Category: Esperienze

Formazione in Musicoterapia – Il Centro Studi Alto Vicentino

Utilizzare la musica e il suono in ambito: preventivo, socio-educativo, riabilitativo, psichiatrico. E’ l’obiettivo del corso triennale di qualificazione professionale in Musicoterapia del Centro Studi Musicoterapia Alto Vicentino, ente formativo nato nel 2006, come dipartimento dell’Istituto Musicale Veneto “Città di Thiene”, con lo scopo di promuovere, divulgare e approfondire il complesso rapporto tra la dimensione umana e quella sonora in tutte le sue accezioni.

Il corso, indirizzato a musicisti insegnanti, terapisti della riabilitazione, e operatori sanitari,  sarà presentato sabato 30 settembre dalle 15 alle 17 in via C. Del Prete, 43 Thiene (VI).

Tra le diverse attività didattiche e formative del Centro Studi: la promozione di congressi e seminari tematici, le pubblicazioni e la creazione di una rete territoriale di professionalità di area psicologica, medica e musico-terapica.

Il  Corso di Formazione Triennale in Musicoterapia, giunto alla sua XI° edizione, può vantare una vasta rete di Convenzioni didattiche e risulta ormai una consolidata realtà formativa in ambito regionale, suddivisa in quattro aree di studio:
1. Area Musicale
2. Area Psicologica
3. Area Medica
4. Area Musico-terapica
I destinatari del Corso di Formazione Triennale sono insegnanti, educatori, psicologi, terapisti della riabilitazione, musicisti, operatori della Sanità e operatori che esercitano nell’ambito dei servizi socio – sanitari. Il Centro Studi mette a disposizione borse di studio per meriti scolastici e fasce di reddito: le pre-iscrizioni al Corso triennale scadranno a fine mese,
mentre il prossimo 30 settembre, in occasione dell’Open Day del Centro Studi Musicoterapia, avrà luogo il seminario di orientamento tenuto dalla d.ssa Manuela Guadagnini, la nuova coordinatrice didattica.

Per informazioni e appuntamenti:
Segreteria didattica CSMAV@Istituto Musicale Veneto
tel. 0445826235 – 0445364102 – 3371069626
musicoterapia@istitutomusicaleveneto.it

 

(sabrina lupacchini/slup)

“Questo è il mio nome”: riparte da Firenze lo spettacolo con attori richiedenti asilo e rifugiati

 

 

Teatro dell’Orsa, Questo è il mio nome. Foto di Simone Sechi

Nelle settimane a seguire repliche a Brescia, Trento, Repubblica di San Marino, Ferrara e Bologna. Il percorso è il risultato di un denso percorso artistico e umano compiuto assieme a un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati. Da molti mesi in tour in tutta Italia, ha ricevuto, tra l’altro, il Premio del Pubblico al Festival di Resistenza, Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria a Gattatico (RE), è stato selezionato al Festival I Teatri del Sacro 2017 e ha ottenuto l’attenzione di numerosi media nazionali e internazionali.

Teatro dell’Orsa, Questo è il mio nome. Foto di Simone Sechi

“Questo è il mio nome”, che si avvale della collaborazione alla drammaturgia di Annamaria Gozzi, vede in scena gli attori rifugiati del progetto Sprar di Reggio Emilia Ogochukwu Aninye, Djibril Cheickna Dembélé, Ousmane Coulibaly, Ezekiel Ebhodaghe e Lamin Singhateh.

Autismo: arrivano a Torino “I Bambini delle Fate” con la campagna Sporcatevi Le Mani

Il 27 Marzo 2017 , dopo Asti e Cuneo, anche a Torino si è inaugurato il progetto “Terapia ABA per L’autismo“, che verrà gestito dalla Coperativa Sociale G.T. e dall’ass.ne Autismo Che Fare.

Lo scopo di questo intervento è di operare trattamenti per favorire un efficace apprendimento, riducendo gli ostacoli nello sviluppo del bambino autistico, attraverso la figura professionale del tecnico ABA-VB, supervisionato mensilmente da consulenti ABA-VB.
Il trattamento avviene nei contesti di vita quotidiana, in rete con la famiglia e la scuola. I genitori insieme al bambino sono i protagonisti attivi di questo intervento creando un’alleanza psico-educativa con gli esperti nella co-partecipazione e co-costruzione del progetto di vita.

L’intervento proposto prevede una prima fase di consulenza di segretariato sociale al fine di attivare le risorse economiche sanitarie e socio assistenziali (assegni di cura, indennità economiche) che spettano alla famiglia che ha in casa un disabile, agevolandola nelle procedure burocratiche da parte di una consulente psicologa, segue poi una seconda fase di valutazione del soggetto, da parte del consulente ABA/VB e quindi la stesura del programma. Successivamente l’intervento viene implementato dal tecnico ABA ed aggiornato dal consulente a cadenza regolare.

Il progetto è sostenuto da “Sporcatevi le Mani”, la campagna nazionale di raccolta fondi rivolta ai privati, che sostiene progetti per l’inclusione sociale di bambini e ragazzi con autismo e ne assicura la continuità nel tempo grazie a donazioni regolari.

La Campagna Sporcatevi le Mani è un’iniziativa della Fondazione “I bambini delle Fate”, un’organizzazione no profit presieduta da Franco Antonello, imprenditore di Castelfranco Veneto (TV) che con il figlio Andrea è conosciuto dal grande pubblico per i libri “Se ti abbraccio non aver paura”, “Sono graditi visi sorridenti”, “Baci a tutti” e il recente “Le parole che non riesco a dire”, questi ultimi due basati sugli scritti di Andrea, 22 anni, autistico ad alto funzionamento.

Si sta concretizzando il grande sogno di Franco, quello di attivare progetti non solo in ogni regione d’Italia, ma anche in ogni provincia: con Sporcatevi Le Mani è arrivato anche il momento di Torino, grazie ad Alessandra Rubiolo che in collaborazione con una rete di volontarie sta coinvolgendo donatori a sostegno del progetto “Terapia ABA per l’Autismo” gestito da G.T. Società Cooperativa sociale.

Di seguito l’intervista ad Alessandra Rubiolo*:

“Sono nella fondazione de “I Bambini delle Fate”di Franco Antonello da marzo 2015. Pe chi non conoscesse la fondazione basta visitare il sito www.ibambinidellefate.it per rendersi conto delle meraviglie che fanno. E’ una bellissima esperienza essere ambasciatrice dei bambini speciali. Il progetto “Sporcatevi le mani” mi ha permesso di incontrare tante persone di cuore che generosamente hanno donato fondi per finanziare terapie A.B.A per bambini autistici. Il loro impegno si rinnova ogni mese poiché “sporcarsi le mani” vuol dire effettuare delle donazioni continuative di almeno 20 euro al mese attraverso un prelievo bancario che fa direttamente la fondazione dal conto del donatore. Per autorizzare questa donazione, scaricabile dal 730, è sufficiente compilare dei moduli che io come Fata ho a disposizione. Questo modello di donazione consente di realizzare una continuità nel tempo, elemento indispensabile nel realizzare una terapia.

Cosa è l’autismo? L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato. I bambini con autismo manifestano difficolta di linguaggio, di interazione sociale e stereotipie. L’autismo oggi è un’emergenza sociale con un caso ogni 100 nati. La comunità scientifica ancora non ha scoperto le cause biologiche, per cui la cura si basa sul lavoro sul comportamento, infatti l’A.B.A, acronimo di analisi del comportamento applicata, si basa sulla scienza del comportamento. Secondo questa scienza noi apprendiamo per motivazione e rinforzo, e dove mancano i requisiti per un apprendimento spontaneo, come nel caso dell’autismo, la metodologia A.B.A permette con un lavoro metodico, l’apprendimento di questi requisiti (ad esempio il contatto oculare, l’attenzione, la concentrazione, l’imitazione, per citare alcuni requisiti base dell’apprendimento).

Questo tipo di terapie sono onerose economicamente e non sono ancora usufruibili dal sistema sanitario pur essendo riconosciute dalle linee guida della comunità scientifica come le migliori nel trattamento dell’autismo (Linee guida 21 sinpia 2011).

In questa emergenza che è l’autismo grazie alla Fondazione de” I bambini delle fate” e del progetto S.L.M ho potuto conoscere una modalità di aiuto comunitaria. C’ è un detto in Africa che dice che per fare crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, allo stesso modo per prendersi cura di un bimbo autistico ci vogliono almeno 100 donatori. Così ho scoperto che con poco di ognuno si può fare tantissimo e si è creata una comunità di donatori che sostiene chi ne ha piu bisogno. Se qualcuno tra chi legge vuole contattarmi per fare parte di questo villaggio sarei felicissima.

Intanto grazie a S.L.M i primi 100 donatori sono arrivati ed Il 27 marzo , nella settimana dell’autismo , si è inaugurato a Trofarello il progetto A.B.A , della cooperativa G.T . e dell’ associazione Autismo che Fare Onlus . E’ il terzo progetto in Piemonte della Fondazione de” I bambini delle fate”. La fondazione, grazie al progetto “Sporcatevi le mani”, finanzierà 2000 euro al mese per sostenere diverse famiglie nell’ attivazione del percorso.

Siamo all’ inizio di una rivoluzione culturale. Dal “non c’è nulla da fare e’ autistico ” a “diamoci da fare e non perdiamo tempo! “. Ma abbiamo bisogno di molti donatori per aiutare ancora tanti bambini.

Come mamma di un bimbo autistico di 12 anni mi sento di dire ai genitori di bimbi speciali che potrebbero leggermi, di non isolarsi e di prendere coscienza che l’autismo è un’emergenza sociale, siamo in tanti, quindi possiamo fare rete e sostenerci l’uno con l’altro, creando legami di solidarietà e di reciproco aiuto e di confronto. Rivolgiamoci alle associazioni, creiamo noi stessi delle realtà associazionistiche se non ce ne sono sul territorio, facciamoci sentire e non deleghiamo la soluzione del problema ad altre persone ma scendiamo in campo e creiamo il cambiamento che vogliamo vedere per i nostri figli.

Grazie”.

*Dott.ssa Alessandra Rubiolo, dott.ssa in psicologia, fata della fondazione de “I bambini delle fate”, autrice del libro autismo che fare , scaricabile on line. Presidente associazione autismo che fare

Per contatti: rubiolo.alessandra@gmail.com

Festival Fotografico Europeo, in mostra Mario Giacomelli “tra i cento migliori autori al mondo”

Mario Giacomelli è senza dubbio uno dei fotografi italiani più significativi e conosciuti a livello internazionale del Novecento, nato a Senigallia (AN) nel 1925 (muore a Senigallia nel 2000),  inizia a lavorare a 13 anni in una tipografia, nel 1952 compra una macchina fotografica e scatta la sua prima immagine, “L’approdo”, da allora si dedica alla creazione delle sue intense serie fotografiche.

Mario Giacomelli. Foto: M. Martino

Nel 1963, John Szarkowski, direttore del Dipartimento di fotografia del MoMA di New York, consacra il fotografo marchigiano Giacomelli “tra i cento migliori autori al mondo”.

In occasione del Festival Fotografico Europeo, ideato e curato dall’Afi-Archivio Fotografico Italiano, il Comune di Legnano, dal 19 marzo al 4 giugno 2017, ospita nelle sale di Palazzo Leone da Perego-MA*GA, la mostra di Mario Giacomelli (1925-2000). 

L’esposizione, curata da Enrica Viganò, raccoglie 101 opere selezionate e ordinate personalmente da Mario Giacomelli nel 1984. Il percorso espositivo comprende, della sua produzione artistica: Mia moglie (1955), La mia modella (1955), Mia madre (1956), Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961-1963), Lourdes (1957), La buona terra (1964-1965), Scanno (1957-1959), Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1955-1956 / 1981-1983), Caroline Branson da Spoon River (1971-1973), Gabbiani (1981-1984).

Il Festival Fotografico Europeo, giunto alla sua 6a edizione è un evento posto “sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo”, con il patrocinio della Regione Lombardia e delle amministrazioni comunali di Busto Arsizio, Legnano, Varese, Castellanza, Olgiate Olona, Castiglione Olona, Milano-Municipio 6, con il patrocinio della Provincia di Varese, la collaborazione del Museo MA*GA di Gallarate, dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano, dell’ICMA – Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio, e l’apporto tecnologico di EPSON Italia, Maledetti fotografi e con la partecipazione di numerose associazioni, gallerie, scuole e realtà private.

sabrina lupacchini/slup

“MinD Mad in Design”, tra design e psichiatria

Presso l’Auditorium Camplus Lingotto di Torino sono stati presentati lunedì 13 marzo i sei progetti di design, esito di MinD Mad in Design, un workshop di progettazione che coniuga design e disagio psichico ed esplora in modo inedito i luoghi dell’abitare in relazione alle varie forme della fragilità umana.

L’idea di “pausa”, soggetto della terza edizione, è qui intesa come momento di rigenerazione fisiologica e psicologica, come rito, come spazio individuale e di condivisione, ponendo al centro dell’azione di progetto il rapporto tra il benessere della persona e lo spazio progettato. L’approccio multidisciplinare che unisce design, architettura, psicologia e antropologia si trasforma in una pratica che fa dialogare insieme studenti, pazienti e designer, e questo è la specificità di MinD. “Abbiamo progettato non solo i luoghi della pausa, a partire dalla definizione fisica degli spazi e degli oggetti, ma anche il significato stesso dell’idea di pausa, nelle sue diverse accezioni, come esperienza, come bisogno, come momento di condivisione, scambio e interazione”. Giulia Mezzalama, coordinatore Mind Mad in Design)

MinD Mad in Design: il Design come strumento di inclusione sociale. Quando il design si confronta con lo spazio della mente umana, quando supera i limiti della presunta normalità, quando è stimolato dalla necessità del benessere a trovare nuove soluzioni e sa cambiare prospettive e punti di vista, allora il design può diventare “cura” e aprire a nuovi percorsi professionali e di riabilitazione. MinD – Mad in Design è un progetto didattico e culturale che affronta, nell’ambito della formazione universitaria e dell’inserimento nel mondo del lavoro, il tema del progetto dei luoghi del disagio mentale. MinD nasce da un’idea degli architetti Giulia Mezzalama e Sandra Poletto, della psicologa Elena Varini, ed è promosso da Camplus – Fondazione CEUR (Centro Europeo Università e Ricerca) con Blu Acqua, società attiva nell’ambito della residenzialità psichiatrica, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e la collaborazione di istituzioni universitarie e aziende del settore. Articolato in un workshop e una serie di eventi collaterali, MinD sperimenta metodi di lavoro, approcci e soluzioni per un’idea di abitare socialmente inclusivo.
IL WORKSHOP – 
Nella prestigiosa sede del Camplus Lingotto di Torino, collegio universitario di merito della Fondazione CEUR, durante quattro giorni di workshop, dal 9 al 13 marzo 2017, 42 studenti universitari provenienti da tutta Italia (delle discipline Design, Architettura, Psicologia, Antropologia, Scienze dell’educazione e affini), insieme a 12 utenti seguiti dai servizi di salute mentale, si sono trovati per sperimentare nuove soluzioni per un abitare inclusivo. Seguendo un approccio multidisciplinare e olistico, e partendo dai bisogni della residenzialità psichiatrica, sei team di progettazione, guidati da designer professionisti.

MinD offre un’esperienza di formazione fortemente inclusiva e interdisciplinare, e l’occasione di impegnarsi in prima linea, mettendo in gioco le proprie competenze e abilità, nel superamento delle barriere del pregiudizio e dell’indifferenza nei confronti delle persone fragili. Partecipare a MinD significa relazionarsi direttamente con una parte della società emarginata, in una dimensione di scambio e ascolto reciproco, per la costruzione di una società più aperta e paritaria.