danze. I primi tentativi sono veramente difficoltosi, poi dopo un po’ di giorni riusciamo a fare qualche passo, ma lui vuole girare e allora giriamo. Abbiamo anche un piccolo pubblico che applaude. Come descrivere la sua espressione di gioia! Un’infermiera un giorno con il cellulare ci riprende. Non l’avesse mai fatto. Tornato a casa telefonava tutti i giorni per averlo e naturalmente è stato accontentato. E’ una buona forchetta e vuole mangiare da solo ma siccome ha serie difficoltà il cibo va a finire in tavola, per terra, appiccicato sulle sue guance, raramente arriva alla bocca e così ha sempre fame. In certi momenti mi sembra proprio un bambino e mi verrebbe voglia di stringerlo forte forte. Gli chiedo se a casa sta davanti alla televisione, “sì spenta” risponde. Il giorno delle dimissioni vado a salutarlo, dandogli due ‘baciotti’ sulle guance, lui mi guarda, sorride e dice”mi manchi”. Me ne vado per nascondere le lacrime che stanno venendo giù.

Viaggio a Hogeway, la città dei senza memoria

Alzheimer: viaggio a Hogeway, la città dei senza memoria

Siamo a Demenzaville: una casa di cura, nei Paesi Bassi, ideata come un villaggio stileTruman show. Sul set gli abitanti, malati. Dietro le quinte, assistenti che fanno da camerieri, commesse, parrucchieri…L’inchiesta pubblicata su Panorama

di Chiara Palmerini

Una lobby con la reception, la piazzetta, la strada principale bordata di tigli e vasi di ortensie da cui partono i vialetti di case col giardino o la veranda, un ristorante dall’arredo minimalista, un piccolo supermercato, il parrucchiere, l’ambulatorio del medico. Villaggio turistico? Quartiere residenziale? Improbabile che chi arriva qui senza sapere riesca a indovinare. Benvenuti aDemenzaville, la città dei senza memoria. Questo paese in miniatura ai margini di Weesp, cittadina a un quarto d’ora di treno dal centro di Amsterdam dove si produceva il cacao van Houten, è una casa di cura per malati di Alzheimer. Chi vive qui è demente, questo il termine usato dalla medicina, e probabilmente non si rende neppure conto di trovarsi in un ambiente protetto dove le persone che aiutano a pulire o a far da mangiare, la cassiera del supermercato, la parrucchiera, sono infermiere, badanti, assistenti pagate per sorvegliarle e accudirle. Una finzione? Una messinscena a uso e consumo di chi è ormai inconsapevole di sé e del mondo?

Tutto l’articolo è consultabile dalla Fonte: http://scienza.panorama.it/salute/Alzheimer-viaggio-a-Hogeway-la-citta-dei-senza-memoria