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Nel teatro come nella vita? Riflessioni in corso d’opera

Segmentare per decidere –Giro in cerchio o taglio lo spazio

imageOsservo rapita la perfezione delle figure geometriche. Negli svariati laboratori teatrali (con persone diversamente abili e non solo) che ho condotto per anni mi sono sempre chiesta perché un gruppo, al quale è assegnato uno spazio scenico e al quale si dica: “camminate liberamente, ognuno per conto proprio e tagliando lo spazio, cambiando direzione”, alla fine la maggior parte spontaneamente finisce per girare in circolo, ognuno nella stessa direzione, solitamente in senso antiorario.

A questa “naturale” modalità ho cercato di dare una risposta più o meno trasversale, prestando fede alla naturale tendenza dell’uomo a girare in circolo, al comune archetipo della spirale, al fatto che se vedo qualcuno che gira, automaticamente giro anche io, al semplice fatto che girare in circolo è più comodo, che non cambiare direzione e a molto altro ancora.

Poi ho fermato la mia attenzione, ho cambiato direzione e mi si è aperto un mondo!

Credo che la segmentazione presupponga una scelta!!!

Ovvero: la capacità di prendere una direzione e cambiare il mio percorso presuppone il fatto che io decido dove andare, decido di fermarmi e cambiare direzione, anche se il “branco” intorno a me gira comodamente in circolo.

Segmentare per decidere o decidere segmentando.

Ad un certo movimento corrisponde un pensiero e viceversa. Se il mio corpo si muove in una direzione piuttosto che in un’altra è perché il mio pensiero ha fatto un cambio.

Ma se per una vita con la mia vita ho sempre girato in circolo, perché nessuno mi ha detto che posso anche cambiare direzione, e a me non passa nemmeno per l’anticamera dei miei emisferi cerebrali l’idea di farlo, come faccio a segmentare lo spazio, come faccio a decidere di non girare più in circolo?

Capita a volte che qualcuno si stacchi dal gruppo e cominci a tagliare lo spazio per conto suo, comincia il processo di segmentazione, comincia la scelta!!

Un pensiero proprio che diventa divergente al resto del “branco”, quel pensiero-passo, comincia a staccarsi, comincia ad avere vita propria, forse altri inconsapevolmente cominciano a cambiare anche loro direzione, ognuno con il proprio pensiero-passo divergente, ognuno con il proprio pensiero.

Mi chiedo cosa genera tutto ciò, mi chiedo se è l’inizio di un pensare diverso, di un’attitudine diversa, di una relazione sociale (gruppale) diversa.

Osservo e mi chiedo: se alla fine tutti cominciano a tagliare lo spazio e più nessuno gira in cerchio, quale risultato avremo, quale sarà la relazione tra i vari componenti del gruppo?

Avrò ottenuto l’individualismo? Almeno prima andavano tutti in gruppo, avrò ottenuto l’anarchia? O avrò un gruppo di esseri pensanti autonomi che decidono di andare dove reputano giusto per sé.

Osservo meglio, troppo facile!!!

Se tutti cominciano a segmentare, non ci sono scontri, ognuno va per la sua strada nel rispetto dello spazio altrui, senza scontri, ma solo se c’è un’estrema attenzione all’altro, al proprio spazio e a quello altrui, solo se c’è estremo rispetto del proprio e altrui passo-pensiero, solo se ognuno ha una piena consapevolezza di sè.

imageMi chiedo se un essere pensante possa coesistere in un gruppo pensante, forse si fino a quando qualcuno all’improvviso comincerà a girare in circolo nuovamente e qualcun altro lo seguirà.. Poi penso alla bellezza dei cerchi dei giardini giapponesi e …Osservo!!!

… un giorno a una persona che nella sua vita aveva conosciuto solo la fatica del lavoro e dell’obbedienza ho chiesto: “ma se avesse potuto scegliere prima una cosa che gli piaceva cosa avrebbe fatto nella sua vita?…”avrei fatto , quello che ho fatto, quello mi è piaciuto”… (Roberta Fonsato)

UNO SPAZIO PER ESSERCI. Il racconto di un’esperienza di arteterapia

Atelier di Arte Terapia psicodinamica  “Uno spazio per esserci”

Pubblichiamo con  piacere la sintesi della Mostra collettiva che si è tenuta domenica 15 dicembre 2013, presso il Circolo 1° Aprile, Via Nicola D’Apulia 12 a Milano e nata nell’Atelier di Arte Terapia “Uno spazio per esserci”, laboratorio condotto da Simona Maria Camisani (arte terapeuta ad orientamento psicodinamico) e la dott.ssa Lucia Maria Salvan (arte terapeuta ad orientamento psicodinamico, psicologa. psicoterapeuta) all’interno del Progetto PORTO del Quartiere San Siro finanziato dalla Fondazione Cariplo. 

I lavori sono stati realizzati da un gruppo di utenti (Antonio, Bruna, Dehab, Donato, Elio, Elisa, Maurizio, Giuseppe e Paolo) del CPS di Via Betti – Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano. 

Il resoconto di Simona e Lucia
…in viaggio con l’Arte Terapia alla ricerca dell’identità per conoscere sé stessi e gli altri, socializzare, integrarsi e favorire il benessere psicofisico
utilizzando i materiali artistici e un approccio ludico…

“Ma che cosa crea, chi poeta non è?
Se uno non ha proprio niente da creare,
può forse creare se stesso.”
C.G. Jung

 

Un momento della mostra

Un momento della mostra

Il lavoro con questo gruppo di utenti, eterogeneo per età e patologia, è stato per tutti molto significativo, ha offerto al gruppo, attraverso la metodologia dell’Arte Terapia psicodinamica, una duplice possibilità comunicativa verbale e non verbale per aiutarli a sviluppare risorse e strategie assertive e aumentare le capacità di socializzazione. Partendo dall’idea che ogni essere umano ha comunque delle parti sane e potenziali, il percorso del laboratorio ha fatto leva su questi aspetti per migliorare l’autostima, lo stato di salute e le strategie di coping, nonché le capacità relazionali. Il gruppo,  ha iniziato il percorso con qualche perplessità e incertezza dovuta principalmente alla novità della proposta. Tuttavia il clima che si è venuto a creare, anche grazie all’accoglienza non giudicante e alle tecniche artistiche facilitanti, ha permesso il fluire della comunicazione e il riattivarsi di energie vitali.

Autoritratti dei partecipanti

Autoritratti dei partecipanti

Molte persone non avevano mai utilizzato i materiali artistici come canale espressivo e di comunicazione; c’è stata pertanto grande curiosità e sorpresa nel vedere emergere dal foglio bianco immagini significative che hanno favorito la possibilità di parlare di emozioni e vissuti a volte anche difficili.

Non ultimo da sottolineare, il valore estetico delle opere che pur non essendo obiettivo del percorso, ha emozionato e mostrato l’emergere di capacità prima sconosciute. Questo ha favorito lo sviluppo dell’autostima e maggior consapevolezza della propria identità.

“mi sono riattivato… come un interruttore da off a on”

“mi sono riattivato… come un interruttore da off a on”

Purtroppo i progetti finanziati dai diversi Enti hanno un termine che lascia un senso di vuoto, per questo abbiamo organizzato, anche con il contributo prezioso dell’educatore Paolo Cozzi, che ha seguito il gruppo, una Mostra come momento che desse un valore aggiunto al percorso svolto. Senza nulla togliere alla bellezza dei lavori, ciò che è stato veramente importante è che, grazie all’Arte Terapia psicodinamica, si sono rimesse in moto per tutti nuove energie, ciascuno con le proprie modalità, che hanno permesso di riavviare un processo interrotto. Questo è lo spirito della mostra che abbiamo condiviso e che abbiamo voluto divulgare.

Alcune frasi dei partecipanti:
“il fenomeno della luce”
“sono rimasto stupito da quello che è emerso di me”
“qualcosa di inaspettato”
“mi sono riattivato… come un interruttore da off a on”
“liberazione, apertura”

– Simona Maria Camisani, Arte Terapeuta ad orientamento psicodinamico, iscritta al Registro Professionale Italiano degli Arte Terapeuti (www.apiart.eu)  e-mail     simona.camisani@libero.it

– Lucia Maria Salvan, Arte Terapeuta ad orientamento psicodinamico ATI , Psicologa Psicoterapeuta    e-mail   lucia.salvan@gmail.com   

ARTE a sostegno del malato di Alzheimer

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L’articolo “Vi lascio un segno della mia esistenza” di Chiara Salza pubblicato dalla Rivista Nuove ArtiTerapie ripercorre l’esperienza dell’autrice a contatto per la prima volta con la realtà della malattia d’Alzheimer.

“Terminata, nel 1997, la Scuola di Formazione nelle Artiterapie, avevo molto chiaro che la strada da fare, per potermi considerare un’arteterapista, era ancora molta. Quello che poteva sembrare un limite della scuola si è rivelato, col tempo, essere un pregio: instillare in me la certezza di non essere mai arrivata, e spingermi sempre più in là” Scrive così Chiara Salza, e ancora “E’ con questa predisposizione che nel 2003 vengo a conoscenza del CDT di Como (Centro Donatori del Tempo). Un’associazione che dal 1992 si occupa di sostenere il malato d’Alzheimer e i suoi familiari, comunicando informazioni sui loro diritti, sulla rete dei servizi offerti dal territorio comasco e organizza laboratori di stimolazione cognitiva attraverso diversi percorsi. L’arteterapia dal 2004 si affianca a queste iniziative e, attraverso il mio atelier, vengo a contatto per la prima volta con la realtà della malattia d’Alzheimer”.

La Salza sa bene che per approcciarsi a una patologia così nuova e delicata che colpisce moltissimi anziani non bastano le personali conoscenze, ma bisogna approfondire, studiare l’Alzheimer sotto diversi punti di vista “quello strettamente medico – scientifico, quello della relazione con il malato, quello delle diverse possibilità d’intervento riabilitativo, rimanendone, così, affascinata”.

L’articolo si addentra nel funzionamento della memoria, o meglio delle memorie e naturalmente sottolinea l’importanza dell’arte come integrazione e interazione. “Nei primi 24 mesi – prosegue la Salza – il bambino vive esperienze affettive in relazione al rapporto con la madre. Esse possono essere di diversa intensità, positive o negative, caratterizzate da esperienze traumatiche o no. Tutte queste esperienze vissute, le difese o le fantasie a loro collegate, si depositano nella memoria implicita creando un nocciolo d’Inconscio che non sarà rimosso, condizionando il resto della vita futura. L’area predisposta alla memorizzazione di queste esperienze affettive-emozionali, in una fase della vita preverbale, è l’amigdala. Riconosciuto che l’amigdala interviene nella memorizzazione e nella rielaborazione delle emozioni inerenti alla memoria implicita, l’ippocampo è invece l’area predisposta all’immagazzinamento della memoria esplicita. Nel malato d’Alzheimer a deteriorarsi è principalmente l’ippocampo, mentre l’amigdala resta pressoché intatta a lungo. E’ questa l’area cerebrale sulla quale può intervenire l’arteterapia. Le esperienze emotive primarie di cui ho parlato sopra possono essere riportate in superficie attraverso un linguaggio non verbale ben calibrato: il sogno, la musica, l’arte. Lavorare con soggetti malati d’Alzheimer con l’arte ha lo scopo di proporre un trattamento non legato ad un processo di guarigione, ma finalizzato al benessere e al miglioramento dell’esistenza.

L’articolo prosegue con una serie di obiettivi riabilitativi e con il racconto personale dell’esperienza dell’atelier che la Salza conduce. Esperienza testimoniata dalle immagini pubblicate.

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ALZHEIMER E ARTE alle Gallerie d’Italia di Milano

Le grandi opere d’arte ridisegnate dai malati di Alzheimer sono in mostra da oggi al 3 novembre alle Gallerie d’Italia di Milano. Sono il frutto del laboratorio di arte-terapia promosso dalla Fondazione Manuli Onlus che ha coinvolto undici malati insieme ai loro familiari.
“Spesso i familiari si stupiscono di vedere la bellezza delle opere riprodotte – spiega Ornella Mazza, responsabile del progetto di Fondazione Manuli-, capiscono che i loro cari hanno una parte sana che ha ancora tanto da trasmettere nonostante la malattia”. E continua: “Le nostre attività di arte e musico-terapia sono rivolte al benessere del malato, per farlo socializzare e ridargli autostima e un’identità personale”.
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MESTIERI E MAESTRIE: giovani generazioni a contatto con l’arte

L'artista Mirco Denicolò

L’artista Mirco Denicolò

“Il blu e gli altri colori. Storie di mestieri e maestrie”

Residenze creative e laboratori per giovanissimi tra i 12 ed i 15 anni, dal 23 settembre parte l’esperienza, promossa dalla Provincia di Pesaro e Urbino in collaborazione con la Comunità Montana Alto e Medio Metauro ed il Comune di Urbania.

Il progetto si articolerà in due percorsi: il primo, dedicato alle scuole medie e superiori del territorio provinciale, consisterà in laboratori mattutini gratuiti: lavorazione ceramica; del vetro: (vetrofusione, vetro rilegato – tiffany, decorazione) e laboratori sui colori vegetali (coltivazione piante tintorie, estrazione del colore, utilizzo dei pigmenti, realizzazione e applicazione dei colori); il secondo percorso è invece a 20 giovani che nei pomeriggi potranno frequentare la residenza creativa dell’artista Mirco Denicolò, approfondendo i segreti e le tecniche delle lavorazioni dei colori, del vetro e della ceramica. Durante le visite ai Centri coinvolti si raccoglieranno suggestioni, disegni, opere, foto, video e racconti. La narrazione di storie e tecniche darà vita ad un “Diario del Colore”, fatto di immagini, opere, memorie che Mirco Denicolò trasformerà in una performance in forma di slideshow, proposta al pubblico nell’evento conclusivo che si terrà domenica 6 ottobre, alle 16.30, al Barco Ducale di Urbania in occasione della “Giornata del Contemporaneo” (promossa da AMACI sull’intero territorio nazionale). Oltre alla performance di Denicolò e dei giovani partecipanti alla residenza creativa “Il colore ritrovato”, interverranno il sassofonista Massimo Valentini (che realizzerà le musiche del filmato, suonandole anche dal vivo), i ragazzi della “Gioachino Orchestra” ed il coro “Le Piccole Voci Duratine” che proporranno un concerto interattivo attorno a “Costruiamo una città” di Hindemith. Tutte le iniziative sono gratuite.

Per iscriversi ai laboratori si può telefonare ai numeri 328.2879125 o 0721.3592390, o inviare una mail a: segreteriaperdutoblu@gmail.com