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Strisce a tratti: immagini, parole e musicalità
Immagini, parole e musicalità RoSaVida
Valentina Di Fato
Tratti che si concretizzano in parole, immagini che diventano video, suoni che portano a dolci note: è questo il progetto RoSaVida, un mix di immagini, parole e musica in cui la creatività vuol bersagliare la solidarietà e la riflessione. Ne abbiamo parlato con Sabrina Lupacchini, l’illustratrice del porgetto, che con Roberta Fonsato, la curatrice dei testi, realizzano le “Strisce inUtili”.
Sabrina e Roberta, da dove nasce quest’idea?
Nasce innanzitutto dall’incontro tra due animi affini, in un riconoscersi simili nella visione e rappresentazione del mondo. Dal desiderio di ritrovarsi, liberare le ore e regalarci un tempo tutto nostro di racconto, in cui il “fare creativo” trovasse uno spazio favorevole e protetto. Le Strisce sono un’impellenza creativa, le definiamo “inUtili” pensieri erranti, perché non vogliono ‘dire o ribadire’ qualcosa, vogliono esistere in quanto forme comunicative d’arte spontanea. Rappresentano un comune bisogno, quello di esprimere ad altri il nostro ‘quotidiano sociale’ attraverso parola e tratto, in modo semplice, conciso, senza troppa “razionalità”. L’idea del “muto” ci è parsa perfetta, perché risponde molto bene a questa esigenza di sinteticità e immediatezza
Qual è il format di composizione dell’opera?
È una sinfonia che nasce al momento, non ha cadenze se non quelle interiori. Se si scompone una striscia vi si trova: il valore delle idee e dell’arte, realizzati a costi zero. Ogni striscia ha un suo ritmo, ma ha sempre la stessa finalità, quella di raccontare qualcuno, parlare del suo mondo e di come gli altri lo vedono e ‘definiscono’ (quel “dicono che” sempre presente)… e non c’è mai un vero finale, ma un sipario che si apre perché c’è una frase o un’immagine che quella ‘definizione’, quella ‘catalogazione’ sociale, pone in dubbio…
Come realizzate il vostro lavoro?
In maniera del tutto spontanea, spesso casuale. Magari una delle due è stata colpita da una vicenda, o da una storia. Allora ce la narriamo nuovamente e decidiamo poi di tramutarla in striscia. Una volta definito il tema, pensiamo cosa vorremmo che la striscia muovesse… e poi agiamo. I testi e le illustrazioni nascono anche lì sul momento, magari in un pomeriggio tra una tisana e qualche confidenza. La struttura o meglio la griglia su cui comporre testo illustrazioni e musica è sempre la stessa, i mezzi tecnici di supporto sono veramente ‘arcaici’ anche questo faceva parte dell’idea iniziale, volevamo realizzare qualcosa di efficace e artisticamente valido ma tecnicamente senza troppi ‘fronzoli’, con uno stile specifico, che si collegasse al nostro mondo, che è poi quello condiviso nel sito RoSaVida.
In un momento dove le immagini sono sempre più spettacolari e in 3D volevamo arrivare attraverso un linguaggio semplice e illustrazioni animate volutamente lente. Il tempo con cui si legano immagini testo e sonorità è il tempo di come emotivamente sentiamo l’incedere di ogni storia.
Che tematiche trattate nelle vostre Strisce InUtili?
Sono legate alle persone e soprattutto al disagio attuale del vivere, alle difficoltà dei rapporti, delle relazioni, del trovare qualcuno con cui confidarsi. Vengono codificati col nome “sociali” in realtà sono i temi del nostro vivere quotidiano. Gli argomenti nascono sempre da storie su cui riflettiamo e che ci raccontiamo nei nostri momenti di condivisione. Le nostre parole nascono dall’ascolto.
Come mai per una delle vostre opere avete scelto proprio la rappresentazione di un senza dimora?
Costantino è il ‘Senza’ che percorre le strade del nostro essere, perché spesso si può essere dei ‘Senza’ nonostante una casa e una famiglia… Costantino cammina sulla strada attraverso passi che sostituiscono il suo stesso sentire, i piedi diventano i suoi compagni e prendono anche decisioni per lui. In un momento di crisi, dove è altissima la disoccupazione, con almeno 500 mila persone che non riescono ad avere una casa degna di essere definita tale e 17 mila veri e propri senza fissa dimora, ci è venuto spontaneo in uno dei nostri pomeriggi comuni, parlare di qualcuno che avremmo potuto incontrare aprendo semplicemente la porta di casa. In questo caso volevamo ribadire il fatto che Costantino non è solo un Senza dimora… ma in realtà ha perso tutto…l’unica cosa che ancora ha è il suo passo che può riconoscere e riconoscendolo, riconosce forse, ancora se stesso…Costantino il “Senza”, non è solo un senza dimora, è un senza “Tutto”, perlomeno nell’accezione del tutto concreto. Lui ha perso tutto, però gli è rimasta la sua essenza come persona, la strada e i suoi piedi. In fondo siamo tutti dei “senza”, ma senza cosa?
Qual è il messaggio che volete far passare?
Siamo bombardati da gente che intende spiegare i fenomeni sociali, a loro lasciamo la prerogativa di lanciare messaggi e/o proporre riflessioni. A noi interessa sapere che anche solo una delle nostre Strisce sia riuscita a toccare, anche solo una persona nel profondo. È in quel luogo appartato, che appartiene ad ogni individuo che può nascere un moto di interesse, un pensiero, magari un’azione…
Il messaggio…forse il messaggio è muto, come le Strisce!!! Così muto che grida i nomi di tutti quelli che le abitano…Costantino, Matilde, Annetta, Caterina, Roberta, Sabrina…..
Tommasina: “sono i ricordi che ho dimenticato”
“Io sono quello che ho dimenticato”, dice Tommasina, mescolando presente e passato. Tommasina ha 92 anni ma è convinta di averne 18. Vuole laurearsi e diventare professoressa, innamorarsi e sposarsi. La sua giornata raccontata nel video di Margherita Spampinato, fa scoprire una dignità poco nota dell’Alzheimer (in Italia quasi un milione di malati e 36 milioni nel mondo), l’importanza dell’accudimento e una struttura pubblica dove gli anziani tornano bambini.
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La poesia e la natura cantano insieme
Rupay Wayra Kawaj
Poeta, cantore, musicista argentino (Tilcara, Jujuy) “canzoni semplici, sentendo la brezza fresca della natura, nel cammino del suo bosco sorgono queste melodie che fondono diversi stili della musica latinoamericana”
Contatto: hermanitowayra@yahoo.com.ar – http://www.myspace.com/hermanitowayra
Traduzione di Roberta Fonsato
Il camminante
Dalla quiete uscì
Dall’intensa osservazione
Alla freschezza dei cammini
Una mattina
La conchiglia
Portava con sè una mappa
Scritta nelle pareti
Della sua casa
Alcune trecce appena fatte
Una poesia in una lettera
Per Lei
Quella che ancora non incontrò
Fischiando canzoni
entro
nell’isola del sole
laddove il tempo mai passò
l’eternità
là la conchiglia si posò.
L’orchestra
Il pentagramma
Ci chiama
Ci parla qualcuno
Che lasciò il suo segno, la sua anima
Un’ epoca,
Una parola,
Una política,
Una pittura e un pugnale
Un universo
Si sveste davanti a ogni prova
Un dubbio
Martella il suo suono
Nei versi di un direttore
e il suo equipaggio
Di insubordinati poeti
Clandestini, fuggitivi, carcerati
Arriva il giorno
Nel quale sarà un fiore
E dopo un silenzio
Lo porterà ai cuori
E chissà all’abbandono
Chissà ai battiti di quello
Che ricevette la freccia
E segua il cammino
Verso un altra barca
Verso il cammino
Che portano le melodie
Che concentrano
Il palpitare di ciò che è più semplice.
All’alba
Credo nel camminare
Cercando il sole
All’alba
Arrivo in un luogo
Vedo che ci sono
Parole addormentate
Nella solitudine
Una voce
Un luogo
La calma,
La calma ti arriverà
Una volta, un luogo
Che maniera di chiedere
Cerca il profumo
Della mattina
Cerca l’alba
Della tua voce
Cerca domande che ti portino
A qualcosa
Cerca il tempo che cura il dolore
Equilibrio
Che limite cammina di quà
Per i marciapiedi quieti del tramonto
Che non abbia sapore di pioggia in aprile
Che fiume sfocia nel tuo vivere
Senza che porti la melodía di un albero
di un oasi, di un volo di colibrí.
Legno che taglia il vento
canoa che attraversa il mare
di argilla, la sua figura, la sua radice
di uccello che scappa senza fermarsi
Conclusioni diverse
Uno stesso sogno tra le nubi
Si sveglia un giorno di pioggia
Cade come gli anni alla terra
Sonetto del tuo sguardo
Girando la scala oraria
E dietro l’aroma
Dei treni addormentati
Ho visto il giardino del tuo domani
Quando le parole nude non bastano
E i limiti non figurano nelle mappe
La tua rosa melodía è fuoco all’orizzonte
Ballano gli sguardi
L’aroma è un altro
Sono i passi senza le catene
Sono il respirare di una selva
Quando il tuo sorriso si unisce al mio
E con il canto siamo molti
Non ci sono limiti nei nostri giorni
Segreti di un cammino
Cammino segreto insisto a seguire
con gli occhi di notte che parlano
con le mani degli alberi testimoni
attraverso il passo cambiante
azzittendo, sospirando un’ elegía.
Ti assicuro giocheremo a cambiarci
Proverai a vedermi differente
Proverò a farmi vento tra la gente
Così ancora romperemo lo specchio
E abiteremo un rubino e continueremo
Albeggiando gli anni, i secoli nella calma,
Ascoltanto le stelle nascenti del mondo
Spegnere con il tuo silenzio lacrimante
Vulcani di cromatici sentimenti
Dalla cenere dei paesi
Fino alle grida nuove della terra
Nei giardini, nelle caverne
Cercando in ogni scena il tuo incontro
Aspettando la sola domanda
La tua anziana risposta da tempo
Cammino di qualunque direzione
Vai confessando il pensiero
Portando all’ombra
Ascoltando con pazienza di nubi
Teorie, solitudini, coerenze, suggestioni
riflessioni nei rilievi di infinite regioni
di dubitativi concerti umani
Strada
La strada lo sa
Nel suo perimetro abbondano
I viaggi
Quei voli dell’anima
La follia degli amanti
Un murales con labbra
Che dice ti aspetto, ti dimentico, non penso
Quest’ andare
Per il tempo e i suoi luoghi
Una scuola senza orari
Nè riposo
Madame la strada
Ti porta se non sai dove vai
È un bus di insoliti
Riposi, traiettorie abbracci
Durezza e tramonto.
Cadauno
Prende un biglietto e arriva
A volte alla sua detinazione
Altre volte non lo sa
Dove è stato
E ritorna di nuovo
Al principio
Anche se la strada
Sempre cambia
Di nome, di luogo e direzione
I suoi murales
conservano
la sua storia
scritta
nella luna piena
Splendore verde
Geométrici lampi
Giocano al tatetí,
Nelle linee
Che conformano
Il giornale di bordo
Di questa canoa,
Don Chisciotte da lontano
Sale su una moto,
Cerco di chiedergli come ha fatto
E mentre corro e corro
Divento pianta
Albero di un oasi
Personaggio
Qualsiasi entusiasmo
Si sveglia in tempo
Al poeta
Nascosto
Al passo del tempo
Si sommano scudi
E l’idea dell’impossibile
Ogni volta più vicina
Un giorno mi dissi
Salta i recinti
Scappa dalle norme
Traccia un piano
Una strategia
Mi vestí quindi
Da marionetta
Da bambino, da uccello
Da incantatore, da soldato
Il personaggio mágico
Di essere tante vite
In una sola parola
un solo atteggiamento
sviluppando colori
e soprattutto
Brillando,
Brillando il mio passo
Per questi territori
Ogni volta più
Estranei
Personaggio senza abito
Senza età nè bagaglio
Andando per questo viaggio
così entusiasmato
Per il gioco
Di sorridere con
Ogni passo
Teatro del Profondo
Il “Teatro del Profondo®”
Nasce dall’incontro tra il Teatro Reginald-Centro di Dramaterapia di Torino e l’ Asociación Universitaria Interamericana (A.U.I.) di Caracas (Venezuela).
Le due Associazioni organizzate come una sola équipe internazionale e interdisciplinare, operante nell’ ambito socio-culturale nei due continenti e su progetti di formazione e produzione teatrale, a cominciare dal 1997 hanno dato vita ad una collaborazione continuativa, sinergica e reciprocamente complementare, che nel tempo ha elaborato, sperimentato ed esposto una propria metodologia chiamata “Metodo del Teatro del Profondo®” (Método del Teatro del Profundo ®)”, sviluppata con l’aiuto della dott.ssa Consuelo Briceño Canelón, esperta di educazione a livello internazionale e che ha avviato progetti nei due continenti nel campo del teatro sociale, di comunità e di ricostruzione della memoria storica.
Il “Metodo del Teatro del Profondo®” è un metodo che si rivolge alla persona nella sua integralità, come soggetto individuale e sociale, e che si fonda sulla conoscenza dei linguaggi teatrali, come delle scienze dell’educazione, dello sviluppo del potenziale umano, dell’antropologia, andragogìa, etica, pluralità di culture, apprezzamento delle differenze, pensiero femminile.
Il Teatro Reginald, in collaborazione con l’A.U.I., realizza spettacoli di ricostruzione storica con professionisti e con gruppi di abitanti di un territorio o di una comunità, che diventano così testimoni e attori dello spettacolo, e che si esibiscono in teatri, in spazi significativi per la comunità, o ancora in spettacoli di strada. Vengono altresì sviluppati progetti teatrali rivolti a quartieri periferici urbani, così come a piccoli agglomerati di case nelle zone rurali del Piemonte, USA e del Venezuela.
Aspetto peculiare di questa metodologia è la capacità di rivolgersi ad ogni fascia della popolazione, con particolare riferimento a progetti intergenerazionali, di integrazione, sostegno, e produzione culturale rivolti a una specifica comunità territoriale, come ai giovani, alle donne, ai diversamente abili, ai migranti, e a tutti coloro che vogliono sperimentare o fruire di un’esperienza umana e artistica che sollevi il proprio profondo, accresca il benessere e la qualità della vita individuale e sociale.
Il Teatro Reginald-A.U.I. conduce inoltre corsi di formazione teatrale, laboratori nelle scuole e per gruppi di donne, percorsi di dramaterapia individuali e di gruppo e altre attività con l’intento di generare la valorizzazione delle differenze e dei territori. Di grande rilievo il “Corso di Teatro per disabili e non” come ricerca dell’immaginario profondo e dei linguaggi artistici di una delle differenze.