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L’arte non ha mai pareti

Artesociale.it, un nuovo magazine online e uno spazio di condivisione

Andrea Braconi  – Corriere News


Roberta Fonsato
, dramma-terapeuta. Sabrina Lupacchini, art-counselor e documentarista sociale. Dietro (e dentro) Artesociale.it ci sono loro due, le loro esperienze e soprattutto la loro voglia di lasciar incrociare arte e sociale attraverso un magazine online.

“ARTeSOCIALE è prioritariamente uno spazio di condivisione. Nasce in modo molto spontaneo, ma con un tempo di incubazione lungo, maturato negli anni, attraverso personali sperimentazioni artistiche nell’ambito sociale e non solo. L’esigenza è quella di riflettere sul ‘senso sociale’ dell’arte, sul suo significato e sull’importanza dei possibili impieghi nella forma terapeutica ed espressiva. Temi di rilievo vecchi nel tempo umano, ma mai come oggi così ricercati e approfonditi, attraverso i quali si possono esperire valori, riscoprire i piaceri del fare, recuperare il bisogno di cultura e di incontro. Si parla molto di arte e di sociale, ma poco della loro integrazione, o meglio le due realtà sembrano spesso scollegate o prestate una all’altra. Un conto è l’arte sociale, un altro è l’arte nel sociale. L’arte è già di per sé sociale, in quanto ha una funzione propriamente comunicativa, collettiva e socializzante, aggrega e fa condividere. Lasciarle separate non rispetta di fondo la loro essenza.”

Quanto hanno inciso le vostre esperienze personali, soprattutto in ambito professionale, per la creazione di Artesociale.it? “Ci occupiamo di arte da anni e le varie esperienze nel sociale hanno accompagnato i nostri percorsi di vita e viceversa; la creazione del magazine è stato come un approdo naturale, abbiamo seguito un’impellenza creativa, rispondendo ad un bisogno personale di uno spazio che potesse dare e ricevere un’altrettanta condivisa impellenza. E così, molto semplicemente, abbiamo unito alla passione artistica il legame sociale.”

Come riportato nella presentazione, siete impegnate anche a promuovere idee creative, progetti, eventi, seminari, momenti di formazione, baratti di “saperi”. ”Intendiamo raccogliere quanti più articoli possibili e creare una documentazione sul tema. Per questo chiediamo il contributo di tutti e a quanti ci seguiranno di partecipare attivamente alla sua realizzazione attraverso la pubblicazione dei vari materiali. L’idea è quella di promuovere molti artisti, che spesso rimangono sconosciuti, artisti che creano tra le mura domestiche, in centri diurni, residenziali, comunità, che non hanno spazi dove “esporre” le loro opere. Artisti di grande levatura che, condividendo la loro arte, non offrono la loro funzione sociale perché “risiedono” in contesti comuni o di veste “sociale”, ma “barattano” in quanto artisti, appunto, il loro sentire. L’arte non ha pareti che ne definiscono la funzione, ma semplicemente luoghi emotivi che arricchiscono coloro i quali la vivono e la partecipano.”

Wisława Szymborska: la poesia nasce dal silenzio

“Per me  la poesia nasce dal silenzio”…

Un piccolo omaggio per ricordare una grande donna Wisława Szymborska, poetessa, filologa polacca nata a Kórnik il 2 luglio 1923,morta a Cracovia il1° febbraio 2012. Nobel per la letteratura nel 1996, assegnatole per  ”la apacita’ poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realta”‘. Le sue prime poesie sono state pubblicate nel 1945.

‘Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverne’

 

 La gioia di vivere

Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi a un’acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,

da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami causati dalla parola «bosco».

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d’inchiostro c’e una buona scorta
di cacciatori con l’occhio al mirino,
pronti a correr giú per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d’occhio durerà quanto dico io,

si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C’è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere.
Il potere di perpetuare.
La vendetta d’una mano mortale.

da “Vista con granello di sabbia”
traduzione di Pietro Marchesani
Adelphi 1998
L’odio
Guardate com’è sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l’odio.
Con quanta facilità supera gli ostacoli.
Come gli è facile avventarsi, agguantare.Non è come gli altri sentimenti.
Insieme più vecchio e più giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.
L’insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforzaReligione o non religione –
purché ci si inginocchi per il via.
Patria o non patria –
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene all’inizio.
Poi corre tutto solo.
L’odio. L’odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.Oh, quegli altri sentimenti –
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
arrivata per prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?Diciamoci la verità:
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
Magnifiche le nubi degli scoppi nell’alba rosata.
Innegabile è il pathos delle rovine
e l’umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.È un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.
E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare, aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
– lui solo.
da “La fine e l’inizio”
traduzione di Pietro Marchesani
Libri Scheiwiller 1997

Le tre parole più strane
Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.

da “Discorso all’ufficio oggetti smarriti” Adelphi

 

La fine e l’inizio
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.

In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C’è chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto lì si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po’ noioso.

C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

da “La fine e l’inizio”
traduzione di Pietro Marchesani
Libri Scheiwiller 1997

 

Nulla è in regalo
Nulla è in regalo, tutto è in prestito
Sono indebitata fino al collo.

Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

È così che stanno le cose,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
di pagare le ali.
Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

da “La fine e l’inizio”
traduzione di Pietro Marchesani
Libri Scheiwiller 1997

Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L’inventario è preciso
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso di aprirmi
quel conto.

Chiamiamo anima
la protesta contro di esso.
E questa è l’unica cosa
che non c’è nell’inventario.

La scrittura è un’amazzone

L’identità è un incontro di storie

di Sabrina Lupacchini

Dopo testi di interesse linguistico, etnologico e pedagogico, Loretta Emiri approda a una nuova avventura letteraria, una ‘novella intima’ che compone come un puzzle interiore, racconti di vita familiari, attraverso la rilettura dell’universo e della cultura Yanomami, indios del nord del Brasile con cui la Emiri ha vissuto per anni.

“Quando le amazzoni diventano nonne” (Edizioni CPI/RR) racconta in forma romanzata, la storia della famiglia dell’autrice, mettendo in risalto soprattutto la personalità delle nonne. Le parole danno voce a quelle persone “normali” che hanno vissuto il peso di guerre che non hanno dichiarato, né voluto. Una voce la sua, che riscatta “l’invisibilità, la marginalità e il silenzio delle donne, di chi le prepotenze le subisce”.  Un lavoro di ricostruzione e riappropriazione, verso una nuova appartenenza al proprio percorso di vita, una specie di catartica ‘pulizia interiore’.

“Raggiunta l’età in cui mediamente una donna diventa nonna, Scarpetta,  non è ancora ciò che vorrebbe essere, ma non è nemmeno ciò che gli altri avrebbero voluto che fosse…” scrive Loretta Emiri (Scarpetta) all’inizio dei sei racconti che ci consegnano il ricordo dei familiari più cari: dalla nonna contadina e analfabeta che le tramanda l’importanza della tradizione orale,  fondamentale per la costruzione della propria identità; alla nonna maestra, la cui influenza l’ha portata tra gli indios come intermediaria nell’educazione; dai nonni che le hanno dato sicurezza e capacità di muoversi nel sociale; ai genitori dei quali come scrive nella presentazione al testo Fernanda Elisa Bravo Herrera “va tracciando parole per riempire vuoti”.

L’esperienza all’estero negli anni ha aiutato la Emiri a comprendere il proprio passato. I diciotto anni con gli indios – dediti allo studio e  alla protezione della cultura e dell’educazione indigena – continuano anche oggi oltre le frontiere del Brasile. Il libro ne è esempio e conseguenza: un omaggio da una parte alle donne dell’Amazzonia (dalle quali la Emiri ha colto un nuovo senso di essere donna, madre, nonna) e dall’altro alle ‘amazzoni’ che le sono state compagne di vita, donne che hanno lottato per l’amore e sono sopravvissute alle piccole e grandi difficoltà quotidiane. Universo Yanomami quindi e universo familiare, due culure che si incontrano, si associano e confrontano, due pilastri di cui l’autrice è il ponte di congiunzione.

Parlare della famiglia, della propria famiglia, attraverso il punto di vista degli indios,  per parlare di sé e della nostra società. Una silenziosa autobiografia che viaggia dall’Umbria, alle Marche, al Piemonte, attraverso il Brasile.  Guerre e viaggi, sogni e delusioni, lotta e libri, sforzi quotidiani, ma soprattutto grandi amori, in un tempo che va dalla prima alla seconda guerra mondiale per approdare ai giorni nostri, giorni nei quali chi narra vive.
Loretta Emiri contatti:
www.emiriloretta.it
loretta.emiri@alice.it

L’arte è anche un modo di vivere

Adriana e l’arte di vivere

di roberta fonsato

Mi chiedo spesso cos’è l’arte.
Mi chiedo se l’arte e qualsiasi forma espressiva o ad ampio raggio la vita stessa. Mi ritrovo di fronte ad Adriana, lei mi riceve nella sua piccola casa, di aspetto raffinato e di ottimo gusto, oasi isolata all’interno di un edificio in un quartiere periferico e dormitorio. Ha un ‘eta indefinita, si direbbe vicino nel prima o nel dopo agli ’80, ma rimane mistero e lei sicuro non lo svela. Il suo corpo e esile, dritto, fiero, gli occhi azzurri e vivi, la sua  mente lucida e veloce, i suoi movimenti freschi, la sua ironia pronta, il suo entusiasmo disarmante. La guardo e mi dico ” questa e arte”.
Mi siedo di fronte a lei, mi riceve con una delle sue vestaglie, che sembra manifestare l’eco della “dolce Vita”, intravedo nell’altra stanza abiti di ricca fattura, pizzi, cappelli, borsette, accessori ricercati. Intravedo tra i cimeli della sua casa, quadri, tappeti, porcellane. Mi fa sedere su un divano di broccato, mentre un raggio di sole illumina il suo volto, inizia a parlare, io la guardo e la ascolto con ammirazione. Lei si racconta, quando per un attimo la interrompo per farle una domanda, lei mi blocca e dice: “ascolta, sto parlando”, io sorrido, mai monito mi e sembrato più opportuno.
Io l’ascolto e non smetterei mai di ascoltarla, mi parla del suo passato, della sua vita intensa, di lotta e solitudine, il coraggio di questa donna e cio che si legge tra le righe.  Le dico che mi sento privilegiata, ad essere una delle poche prsone a cui lei concede udienza, come sostiene, lei non si confonde con la miseria che ci circonda. Mi dice che essendo una donna sola, senza famiglia, c’e chi sta tentando di approfittarsi della situazione, ma lei non molla, dice che lotterà fino alla fine per non cedere. Io ci credo, i suoi occhi non mentono, farcisce i racconti tragici della sua vita con intramezzi divertenti dei suoi viaggi e della storia dei suoi abiti. Il te, poi scorre, poi si ferma e dice “sai la carretta?” io rispondo ” quella in senso metaforico?” lei rimbotta “..non solo..io non so se la ho spinta o tirata, ma di certo sempre ce l’ho avuta accanto”, mi guarda per un attimo e aggiunge “anche tu sai a cosa mi riferisco, ne sono certa”.
E’ arrivato il momento di separarci, almeno fisicamente, Adriana sostiene che noi siamo unite “nell’interiorità”, continua dicendo che lei da buona piemontese ha poca confidenza con gli abbracci, riferendosi al mio modo prolungato di salutare “voi meridionali siete più comunicativi”.  Sorrido e non contenta l’abbraccio un ‘altra volta, esuberando il mio saluto, mi accompagana alla porta e poi mi dice “ora sparisci”.
Sorrido di nuovo, fiera di togliermi di mezzo.
Grazie Adriana, questa e arte, la tuta vita e arte pura!

ArtEmporio: spazio pubblico di artisti

Una galleria pubblicitaria per artisti e artigiani contemporanei

“Molti artisti lavorano del tutto isolati, staccati dalla realtà di altri che amano esprimere la propria creatività con mezzi più o meno simili, anche se in modi del tutto personali. Crediamo che questa situazione di isolamento non toglie sicuramente nulla al personale corredo di abilità, ma se ci uniamo agli altri, avendo il vantaggio della collaborazione, possiamo compiere cose ben più grandi e più utili alla crescita di ciascuno e dell’arte in generale: lo stesso spirito che può creare l’originalità di un individuo, può plasmare nuova originalità per un gruppo che condivide un identico fine”

Art Emporio è una comunità che accoglie in sé artisti, artigiani e persone interessate al vasto mondo dell’arte. L’obiettivo del sito è finalizzato a ravvivare l’interesse nei confronti di quei lavori artigianali che stanno scomparendo, di quelli che stanno nascendo e del vasto mondo dell’arte; si propone che ogni membro possa ritornare a godere semplicemente e liberamente del piacere di fare e di condividere quell’intimità intellettuale suscitata dalla contemplazione di ogni opera umana per dare vita ad un ambiente amichevole di scambi nello spirito delle antiche botteghe, dove poter esprimere la tecnica, il gusto, l’anelo e il piacere di ciascuno, creando una catena di cui ognuno sarà un tenace anello di ferro e un seme che renderà forte e produttiva l’associazione.

Art Emporio crede che il piacere della collaborazione e dello scambio può  essere qualcosa di “contagioso” che permette alle idee, alle forme, alle atmosfere, di passare da persona in persona per trasmettere a ciascuno “l’amore per la creatività”.

Per mettiti in “mostra”: comunità ArtEmporio