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Di.SEGNO 2014 – Mostra d’arte e solidarietà

unnamedDa esperienza condivisa e di crescita a mostra d’arte solidale. Le opere artistiche, frutto del laboratorio creativo per adulti “Da Forma a Volto” ciclo di workshop a cura dell’associazione culturale Zona Franca, che hanno avuto come obiettivo principale una maggiore sensibilità verso la percezione di bellezza dell’aspetto esteriore dell’individuo e relativi riflessi sociali, potranno essere ammirate dal 27 aprile al 6 giugno presso la biblioteca civica di Gorgo al Monticano. DSCN4651comL’inaugurazione dell’esposizione dal titolo “Di.Segno 2014” sarà anche l’occasione per approfondire e condividere la sfida di Zona Franca, ossia proporre “l’arte come forma di comunicazione e come ponte tra cittadinanza e solidarietà”. 

Durante l’esposizione infatti si potrà partecipare a una raccolta fondi destinata alle associazioni “Solo per il Bene” di Motta di Livenza e “Casa del Sorriso” di Gorgo.

Ad essere offerte saranno opere artistiche di adulti, espressioni di sviluppo collettivo ed individuale del concetto di bellezza propria. Portate a svilupparsi fino a uno stimabile senso di bellezza sociale tradotto in solidarietà.

DSCN4762compDurante la giornata sarà inoltre presentata l’opera “Dono a Papa Francesco” (tecnica mosaico-collage) da parte della Scuola dell’Infanzia di Gorgo al Monticano, per il quale Zona Franca è stata incaricata alla progettazione e alla cura. Grazie alla collaborazione dei genitori della scuola e agli artisti Andrea Princivalli e Norman Zoia, l’opera è stata realizzata con con carta tratta solo da riviste patinate di politica e gossip, oltre che da materiale pubblicitario “con la volontà di condurre i partecipanti alla presa d’atto che materiale usato per direzionare informazioni di vario tipo, spesso discutibili, può essere trasformato sia come messaggio che come natura. Quindi un atto di volontà di trasformazione”. Il mosaico sarà consegnato a Roma nei primi giorni di maggio da una delegazione della scuola stessa.

“Parkin’son”, la danza struggente di padre e figlio per raccontare il morbo

image“Uno dei miei primi ricordi da bambino è mio padre che guida in auto e canta ‘Il mondo’…”. Sono proprio le parole e le note della canzone di Jimmy Fontana a introdurre nel silenzio di un palco, il profondo e commovente racconto proposto dallo spettacolo di danza  “Parkin’son”, storia reale e ancora attuale di Stefano e Giulio D’Anna, un padre e suo figlio. Terapista over 60, affetto dal morbo di Parkinson e senza una formazione di danza il primo, giovane coreografo e danzatore il secondo, due generazioni a confronto, che si parlano attraverso un’intensa comunicazione corporea. Ma cosa ci possono raccontare “due corpi essendo, allo stesso tempo, l’uno l’idea del futuro e l’altro quella del passato? In “Parkin’son” i due interpreti, esplorano la loro relazione “una collezione di eventi personali, drammatici e non, che trovano la propria testimonianza sulle linee della pelle e sulle forme di due corpi legati dal sangue e dalla propria storia”.

Una bella storia, da condividere nella giornata mondiale dedicata al Parkinson che si celebra oggi, 11 aprile, in occasione dell’anniversario della nascita di Sir James Parkinson, scopritore della malattia. Seconda patologia neurodegenerativa in ordine di frequenza dopo l’Alzheimer, la sindrome, colpisce in Italia oltre 230 mila persone, delle quali circa il 5% con un’età inferiore ai 50 anni, nel mondo si contano oltre 4 milioni di malati, e stando a studi indipendenti, entro il 2030 il loro numero raggiungerà circa 8,7 milioni. “Parkin’son” rappresenta la sfida di un figlio che per affrontare la malattia del genitore, decide di coinvolgerlo in un progetto di danza in cui raccontare la loro personale esperienza familiare e il coraggio di un padre nel rispondere sì. La forma artistica si rivela un ottimo mezzo grazie al quale sensibilizzare il pubblico circa gli effetti della parkinson, le ricadute sugli individui, le famiglie e la comunità.

imageQuestione di equilibri.“L’arte ci aiuta nel trovarci, nel perderci, nel sentire, nel comprendere, scrive il coreografo Giulio D’Anna. Credo ci aiuti a essere pienamente esseri umani, qualsiasi cosa questo ‘ruolo’ possa voler dire per ognuno di noi”. Il movimento dei due protagonisti crea una “partitura che si muove tra teatro e astratto dove la malattia marca limiti da oltrepassare”.  Padre e figlio si confrontano e confortano a momenti alterni e la malattia è qualcosa che unisce, in un processo che non è solo di chi la subisce, ma è anche nell’intimo di colui che lo affianca,  passo dopo passo. Il progetto è al tempo stesso “un diario e un manifesto, un’esorcizzazione” dove le percezioni del tempo, passato, presente e futuro, si mescolano attraverso nozioni personali e scientifiche”.

La malattia fa parte di un gruppo di patologie definite “disordini del movimento”, in un crescendo in cui il disordine diventa gesto e danza, tra incontro e scontro, abbracci, schiaffi, piroette, tremori, rigidità, lentezza dei movimenti e perdita dell’equilibrio,i D’Anna riescono nell’arduo intento di raccontare un processo esistenziale fisico ed emotivo e, nello stesso tempo, evidenziare le reazioni dei principali sintomi della malattia. Lo spettacolo che è stato vincitore del “Premio Equilibrio 2011” l’appuntamento dedicato alla danza contemporanea italiana, “nasce dal desiderio di usare ‘il limite’ come fonte di possibilità e raccontare le due storie con la scansione cronologica delle vite illustri, puntando all’esaltazione di momenti e fatti che, ad un occhio esterno, potrebbero non sembrare degni di nota ma che rendono l’esistenza memorabile”. La malattia non è sullo sfondo è nel centro, entra, si insinua, ma non frena, perché le spalle di un padre sono grandi per affrontarla e quelle del figlio, ora uomo, sono pronte a sostenerlo attraverso l’amore. In fondo, come cantava e canta papà D’Anna “Il mondo. Non si è fermato mai un momento. La notte insegue sempre il giorno. Ed il giorno verrà”. (Slup)

Fonte:Redattore sociale

ALFABETI DIFFERENTI. Percorsi artistici nelle diverse abilità

alfabetiAlfabeti differenti, Percorsi artistici nelle diverse abilità è il festival pavese, giunto quest’anno alla terza edizione, in programma dal 7 al 14 aprile, dedicato al binomio arte e disabilità promosso dal Comune di Pavia – Assessorato alle Pari Opportunità/ Sportello Antidiscriminazioni e Assessorato alla Cultura. Per l’intera settimana, il festival propone un percorso tra arte e cultura in cui le “diverse abilità” saranno protagoniste di mostre, spettacoli teatrali, concerti, performance artistiche, convegni, dibattiti, workshop, laboratori e visite guidate con professionisti e operatori del settore.

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“Lampedusa 366”: opera d’arte collettiva in ricordo delle vittime del naufragio

A Lampedusa il 3 ottobre del 2013 hanno perso la vita 366 persone: donne, uomini, bambini. Alle vittime di quel naufragio a largo dell’isola dei Conigli è dedicata l’installazione partecipata “Lampedusa 366” che sarà inaugurata alla presenza di Giusi Nicolini (sindaco di Lampedusa), il prossimo 5 aprile alle ore 11 presso gli spazi del Museo Ettore Guatelli di Ozzano Taro Collecchio (PR). Quello di sabato è il primo di una serie di appuntamenti previsti nell’ambito del progetto “Svolte” avviato nel 2014, con l’intento di proporre programmi e progetti “con un messaggio positivo, specie in un momento critico come quello attuale, prendendo spunto dalle storie raccolte dall’associazione Mammatrovalavoro di persone che hanno deciso di poter dare una svolta in positivo alla loro vita”.  L’installazione, che prende il nome dal numero delle vittime del naufragio, è composta da 366 punti posti nel grande prato di fronte al museo: 366 paia di scarpe di uomini, donne, bambini annodate attraverso i loro laccetti. Hanno partecipato cittadini, enti, istituzioni e circoli culturali del parmense. “Nella vita e nella storia ci sono svolte che, individualmente o storicamente, hanno determinato un cambiamento di percorso” dice Mario Turci, direttore della Fondazione Museo Ettore Guatelli: “Con Lampedusa 366, ci siamo posti come obiettivo quello di realizzare un’opera partecipata attraverso la donazione di un paio di scarpe, in modo che le persone partecipassero attivamente alla realizzazione quale segno di una memoria collettiva” in ricordo della più grande strage dell’immigrazione sulle coste italiane. Il progetto è stato promosso oltre che dalla Fondazione Museo Ettore Guatelli, dal Comune di Collecchio (Pr), e da Coop Consumatori nordest. La campagna che ha dato il via alla raccolta di oggetti è stata denominata “Le mie scarpe per non dimenticare. (slup)

Fonte Redattore sociale

Voci di donne lontane, per raccontare l’amore infelice

unnamed (1)“L’amore infelice” è questo il filo conduttore della narrazione  di “Voci di donne lontane” il secondo lavoro teatrale proposto da “L’Eco dei Sanpietrini” che unisce  il dolore di tre donne, vissute in diversi momenti storici, trasformando le loro parole in un accorato monologo a tre voci. Proposta sabato 5 e domenica 6 aprile al Teatro Petrolini di Roma, la performance vedrà tra gli interpreti: Lavinia Lalle , Sarah Mataloni e Stefania Ninetti.

“Con questo spettacolo incentrato sul mondo femminile, la Compagnia torna ad affrontare tematiche drammatiche e ricche di pathos (come in Bronte e Dickinson)” si legge nella nota di presentazione allo spettacolo. “Il dolore e l’emozione – prosegue il comunicato – vengono sottolineati da ricordi che riemergono dalla coscienza delle tre donne, dalla presenza della musica del pianoforte e della danza (capace di trasmettere silenziosamente l’intensità di alcuni momenti). L’anima di questa raffinata performance, è l’amore, ovvero il ricordo del sentimento, che diventa morboso, impossibile, difficile da cancellare e quindi elemento ossessivamente presente nella vita delle tre protagoniste. I ricordi si intrecciano, si sovrappongono, diventano dialogo ed esperienza condivisa.

Grande protagonista sarà la musica, capace di evidenziare i momenti più poetici della performance: il Maestro Francesco Paniccia, accompagnerà infatti, con raffinati temi pianistici, il “percorso emotivo” delle tre donne. A coronare l’impianto scenico, la danzatrice Azzura Marcianò della compagnia di Teatro Danza Aleph, sarà interprete di suggestive coreografie.

I brani sono tratti da testi di Tennesse Williams e dell’autore Fabrizio Salsi, riadattati da Sarah Mataloni, che ne ha curato la rielaborazione finale. L’appuntamento è il 5 aprile alle ore 21.00 e il 6 aprile alle ore 17.30 al Teatro Petrolini (Via Rubattino 5)