Tag: arteterapia

Famiglie Crea-Attive

Famiglie Crea-Attive
un progetto per l’assistenza psicologica alle malattie neuromuscolari

16 MARZO 2013 – Centro servizi per il volontariato. Via della Montagnola 69/A Ancona.

pennelli_grande-150x150ll convegno si propone come occasione per presentare l’attivité svolta all’interno del progetto “Famiglie crea-attive”: un progetto nuovo e coraggioso che punta sulle risorse creative della famiglia con persona affetta da malattia neuromuscolare, che possono venire valorizzate anche in situazioni particolarmente complesse e ripetitive.
Gli strumenti che sono stati scelti e proposti ai partecipanti sono lo psicodramma analitico e l’arte—terapia, nell’ottica di creare nuovi legami di lavoro e favorire potenzialità espressive.
Lo psicodramma analitico. che sta trovando in questa epoca un crescente impiego in contesti istituzionali, rappresenta uno strumento psicoterapico che favorisce il lavoro individuale all’intern0 del lavoro di gruppo.

Il laboratorio di arteterapia consente di esplorare nuovi canali di espressione e di contatto al di lé della parola, rilanciando le potenzialità del soggetto e favorendo la relazione con l’altr0.

Interverranno Valentina Ranaldi, Stefania Pietrani e Maurizio Principi.

 

Per iscrizioni: Fondazione Dr. Dante Paladini Onlus
c/0 A. 0. Ospedali Riuniti di Ancona – Via Conca 71 Ancona (An) 071/5965280 – info@fondazionepa|adini.it

Il PROGRAMMA

Foto a pagina intera

 

Arte e follia: da Bosch a Dalì, dall’Art brut a Basquiat

Artisti tra normalità e follia

Da Bosch a Dalì, dall’Art brut a Basquiat

Salvador Dalì, Mostro molle in un paesaggio angelico, 1977, Musei Vaticani, Città del Vaticano

“Nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali ‘arte dei folli’ e ‘arte psicopatologica’, prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale”.

Al Museo d’Arte della città di Ravenna fino al 16 giugno 2013 ci aspetta la mostra “Borderline” curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano.

E’ la voce di tanti capolavori senza distinzione di condizione e vissuti, riuniti in quell’area della creatività dai confini sottili, dove è la persona a trovarvi rifugio ed espressione. In quello spazio, si confondono i ruoli, fino a diventare di simile levatura, individui riuniti nell’unica corretta definizione “artisti”. Che siano ‘artisti ufficiali’, o autori ritenuti “folli”, “alienati”, “outsiders” della scena artistica.

Antonio Ligabue, Autoritratto – inv.177, 1954, Collezione Banca Popolare di Bergamo

La mostra dopo una introduzione introspettiva, con opere di Géricault e Goya  è organizzata per sezioni tematiche, le opere legate all’Art Brut sono una presenza costante durante tutto il percorso e affiancano quelle dei protagonisti importanti, aiutando a stabilire  un confronto sul limite tra la creatività degli ‘alienati’ e il disagio espresso dall’arte ufficiale dell’ultimo secolo, nel bisogno comune di manifestare il disagio  della realtà.

Aprono la sezione “Disagio della realtà”, i lavori di Bacon, Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols. Seguono con il tema sul “Disagio del corpo” Recalcati, Moreni, Fabbri, Perez, De Pisis, Zinelli, alcuni protagonisti del Wiener Aktionismus e del gruppo Cobra come Jorn e Corneille ,  i “Ritratti dell’anima” sono rappresentati invece dalle opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Van Gogh, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani. Il corpo in alcune creazioni esposte diviene “l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti”. Ampio spazio viene dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, “una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura”.

Uno spazio della mostra è dedicato anche alla scultura, con  opere Art Brut,  inediti di Gervasi e grandi manufatti dell’arte primitiva. Chiuderà la sezione il “Sogno rivela la natura delle cose” in cui “verrà definito l’onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre ad una nutrita presenza di lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati”. Con il termine “Borderline” chiariscono i curatori – “si individua la condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale”. (s.lup.)

Per informazioni: Mar Museo dell’Arte
Scarica il pieghevole

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Scritti da voi… La chiamano “arte-terapia”

Pubblichiamo un nuovo intervento di Lorenza Fuina amica e partecipe lettrice del Magazine. Una sua riflessione sull’arteterapia. Siete invitati a intervenire nello spazio “Scritti da voi” inviandoci riflessioni, commenti e quant’altro a: redazione@artesociale.it

L’arte può aiutare a guarire… fa bene alla salute! Lo dimostrano nuove ricerche secondo cui malati appassionati ed amanti dell’arte possiedono una maggiore e più veloce capacità di recupero del benessere psicologico. E non solo. L’arte fa bene alla mente, ma anche al fisico.

I dati sono stati raccolti ed elaborati dal ricercatore Ercole Vellone dell’Università di Roma Tor Vergata e sono stati presentati durante l’ultimo Spring Meeting on Cardiovascular Nursing a Copenhagen: sono stati seguiti circa duecento pazienti che avevano subito un ictus ed è stato verificato che essere interessati all’arte, in qualsiasi sua forma (pittura, musica, teatro ), si associa ad una migliore qualità di vita e soprattutto ad una più marcata capacità di recupero. I risultati raggiunti, infatti, dimostrano che gli amanti dell’arte presentavano un migliore stato di salute generale, molte più energie e minore difficoltà nel camminare.

A livello psicologico i pazienti in considerazione si sentivano calmi, sereni, meno ansiosi, con più memoria e dimostravano notevoli capacità di comunicazione, riuscendo a comprendere e ad esprimersi in maniera più adeguata rispetto ai pazienti che nella loro vita non avevano mai avuto interesse nelle forme di arte. I risultati raggiunti da entrambi i gruppi non dipendevano dalla gravità dell’ictus, spiega Vellone: i dati sembrano indicare che l’arte apporti modifiche a lungo termine nel cervello che risultano utili quando c’è da reagire ad un evento negativo. Il tutto sarebbe riconducibile alla dopamina, un neurotrasmettitore endogeno che accresce il senso di piacere e gratificazione e che viene prodotto in quantità dopo che, per esempio, si è ascoltata della musica. Lo sottolinea il ricercatore: “ la dopamina migliora la qualità della vita e delle emozioni ogni volta che viene rilasciata nel cervello”.

Luca Alinari

Luca Alinari

L’Arte-Terapia è stata sperimentata per la prima volta in un reparto di terapia intensiva all’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze nel giugno di questo anno. Le opere, commissionate appositamente ad una artista contemporaneo, Luca Alinari, sono state sistemate in una grande sala affacciata sulle stanze a vetri in cui sono ricoverati gli ospiti della terapia intensiva e raffigurano soggetti colorati che evocano una quotidianità lontana dal contesto ospedaliero.

Spiega il Direttore Sanitario M. G. da Filicaia: “ci sono ricerche autorevoli che spiegano come un  diverso ambiente in ospedale, a cominciare dai colori per finire all’arte vera e propria, sia in grado di ridurre il ricorso agli antidolorifici e lo stesso periodo di degenza. Nei dipinti realizzati per l’Arte-Terapia c’è molta natura, molti paesaggi e molti oggetti di uso quotidiano; c’è vitalità e positività, ma anche la normalità della vita dei pazienti”.

Queste le parole dell’artista: “l’arte visiva come terapia è stata sperimentata già nella pediatria, ma questa è la prima volta che avviene in reparti dove ci sono solo persone che lottano per la vita. La vitalità nell’arte è anche raffigurare ciò che rischiamo ogni giorno di perdere”.

William Utermolhen: autoritratto con Alzheimer

Guardate con attenzione gli autoritratti di William Utermohlen, un artista americano che ha lavorato a Londra per la maggior parte della sua vita professionale, osservateli nel corso degli anni a partire dal 1996 al 2000. Un testo scientifico sulla malattia di Alzheimer non riuscirebbe, con uguale efficacia, a farvi comprendere la realtà che vive una persona dal momento in cui gli è stata diagnosticata quella che viene definita “la malattia del lungo addio”. Rappresentano il racconto di un uomo che si vede scomparire, un’identità che si perde come se qualcuno la cancellasse a mano a mano.

William Utermohlen nato il 4 dicembre del 1933 è morto nel marzo del 2007 per le conseguenze della malattia di Alzheimer. Le sue opere rappresentano una testimonianza completa e coerente dell’esperienza di un paziente malato. Nei suoi ultimi lavori ha raccontato, attraverso i segni, quel che non è più possibile raccontare con le parole: la rottura interiore, la frammentazione umana provocata dalla demenza, un cambiamento desolante e inarrestabile a partire dalla diagnosi avvenuta nel 1995. Una diagnosi di morte, una morte psichica che arriva prima della morte stessa. Nell’autoritratto del ’96 l’artista si trova ad affrontare il suo destino terribile, conosce la prognosi della malattia e sa che non è reversibile, il suo mondo si è ridotto a una prigione. L’immagine ultima del 2000 è una cancellazione, non è presenza né assenza, Utermohlen vuol rimanere, ma sta scomparendo. La figura simbolo di una paura tremenda diventa circolare ed è ingoiata nell’occhio dell’oblio.

I dipinti rappresentano un’esplorazione artistica così dettagliata nella quale possiamo leggere il racconto dei traumi vissuti, la trama di una storia unica di una malattia implacabile che invade la sua mente e tutti i sensi. L’artista con coraggio e tenacia ha cercato  nel tempo inesorabile che lo allontanava alla propria dimensione di coscienza di adattare gli stili e le tecniche alle crescenti limitazioni motorie e percettive, per produrre immagini che comunicassero quello che stava vivendo. L’arte diventa anche una terapia, un tentativo di auto guarigione. Utermohlen è forse uno dei pochi artisti colpiti dal morbo di Alzheimer ad essere stato capace di immortalare l’esperienza personale di demenza in un modo così articolato e potente. La lettura psicologica delle sue opere, traduce i passaggi di una disperata situazione, una solitudine sempre più evidente. Alcuni dei suoi lavori permettono di individuare, ancor prima della diagnosi di malattia, il momento preciso in cui si affacciano i primi semi del morbo di Alzheimer.

L’auto monitoraggio che l’artista fa del proprio stato è negli anni seguito regolarmente dall’ospedale neurologico in cui è in cura. Cosa succede alla mia mente? Sembra chiedersi William mentre  dipinge se stesso, I suoi sforzi sono evidenti nei segni sempre più strazianti e minimalisti, la figura si sgretola,  l’intensità del messaggio è forte e arriva fino a noi il bisogno ultimo di spiegare un sé alterato, sempre più lontano, mescolato a sfumature di tristezza e abbandono. Il grande talento rimane, ma arrivano grandi cambiamenti, a volte l’artista usa l’acquerello e dipinge una serie di maschere, forse perché così può più rapidamente esprimere il suo disperato tentativo di comprendere questa condizione. Più i sintomi della malattia si amplificano e si accentuano i disturbi della memoria, dell’attenzione, della capacità di rappresentare lo spazio, di riconoscere gli oggetti e capire la loro funzione… di riconoscersi…più incerti sono i segni, il movimento. Un’immagine degradata di sé è la diretta conseguenza della disfunzione neurologica.

Le ultime opere possono essere considerate un vero e proprio diario dello sviluppo clinico dei disturbi e del deterioramento cognitivo causati dall’Alzheimer, un lavoro utile per lo studio, ma per noi importante perché è il resoconto commovente e forte dell’esperienza personale di un uomo e della sua malattia.  (sabrina lupacchini/slup)

 “Nothing is true, and everything is permitted” (William Burroughs)

Fonti:
– Sito dell’artista WU www.williamutermohlen.org
– Urban Times www.theurbn.com/2012/01/art-and-alzheimers (fonte immagine)
–  GV Art Gallery www.gvart.co.uk

ATELIER ARTISTICI SOCIALI: attivi dal 4 agosto 2012

“Produciamo UMANITA'”

L’arte per l’incontro….

Dal 4 agosto si attivano gli Stage di Arte e Teatro Sociale al VALTARO SUMMER MUSIC – Tarsogno (PARMA) 4 Agosto 2012.

Piano delle attività
Esperienze di arte visiva e teatro per un percorso di ricerca personale e sociale. L’intento è quello di
attivare attraverso “creatività” e “fare insieme” situazioni di incontro “umano” che facciano comprendere alcuni fenomeni sociali. Attraverso la visione delle video-animazioni Strisce a Tratti, integrate da proposte artistiche, affronteremo temi quali: la perdita (materiale e affettiva), il disagio interiore, la solitudine, l’abbandono.

Strisce a Tratti
“Matilde e il tempo” Temi: Alzheimer, ricordo, famiglia
“Costantino e il senza” Temi: senza dimora, perdita materiale, abbandono
“Caterina” Temi: solitudine, psichiatria, perdita autonomia
“Rosa e il dove” Temi: immigrazione, radici, appartenenza
“Annetta la cartonera” Tema: ricerca dei sogni, senso del dovere, lavoro

Proveremo ad ascoltare, raccontare, comunicare, conoscere. Produrremo storie, desideri, condivideremo
delusioni, valorizzeremo sogni.

Metodologia e tecniche. Nel laboratorio ci saranno materiali di ogni tipo per essere usati e sperimentati in tutta libertà. Si realizzeranno lavori da soli, in coppia e/o in gruppo. Nessun commento ai prodotti creati, né valutazione, solo racconto e condivisione di quel che l’esperienza ha messo in moto. L’espressione grafico plastica e corporea, verrà usata per evidenziare, svelare intuire, accennare, sottoindendere… Le tecniche utilizzate saranno legate all’ambito delle Artiterapie e del Counseling espressivo. Per l’ambito teatrale si utilizzeranno esercizi di carattere psicofisico che permetteranno ai partecipanti di entrare in comunicazione con “gli altri” del gruppo. Inoltre giochi collettivi e di fiducia, esercizi di espressione corporea, improvvisazioni individuali e collettive, giochi di ruolo.

…l’opera d’arte…sei tu…

 

Per  informazioni ARTI E SUONI 

Scarica il Depliant

 

GLI STAGE PROSEGUIRANNO DURANTE TUTTO L’ANNO….